FIRENZE. S’intitola SETA il nuovo progetto espositivo del Museo Salvatore Ferragamo visitabile online fino al 18 aprile, in attesa della riapertura fisica degli spazi di Piazza Santa Trinità. Grazie al virtual tour in homepage sul sito museo.ferragamo.com è infatti possibile ammirare un allestimento straordinario.
Questo il comunicato che illustra l’evento.
La mostra ha lo scopo di raccontare, attraverso il ricco archivio della maison, il lungo processo che precede la realizzazione di uno stampato su seta, in particolare di un foulard, che per la sua natura di quadro sperimenta l’unione perfetta di una straordinaria intuizione creativa e di un alto artigianato industriale.
Fondamentale per la realizzazione del percorso espositivo, da un punto di vista curatoriale e del progetto di allestimento, è il modo in cui sono state sviluppate le ispirazioni e le idee alla base di ogni disegno, come molteplici collage di referenze diverse: un mood board che consente di ricostruire l’itinerario creativo e culturale all’origine di ogni stampato.
Il sogno di Salvatore, il fondatore dell’azienda, era di trasformare il suo marchio noto in tutto il mondo in una casa di moda, che vestisse dai piedi alla testa. Fu a partire dagli anni settanta che questo suo desiderio fu tradotto in realtà da una delle sue figlie, Fulvia, che iniziò una produzione continuativa di accessori stampati. La magia della seta si impose nel mondo di Ferragamo diventando un segno di grande distinzione del marchio grazie anche ai soggetti delle sue stampe ispirati alla natura e agli animali che popolano paesaggi esotici, giungle e savane fantastiche.
Con le sue mostre il Museo Salvatore Ferragamo intende promuovere il dialogo fra arte e moda, coinvolgendo in ogni esposizione artisti contemporanei. Il percorso espositivo inizia con un’installazione site specific dei due artisti cinesi, Sun Yuan & Peng Yu, dal titolo Were creatures born celestial?, che esemplificano concettualmente quale terreno fertile d’incontro e scambio tra Oriente e Occidente sia stata la Via della Seta.
A supporto della mostra e per abbattere ogni impedimento a vivere fisicamente l’esperienza di visita, un esclusivo virtual tour disponibile sia in lingua italiana che inglese, raggiungibile da tutto il mondo, ci condurrà all’interno del museo. Le sezioni del percorso saranno visitabili utilizzando i propri dispositivi, in qualsiasi momento, dal sito museo.ferragamo.com.
Un documentario dentro e fuori dalla mostra sarà inoltre distribuito dal 29 aprile su Sky Arte. Accompagnati dalle interviste-guida alla curatrice e ai tanti altri protagonisti scopriremo l’avanzamento delle sale a partire dall’ingresso in quel Palazzo Spini Feroni che fu anche l’immagine stampata sul primo foulard realizzato dalla maison, prima ancora che Ferragamo decidesse
di crearli e produrli in serie, prodromo di un’avventura che sarebbe cominciata solo dieci anni dopo, nel 1971, quando la figlia Fulvia entrò in azienda.
