SEGNI DEL MONDO: DALLA CALLIGRAFIA CINESE ALLA SCRITTURA OCCIDENTALE

CESENA. Segni del mondo a Cesena, in un percorso ricco e variegato che coinvolge i visitatori tra la Biblioteca Malatestiana e lo splendore neoclassico delle chiese di San Zenone e Santa Cristina, mostrando come la bellezza artistica e calligrafica della scrittura, sia radice della cultura e anima di civiltà,

Fino al 12 gennaio (16-19) la Sala Piana della Malatestiana, Memoria del Mondo Unesco, ospita la mostra “Dalla calligrafia cinese alla scrittura occidentale”. Una ventina i pezzi con iscrizioni provenienti dal National Museum of Chinese Writing di Anyang (che fu capitale della Dinastia Shang ), che narrano l’excursus storico della nascita del sistema di scrittura cinese fin dal 3.300 a.C. Le incisioni, copie fedeli di reperti archeologici, sono realizzate su ossa di bovini o carapaci di tartarughe.

«A noi occidentali si rizzano i capelli se sentiamo parlare di riproduzioni, ma per i cinesi non è così: per apprendere lo spirito dei grandi maestri gli artisti devono saper copiare», spiega Pier Luca Benini dell’Istituto Confucio dell’Università di Padova, cui è affidata la consulenza scientifica.

Queste testimonianze raccontano come sin dai primi segni questa scrittura fosse matura e compiuta, al punto da influenzare profondamente la vasta area di territori contigui nell’Asia Orientale. Nel visionare questi reperti è possibile comprendere come l’evoluzione di questa scrittura sia stata formalmente coerente e continua, ritrovando citazioni nella Cina contemporanea. La visita alla mostra si completa con l’excursus storico dall’Oriente all’Occidente che dai reperti di oltre 3.300 anni fa giunge a preziosi codici e manoscritti medioevali, in una narrazione visiva unica e affascinante.

Il “fil rouge” rappresentato dalla scrittura prosegue fino al 26 gennaio con “Cosmografie & Alfabeti”, progetto che si articola in due mostre in due sedi a cura di Andrea Pompili & Marisa Zattini e organizzate da “Il Vicolo-Sezione Arte” in collaborazione con “Euritmie”: la personale di Rosetta Berardi e Maeda Kamari “Alfabeti & Memorie”, e “Arazzi di luce. La scrittura si fa immagine” di Gianluca Bosi. Sono accompagnate in due raffinati cataloghi d’autore dai contributi critici dei curatori e di Giovanni Ciucci, Benedetta Calderoni, Davide Arcangeli.

Negli spazi suggestivi di Santa Cristina, al piano terra della chiesa opera di Valadier, vengono presentate le opere pittoriche di Rosetta Berardi dedicate alle iconografie delle lingua aramaica, indi e cinese attraverso i segni dei rispettivi alfabeti. Un ciclo di opere pittoriche che riguarda esclusivamente un segmento della sua più ampia ricerca dell’artista siciliana, ravennate d’adozione: quella calligrafica, frutto di sedimentazioni e stratificazioni emozionali di viaggi compiuti nel tempo, che, come scrive in catalogo Marisa Zattini, divengono «alchimia delle lettere», forme-simbolo astratte di pura bellezza.

«Viaggiando attraverso la Cina, l’India e l’Arabia la cosa che maggiormente è arrivata alla mia immaginazione è la scrittura», dice l’artista. «In questi Paesi sono i segni grafici, e non le immagini, a invadere i muri. Segni che sono quindi rimasti come tracce incise nella memoria e sono divenuti il fine stesso della mia azione pittorica. Scritture sentite come pura pittura».

Nella cripta della stessa chiesa, i kanji (ideogrammi giapponesi) del Maestro Shodō Kamari sono custodi di senso e rappresentazione di segni verbali linguistici sconosciuti. Una via della scrittura.

Liberati dalle convenzioni del linguaggio, al di là del suono che questi simboli racchiudono e conservano, è l’occhio che introietta forma e bellezza. Sono esposti otto piatti ceramici istoriati con kanji e una “preghiera di pace”, grande foglio con intervento a inchiostro nero, testimonianza della performance eseguita in loco nel 2022, dedicata al popolo ucraino.

Il giovane artista cesenate Gianluca Bosi nella settecentesca Chiesa di San Zenone, presenta un inedito corpus calligrafico e figurativo che, a partire dalla monumentale opera “Cosmografia biblica” della lunghezza di 9 metri, il calligramma più grande al mondo realizzato utilizzando il testo integrale, in latino, del Nuovo e Vecchio Testamento, perlustra le “Sacre Scritture” e il mondo numerologico. Ad esso sono affiancate opere di minore formato, parole, scritte su fogli di papiro,  cospetto di un’arte grafica e mistica desueta, costituita da tappeti e trame orditi di parole. 

Il valore dell’opera come un doppio viatico di bellezza di “via teologica”, è posto in evidenza da Davide Arcangeli che scrive: «Il calligramma biblico di Gianluca Bosi non può non riempire di stupore colui che vi si accosta. Non solo per le dimensioni imponenti e il lavoro certosino, monastico. Ma ancor più per l’impressione di trovarsi davanti ad una Bibbia la cui scrittura supera la mediazione della lettura, per imprimersi direttamente nel tessuto del papiro e nella carne della vita di chi contempla l’opera»

(Orario delle e mostre nelle chiese: venerdì 16-19, sabato e domenica 10.30-12.30 / 16.00-19.00, ingresso libero)

MARCELLO TOSI