SOFONISBA ANGUISSOLA E LA MADONNA DELL’ITRIA: MOSTRA SULL’ARTISTA LOMBARDA AL MUSEO ALA PONZONE

Sofonisba Anguissola, Madonna dell’Itria, fonte: press kit Studio Esseci

CREMONA. Fino al 10 luglio, presso il Museo Civico Ala Ponzone, è possibile visitare la mostra Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria. Essa si inserisce nel solco delle mostre focalizzate su un particolare tema e che celebra la grande pittrice Cremonese, come intellettuale oltre che come artista, contestualizzando la sua opera nel clima cultuale e culturale del suo tempo.

La rassegna, che nasce dal restauro del dipinto conservato nella chiesa della SS. Annunziata di Paternò, ne offre una lettura inserendolo in un percorso storico che racconta l’evoluzione del tema iconografico della Madonna Odigitria, tema iconografico particolarmente diffuso nell’arte bizantina e giunto fino all’Italia meridionale e alle isole.

Il tema originario, qui rappresentato in un dipinto a tempera su pergamena del XIII secolo in perfetto stile bizantino, mostra la Madonna che con la mano destra indica il bambino benedicente che essa tiene teneramente in braccio. In mostra sono testimoniate diverse declinazioni del tema nel corso degli anni, sia dal punto di vista stilistico sia dal punto di vista iconografico.

Un affresco staccato quattrocentesco, proveniente dal Museo Diocesano di Palermo, mostra un’incantevole Madonna che con le braccia spalancate contempla il figlio rappresentato in una lunetta dorata che illumina la parte centrale della composizione, all’altezza del grembo materno.

Nel corso del XVI secolo la rappresentazione si modifica e diventa più complessa, la Vergine e il bambino sono ora rappresentati sopra una cassa di legno sorretta da due monaci, il riferimento è al leggendario salvataggio dell’Icona della  Madonna Odigitria di Costantinopoli, attribuita direttamente alla mano di San Luca, da parte di due monaci nel 1453, quando la città venne conquistata dagli Ottomani.

Questa è la scena rappresentata nel dipinto della pittrice cremonese, che essa dipinse in Sicilia prima del 1579, anno in cui decise di tornare a Cremona dopo la morte del marito Fabrizio Moncada e che prima di partire donò al convento dei Francescani, dove si trovavano le sepolture della famiglia Moncada. L

’opera è di notevoli dimensioni e la Vergine con il bambino occupa la parte superiore del dipinto, elegantemente panneggiata in un manto blu che avvolge anche il bambino benedicente. Il candore degli incarnati e il dolcissimo viso reso con sottile linearismo sono la cifra stilistica dell’artista cremonese. Sopra Il gruppo della Vergine due angeli le porgono la corona e con le loro vesti rosse illuminano un cielo grigio cosparso di nuvole bianche.

Nella parte inferiore del dipinto, in cui sono rappresentati i monaci e un corteo di religiosi adoranti sulla destra, dominano i colori terrosi, dalle vesti dei monaci al legno della cassa, alla terra della strada, a tratti illuminati dagli ocra e dai bianchi.

La scena rappresentata nella grande tavola dell’artista cremonese  è il tema che verrà ripreso dagli artisti dal periodo moderno, in Sicilia e nel resto dell’Italia, come si nota nelle opere in mostra del genovese Bernardo Strozzi e del cremonese Anton Maria Viani.

La mostra, conclusa l’esposizione all’Ala Ponzone, sarà proposta dal 12 agosto al 4 dicembre al Museo Diocesano di Catania. Ad illustrarla un ampio catalogo.

AUTRICE: MICHELA GATTI

FONTE. Immagine inserita al solo scopo di presentare la mostra: press kit u. stampa StudioEsseci