Sono cinquemila anni che il filo sottile e lucente generato dalla bava di un lepidottero dà origine al più bello dei tessuti, simbolo di regalità, eleganza e lusso. Sin dal Medioevo, l’Italia si è distinta nella produzione di stoffe in seta e negli anni trenta del Novecento Como è diventata il luogo per eccellenza per la creazione degli stampati, che hanno contribuito al successo internazionale del Made in Italy. È soprattutto nel fazzoletto da collo formato carré, per la sua natura di “quadro”, che l’industria tessile comasca ha sperimentato i ritrovati più nuovi della stamperia e una gamma infinita di soluzioni cromatiche e creative, instaurando preziose collaborazioni con le firme più affermate del mondo della moda. Questa mostra ha lo scopo di raccontare l’unione perfetta di intuizioni creative e di alto artigianato industriale, che sta dietro la produzione di un foulard, attraverso l’esempio della maison Salvatore Ferragamo, che ha eletto la stampa su seta come immagine del suo stile. Fino al 1960 il nome Ferragamo è stato sinonimo di calzatura femminile. Ma l’obiettivo di Salvatore, il fondatore dell’azienda, era quello di creare una casa di moda che vestisse la donna dai piedi alla testa. È stata una delle figlie, Fulvia, a dare avvio agli inizi degli anni settanta a una produzione continuativa di accessori in seta, da donna e da uomo, caratterizzati da disegni esclusivi, realizzati a Como da Ravasi, Butti e Ostinelli, Ghioldi, Canepa, Ratti e Mantero, tessiture seriche selezionate in base alle specialità di stampa in cui eccellevano. I foulard di seta nei primi anni sessanta erano acquistati da Ferragamo da aziende esterne; l’eccezione è rappresentata da un foulard prodotto nel 1961 e disegnato, su commissione diretta di Ferragamo, dall’artista Alvaro Monnini. L’idea di questo foulard, prodotto da Ravasi, era probabilmente nata nella mente di Salvatore Ferragamo: la vena ironica e giocosa che pervade il soggetto rispecchia infatti il suo stile, inconfondibile per l’inclusione di dettagli insoliti nelle calzature. L’ispirazione proviene da un’incisione settecentesca di Giuseppe Zocchi raffigurante piazza Santa Trinita, dove però l’austero Palazzo Spini Feroni, sede dell’azienda Ferragamo, anziché di pietre è fatto di forme di legno da scarpe; alle finestre si affacciano calzature e in cielo, al posto degli uccelli, volano modelli a tacco alto provvisti di ali; nella piazza sostano carrozze formate da eleganti scarpine, tirate da cavalli costruiti con le componenti di una tomaia prima della cucitura. I bordi recano le raffigurazioni degli strumenti di lavoro del calzolaio. L’unicità di questo foulard nella produzione Ferragamo fa pensare più a un oggetto promozionale che non a un prodotto destinato alla vendita. Wanda Ferragamo si occupava personalmente di scegliere i foulard che sarebbero andati in vendita. Il fornitore di riferimento era Fiorio, produttore milanese di questo accessorio, che proponeva stagionalmente una selezione dei suoi disegni, spesso non in esclusiva. All’inizio degli anni settanta, dopo il matrimonio con l’avvocato Giuseppe Visconti, Fulvia, la quarta dei sei figli di Salvatore e Wanda Ferragamo, che viveva a Milano, si divertiva ad accompagnare la madre in queste visite sempre più frequenti. Fulvia maturò velocemente l’idea che fosse giunto il momento di produrre questo accessorio in proprio, con disegni personalizzati e riconoscibili, lavorando a diretto contatto con le industrie specializzate nella stampa su seta, che erano distribuite nell’area comasca.
