SAPIENS: UN PROGETTO ARTISTICO FRA ARTE E POESIA DI GABRIELE RODRIQUEZ E GIORGIO MARIA BELLINI

La copertina del libro digitale e del progetto Sapiens

VERONA. Sapiens è un progetto e al contempo un libro digitale dell’artista Gabriele Rodriquez e del poeta Giorgio Maria Bellini. Il volume, fruibile gratuitamente, consente di riflettere sulla contemporaneità. Questo il link diretto https://issuu.com/rodriquezgabriele/docs/sapiens_piccolo

“La creatività al tempo della peste del nuovo millennio.  In un periodo obbligato da quarantene volontarie nasce questo progetto. Parte all’inizio come una serie di immagini dove la forma umanoide si confronta con il caos calmo della geometria.

L’intuizione prende forma, le forme compiono gesti, si animano e s’Impadroniscono della scena. Iniziano a recitare così la loro parte.

Ecco così che comincia la narrazione. L’unione delle singole tavole da vita ad uno storytelling. Dislocate nella giusta maniera le immagini danno un senso compiuto alla storia e come per magia appare il progetto nella sua organicità.

L’idea si concretizza nella sua ambizione in quanto risulta evidente che il confronto è “Biblico”.

Ed ecco i capitoli prendere forma, si susseguono nella logica dell’autore, un divenire di capitoli e di tavole che si raggruppano. E tutto diventa fluido.

La prima fase dell’opera è completa. La sua struttura è distinguibile.

A questo punto è necessaria una seconda fase, altrettanto estetica e altrettanto simbolica.

Spetta all’amico Giorgio Maria Bellini, un’amicizia consolidata in molteplici collaborazioni, concepire una sintesi di parole modulate secondo il sentire proprio del poeta, accompagnando con le sue poesie i capitoli, ampliando la narrazione e la percezione di un fatto compiuto: è la sfida tra l’immagine e la parola.

I linguaggi si confrontano, si accendono, danno vita ad una danza alternata che si prefigge un solo obbiettivo: la Bellezza.

Come nasce SAPIENS?

Una reminiscenza esoterica, un viaggio ancestrale, una rivisitazione con la mente di un uomo alla luce dello scorrere del proprio tempo.

SAPIENS è il progetto, una sorta di appropriazione indebita di una storia che è stata scritta migliaia di anni fa.

Il libro si sviluppa in capitoli che accompagnano il fruitore nel racconto della Creazione, dell’Evoluzione e dell’Estinzione del genere umano.

All’inizio c’era il nulla, e questo è già qualcosa proprio per il concetto di nulla inteso come assenza di essere, ed ecco la prima tavola, un’immagine senza riferimenti, dove non c’è nulla appunto. (cap. I°)

Nella seconda e nella terza tavola sono presenti delle figure geometriche semplici che riducono la porzione del nulla, occupano un proprio spazio ma non c’è ancora l’essere, non è ancora apparso.

Una serie di tavole segue le precedenti con delle figure geometriche più complesse.

Rappresentano l’Ordine.

Gli elementi si dispongono in una collocazione più precisa lasciando quella indecisione o quella approssimazione dove comunque non si è ancora manifestata la presenza.

L’evoluzione delle figure geometriche avanza in un progredire sempre più complesso che occupa in modo sempre più prepotente lo spazio. (cap. II°)

Con il capitolo III° fa il suo ingresso, la figura umana: HUMAN.

Gli albori, l’origine sono rappresentati dalla famosa dea madre, nei gesti e le decorazione della Donna Antica, progenitrice del genere umano (un omaggio alla Venere di Willendorf 23.000-19.000 a.C. – Vienna).

Con questo capitolo e i successivi si entra nel vivo del racconto. L’essere umano si evolve, procrea, continua nell’evoluzione, progredisce nella ricerca. Non cerca la sola sopravvivenza, ha bisogno di capire, di comprendere i motivi della sua presenza.

Messe da una parte le coscienze e appagati i sensi di colpa, le molteplici vite continuano in sillogismi dimentichi dell’Origine.

L’Origine resta antica e ancestrale ma il genere umano l’ha abbandonata.  Il genio è ormai proiettato verso l’infinito ed oltre, per citare un celebre cartone. La ricerca della bellezza si traduce nella ricerca dell’effimero. (cap. XI°)

L’uomo è capace di capolavori assoluti che rasentano la perfezione dell’incommensurabile ma non si accorge che sta arrivando il baratro, la fine dei giorni. I segni sono presenti, periscono le Cattedrali, le vetrate vengono infrante. Gli Artisti senza persuasione vagano in una sintesi che non gli appartiene. (cap. XIII°)

Arriva così l’inevitabile, l’Apocalisse, l’Estinzione. Il genere umano distrugge il creato in nome del suo orgoglio. L’impatto con un essere minimale è devastante, creato in un oscuro laboratorio il “Creato” distrugge il suo “Creatore”. HUMAN ha incoronato un falso Dio determinando così la sua Estinzione. (cap. XIV°)

SAPIENS è un lavoro laico, un lavoro fatto da un credente ma che non ha alcuna pretesa di insegnare alcunché. Sicuramente è insita una coscienza dettata dalle proprie esperienze e dalle proprie convinzioni.

I messaggi sono molteplici e interpretabili secondo una liturgia che appartiene agli uomini liberi. Solo chi è libero conosce la libertà, solo chi crea conosce la creatività, solo lo spirito conosce la spiritualità. Conoscere nel mondo significa averlo in se. La conoscenza è quindi atto creativo. Nella sua libertà e nella sua creatività il genere umano non può essere separato e staccato dal cosmo e dal Suo creatore, in caso contrario il rischio concreto è la sua Estinzione secondo l’antica Legge che illumina il mondo.

SAPIENS rimane comunque un lavoro di fantasia fatto nella consapevolezza dei propri limiti.

SAPIENS è un lavoro fatto interamente con lo smartphone. uscito da strumenti nati in origine per mettere in comunicazione gli uomini. La MobileArt  nasce dall’uso dei sensori degli smartphone e dalla elaborazione estrema di algoritmi organizzati di applicazioni informatiche comunemente chiamate APP.

Mi piace pensare che la MobileArt rappresenti l’estremo della fotografia tradizionale, una profanazione dei canoni e dei criteri tradizionali dell’immagine fotografica.

In altre parole, una fuga in avanti … un’avanguardia.

La fotografia non è mai stata considerata un’Arte, troppo stretta nei limiti meccanici del mezzo.  Con l’avvento del digitale le cose cambiano e l’unico limite diventa la mente. Ecco che dal sensore, dalle ditta che scorrono veloci sullo schermo che a sua volta diventa una tela digitale, si formano immagini, si concretizzano fantasie.

I sogni, le ossessioni scorrono in un fiume senza argini, in un continuum veloce e impetuoso. Il subconscio dell’autore esce prepotentemente dai meandri classici e tradizionali imposti. Ma questo vale in tutte le Arti”. (Gabriele Rodriquez)

CREDITS. Testo e foto, courtesy of G. Rodruquez.