
LENNO. Ossuccio, piccola frazione di Lenno sul ramo occidentale del lago di Como, secondo una testimonianza epigrafica, deriva il proprio nome dalla popolazione degli Ausuciates¹ conserva importanti testimonianze di epoca romanica, in particolare le chiese dei Ss. Agata e Sisinio anche se nel tempo molto rimaneggiata e la antica s.Giacomo nella frazione di Spurano.
Proprio di S.Giacomo è la prima attestazione scritta, già fissata al 1169, data della devastazione dell’Isola Comacina nell’ambito delle lotte in epoca comunale, è più probabilmente da anticipare al 1120², mentre la più antica muratura si riscontra nell’abside e del fianco nord, il che suggerisce la datazione alla seconda metà del secolo XI.
I motivi che rendono questa chiesa affascinante sono numerosi: il suo tetto a capriate, ad esempio, così come le fondamenta che poggiano direttamente nel lago, ma soprattutto l’interno con affreschi dei primi anni del Mille. La chiesa è dedicata ai due santi Giacomo e Filippo, sempre venerati insieme come aiuto e difesa nei tempi di afflizione.
Ad un esame attento si evidenzia una diversa tessitura lapidea della campata occidentale rispetto al resto dell’edificio che è riscontrabile anche in conseguenza adun ampliamento di XII secolo, con un prospetto articolato da due lesene che dividono la superficie muraria in tre ineguali specchiature.
L’emiciclo absidale conserva solo parte della primitiva articolazione a lesene semicircolari e degli archi a doppia ghiera che li ornavano: infatti, il lato sud dovette essere riedificato a seguito di un cedimento e quello nord mostra i segni della già addossata sacrestia, realizzata fra 1578 e 1600 e poi demolita nel 1929³
Molto articolato è anche il corredo pittorico, stratificato dal XII fino al XVI secolo.
Lungo la parete nord si conservano i resti più consistenti dell’esteso ciclo narrativo romanico, realizzato prima dell’ampliamento occidentale e perciò collocabile a cavallo dei secoli XI e XII.
Pur in assenza di attestazioni documentarie, sembra plausibile che la chiesa sia sorta nel tardo XI secolo quasi come estensione della pieve isolana dell’isola comacina, cui va riferita la commissione del ciclo dipinto. Altrettanto probabile è che il ritorno dei canonici dopo il 1169, con stanziamento nei territori di terraferma della pieve, abbia accresciuto la sua importanza e condotto all’ampliamento dell’aula.⁴
La chiesa di s. Giacomo sorge lungo l’antica via Regina, posta a strapiombo sul lago di fronte all’Isola Comacina, in cui insisteva un’ antica pieve di appartenenza.
Strutturalmente lo stretto e lungo edificio si apre con un portale centrale a doppia ghiera, sormontato da una feritoia a croce⁵, si corrispondono ai lati oculi strombati, mentre sullo spiovente sinistro è posto il suggestivo e non comunissimo ( almeno in queste dimensioni) campanile a vela che ha il suo gemello nella chiesa di s. Giovanni a Mandello, sul ramo orientale del Lario.
Lungo il fianco nord, che corre parallelo alla statale, si apre un altro portale⁶ che, fino ai restauri degli anni Cinquanta, era adibito a ingresso principale, come accadeva nelle antiche basiliche paleocristiane, mentre quello che immetteva nel presbiterio, ( sorta di assaggio sacrestia riconvertito) risulta invece murato in età romanica.
Nella muratura a fronte lago sostruita in pieno medioevo da due voltine a botte, si aprono rispettivamente una porta che conduce ad un piccolo vano di funzione imprecisabile, ( sacrestia?) e quattro ben conservate monofore a tutto sesto, in parte di restauro ma di tipo conservativo.⁷
L’interno mostra l’impianto a copertura lignea del tetto, la parte evidentemente piu recente, mentre il presbiterio è introdotto da due lesene a profilo semicilindricho sui cui capitelli si poggia una trave lignea.
Sembrerebbe un impianto preparatorio per i sostegni di una volta a crociera che però non fu mai realizzata.⁸
Tuttavia l’assenza di imposte agli angoli opposti del presbiterio, rende più plausibile immaginare la presenza di un arcone o un’iconostasi.⁹
L’impianto decorativo a buon fresco dell’interno
, per come è possibile visionarlo allo stato attuale, consta di quanto è riemerso dallo scialbo del 1938 e reso più leggibile dal restauro 2002-2003.¹⁰
Il ciclo pittorico si struttura in due registri fra cornici e meandri assonometrici che permettono di inquadrare i periodi di realizzazione fra fine XI e.XII sec.
Non comune il modello a meandro, con dentelli contrapposti alternati a spazi figurati che ricorre in altri due contesti lariani: S. Pietro al Monte a Civate¹¹ e S. Giorgio in Borgovico a Como.¹²
Il registro superiore, con effetto di papiro srotolato, dispiega le storie della Passione, dell’Ultima Cena a di Cristo deriso, mentre quello inferiore appaia il Peccato originale e una scena di banchetto regnale e altre tre figure.
Non chiara in questo caso l’iconografia( mancanti anche alcune parti) possibili chiavi di lettura sono l’Incontro fra Salomone e la Regina di Saba oppure il Banchetto offerto da Ester ad Assuero, ma senza particolari certezze.
Sulla parete opposta, non così ben conservata come la precedente, troneggia il monumentale san Cristoforo, restaurato nel 1999, anch’esso incorniciato da un meandro sommitale e da bande bicrome.
Alcuni particolari descrittivi della figura del patrono dei “passaggi”, potrebbe trovare maggior contestualizzazione se avvicinata, per confronto ai dipinti di S. Vincenzo a Galliano di coeva datazione all’inizio del secolo XI.
Questa proposta che si ritrova in letteratura¹⁵ non tiene però conto della più tarda struttura architettonica e delle persistenze di linguaggio, anche iconografiche, della pittura medievale:mi riferisco all”arcaica figura di san Cristoforo senza Cristo sulle spalle che fu riproposto fra 1200 e 1280 in varie chiese pievane dell’area alpina.¹⁶
Non essendo in presenza di attestazioni documentarie, è plausibile che la chiesa sia sorta nel tardo xi secolo come prolungamento d’influenza della collegiata di S. Eufemia all’Isola Comacina da cui con ogni probabilità va riferita la commissione del ciclo dipinto. Altrettanto probabile è che il ritorno dei canonici dopo il 1169, con stanziamento nei territori di terraferma della pieve, abbia accresciuto la sua importanza e condotto all’ampliamento dell’aula liturgica.¹⁷
Parte della storia decorativa della chiesa di Ossuccio, trova numerose corrispondenze in punti rilevanti di un’altra chiesa dedicata a S.Giacomo, quella di Bellagio, a cui sarà dedicato prossimamente un’articolo.
LUCA NAVA