7Il processo di elaborazione di un foulard o di una cravatta stampata si basa su un lavoro di squadra e continua anche oggi ad essere un iter laborioso e impegnativo, nonostante l’ausilio della tecnologia. All’inizio si fece ricorso ai disegnatori interni agli stampatori; dopo due anni si decise di impegnare professionisti e illustratori a contratto, oppure figure interne all’azienda che progettavano sotto il controllo di Fulvia.Ogni disegnatore aggiungeva una sua impronta personale al foulard. Ma era sempre Fulvia, in qualità di direttore creativo di tutte le collezioni in seta da uomo e da donna, a “suonare la prima nota”, ad accordare gli strumenti, a dare l’idea creativa ai disegnatori incaricati di sviluppare i primi schizzi, che solo dopo la sua approvazione e le eventuali modifiche venivano riportati nelle dimensioni reali. Fu proprio Fulvia, sin dall’inizio del suo percorso professionale, a suggerire bozzetti realizzati con la tecnica del collage.I temi etnici e colti ridotti in miniature, ma anche le illustrazioni popolari sono i soggetti ricorrenti della cravatteria, mentre nei foulard dominano i fiori e il mondo animale. All’inizio i due moduli decorativi coincidevano: i primi disegni erano costituiti da animali formati da patchwork di fiori. Dalla seconda metà degli anni ottanta sono proliferate le fantasie floreali e accanto ad esse la fauna marina, i soggetti di caccia, le calzature create da Salvatore Ferragamo nei primi decenni del Novecento e, soprattutto, i temi esotici, dove dominano i felini che si aggirano in una giungla dall’aspetto rassicurante. Scaturito dalla matita di illustratori raffinati guidati da Fulvia, questo eclettico mondo creativo è conservato nell’archivio storico dell’azienda, una grande wunderkammer che dimostra quanto l’apparente semplicità di questi stampati in seta, destinati ad un uso mondano, nasconda una grande complessità concettuale e produttiva.La prematura scomparsa nel 2018 di Fulvia ha lasciato un vuoto immenso. Tuttavia, la sua passione e le sue idee continuano a proliferare attraverso le persone che Fulvia ha formato negli anni, che continuano a progettare e produrre come se fosse ancora lei alla guida di ogni collezione, e attraverso i materiali di archivio, che permettono ai disegnatori di oggi di rileggere in chiave contemporanea i classici temi Ferragamo. Lo dimostrano i recenti progetti, che propongono un nuovo tipo di patchwork ottenuto dall’accoppiamento sfalsato in verticale di due disegni di stampe celebri del passato, o rilanciano nella linea della Ferragamo’s Creations i foulard più iconici del marchio. È questo tesoro documentale e umano che mantiene in vita la magia dell’indimenticabile Signora della Seta. Progettare dagli albumJudith Clark ha iniziato il suo lavoro negli archivi Ferragamo nel 2019, esaminando gli straordinari album conservati nel dipartimento della seta a Milano. Citiamo di seguito dal suo saggio in catalogo, che descrive le scoperte fatte e racconta come ha iniziato a chiedersi come queste potessero essere tradotte nell’exhibition-making:“Ritagli senza didascalia, creati non per scopi accademici ma per stimolare nuove idee di progetto, nuove combinazioni. Il loro anonimato sembra chiedere e al contempo resistere a ogni possibilità di spiegazione. Nonostante la casualità implicita dei ritagli che costituiscono le pagine degli album, queste ultime hanno un ordine di raccolta inevitabilmente fisso (sequenziale) – per quanto non siano mai state datate né sistematizzate – che ci consente di tenere traccia degli interessi dei vari dipartimenti in qualsiasi momento, come una serie di sogni ad occhi aperti. E tuttavia non sappiamo con certezza quanto e quando siano state consultate o effettivamente utilizzate, e con quale frequenza un determinato motivo sia stato rivisitato. Per la realizzazione di questa mostra, per la prima volta il Museo Salvatore Ferragamo ha metodicamente monitorato i vari riferimenti contenuti negli album, abbinandoli ai disegni che sono poi andati in produzione.Ciò che la mostra introduce è l’idea che il processo di assemblaggio è già compiuto. Emerge così una sorta di continuità fra l’attività curatoriale e la visione di Fulvia Ferragamo: i suoi foulard in seta combinano elementi diversi, proprio come è chiamato a fare un curatore. Il mio compito è stato
8pertanto quello di mostrare questo momento di “traduzione” in modo che gli oggetti fossero usati come fonte d’ispirazione, più che inserirli in un progetto museale troppo diligente. Gli album sono stati impiegati a supporto di un design distinto storicamente per genere: i foulard, in buona parte per la donna, e le cravatte per l’uomo. Nel primo caso, le classiche dimensioni 90 x 90 cm sono state sfruttate per disporre, intrecciare e sovrapporre in modo fantasioso i vari riferimenti rispettandone i quattro lati. Occorre infatti ricordare che la sua forma quadrata non consente una prospettiva gerarchica. Per quanto riguarda le cravatte, invece, si è trattato di ridimensionare i pattern per adattarli alle ridotte dimensioni verticali.La mostra si interroga su queste idee di partenza: come sistemare i motivi decorativi? Come dare enfasi agli angoli? La cornice può diventare tanto importante quanto il soggetto? E come si possono usare per costruire gli spazi espositivi? Quale potrebbe essere un modo interessante per mostrare il momento in cui un 3D diventa 2D e viceversa? Quale uso potrebbe fare questo progetto di un pattern ricorrente? Può essere questa la ragione per la quale molti riferimenti floreali presenti negli album provengono dalle carte da parati, poiché già adatti per la ripetizione? Mi piacciono particolarmente quei bordi frastagliati dei frammenti di carta incollati negli album che noi, il pubblico, presumiamo vengano da un taglio di forbici sbadato, o che riflettano il modo in cui razionalizziamo i bordi di ciò che stiamo ritagliando, oppure che somiglino al taglio inesperto di un bambino alle prime armi. Penso che questi spazi siano talvolta i più interessanti, perché lasciano aperta l’idea di un luogo originario che è stato trasposto, di quanto possa essere trasferito con l’oggetto centrale, o di ciò che potrebbe essere. Ci fa, insomma, interrogare sull’origine delle immagini.La mostra mette in atto questi infiniti rimandi: i foulard sono il suo punto focale di studio, abitano il presente e le pareti delle sale, mentre all’interno di queste pareti si gioca un gioco fatto di frammenti provenienti da altri musei, o per esempio la sezione di una sala da cui l’oggetto è stato preso: un processo che richiama i ritagli irregolari degli album”. LA MOSTRASezione 1Sun Yuan & Peng Yu e le chimere sulla Via della Seta(dal saggio di Demetrio Paparoni per il catalogoSeta, Electa, Milano 2021) La prima sala della mostra ospita un’installazione degli artisti cinesi Sun Yuan & Peng Yu che riunisce alcune sculture di animali utilizzate per le precedenti installazioni If I died e IDidn’t Notice What I am Doing e tassidermie provenienti da Naturaliter, Capannoli (PI) e dal Museo di Storia Naturale (La Specola) di Firenze, una delle collezioni zoologiche più prestigiose al mondo che espone esemplari naturalizzati di recente acquisizione e di antica preparazione donati dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena nella seconda metà del Settecento.Sun Yuan & Peng Yu sono soliti smembrare e ricomporre parti di progetti esistenti per creare insiemi inediti. Per l’esposizione al Museo Salvatore Ferragamo gli artisti hanno anche realizzato il disegno di un foulard di seta. Sia l’installazione che l’opera pittorica, esemplificano concettualmente quale terreno fertile d’incontro e scambio tra Oriente e Occidente sia stato la Via della Seta. Per secoli questo percorso, con suoi i villaggi e le sue città che hanno accolto viaggiatori e mercanti, con i suoi caravanserragli dove trovavano ristoro uomini e animali, i suoi monasteri, ha fatto sì che i viaggiatori portassero e riportassero a casa, insieme a manufatti preziosi, spezie, oggetti di artigianato e arte, anche cognizioni tecniche e scientifiche, concezioni filosofiche e religiose, racconti popolari.La carta da parati sulle pareti riproduce una mappa dell’antica tratta dove i luoghi sono contrassegnati da figure, edifici o animali desunti dagli stampati creati da Fulvia Ferragamo, affascinata sin da giovanissima dall’esotismo. Ma protagonista della sala è l’opera dei due artisti contemporanei.Nella personale visione di Sun Yuan & Peng Yu la Via della Seta è un percorso spirituale, una ricerca
9del sé che passa per l’incontro con l’altro. Questa visione porta ad abbracciare l’idea che nell’antichità siano stati i tratti comuni delle diverse culture a connotare simbolicamente e mitologicamente, anche sul piano visivo, le concezioni cosmologiche e religiose. I due artisti ipotizzano che sia stata proprio la fascinazione di questi miti a favorire il contatto fra popoli lontani. Nella figurazione del foulard, Sun Yuan & Peng Yu sottolineano il processo di ibridazione innescato dagli scambi di narrazioni tra quanti hanno viaggiato o vissuto lungo la Via della Seta. Smembrando figure della mitologia cinese e della mitologia occidentale e ordinandole in una sorta di catalogazione, hanno dato vita a un archivio visivo di matrice antropologica nel quale riconosciamo i serpenti che formano la capigliatura di Medusa, ritratta con la testa calva; il becco, le ali, il corpo leonino con coda di serpente che caratterizza il grifone; la tartaruga e il serpente che intrecciandosi danno vita al Guerriero Nero, uno dei simboli delle costellazioni cinesi, meglio conosciuto in Occidente con il nome di Tartaruga Nera; il busto di donna e il corpo di leone della sfinge; il busto di uomo, il corpo di cavallo e l’arco del centauro; il tronco e gli arti di Xingtian, di cui nell’antico Classico delle montagne e dei mari si racconta che fu decapitato per avere sfidato il primo imperatore della Cina, ma che i suoi capezzoli divennero occhi e il suo ombelico divenne bocca, cosicché egli continuò a lottare; il corpo d’aquila e nove teste umane che simboleggiano l’immortalità di una particolare Fenice cinese; il corpo di tigre, le corna di bufalo e le ali di uccello di Qiongqi, demone maligno divoratore di uomini della mitologia cinese; infine le sei zampe e le quattro ali che contraddistinguono il caos primordiale della cosmogonia cinese. L’animale, che appare già nei dipinti rupestri del paleolitico, ha sempre avuto un ruolo da comprimario nell’esperienza conoscitiva dell’uomo. Le figure ibride della mitologia uniscono caratteristiche umane e tratti di diverse specie animali. Tuttavia le figure immaginarie che inglobano parti di animale attingono sempre alla realtà: il drago, ricorrente nella mitologia cinese, è un serpente con la testa di coccodrillo, i baffi di pesce gatto, la criniera di cervo e le zampe di volatile, così come la sirena, presente nella mitologia greca, è una figura con il volto e il busto di donna e le ali e le zampe di uccello. Sia in Oriente sia in Occidente dunque gli animali hanno sempre giocato un ruolo importante nell’immaginario mitologico. È come se, indipendentemente dalla cultura di appartenenza e dall’area geografica di provenienza, l’uomo avesse nutrito il suo immaginario attingendo allo stesso serbatoio di informazioni visive. In quest’ottica, gli animali fantastici di Sun Yuan & Peng Yu danno seguito a un’attitudine che tendenzialmente costituisce un tratto unificante del comportamento umano. I due artisti rimarcano inoltre che, se ogni parte dell’animale esprime una prerogativa che simboleggia un potere della figura mitologica derivante dall’insieme delle parti, anche l’animale comune possiede un suo potere.In Were creatures born celestial? Sun Yuan & Peng Yu non creano figure mitologiche ibride ma ne offrono le parti come in un campionario per consentire a ciascuno di ricomporle dando vita a figure ibride inedite. Il tema può sembrare lontano da quelli trattati in precedenza dai due artisti, perlopiù legati all’osservazione delle reazioni psicologiche dell’uomo in società sottoposte a profonda trasformazione sia sul piano dei rapporti individuali sia su quello dello scenario geopolitico. Cosa porta allora Sun Yuan & Peng Yu ad affrontare temi legati al mito in un momento storico in cui il terreno comune su cui Oriente e Occidente si incontrano (e scontrano) è legato alla ricerca (e alla competizione) scientifica? La risposta è insita nella natura stessa del mito: Were creatures born celestial? ci ricorda che i miti alimentano e rivitalizzano un piano immaginativo e narrativo oggi relegato all’ambito dei videogiochi e della fiction fantascientifica, che attraverso internet viaggiano nell’infosfera. Richiamare temi legati al mitorisponde all’esigenza (conscia e inconscia) avvertita da molti di riconnettere l’uomo contemporaneo a quel substrato originario, stabile al mutare del tempo.
NOTA. Testo e foto: courtesy of Uf. stampa Museo Ferragamo.
VIDEO. In un video la presentazione della mostra