STEFANO CAGOL: THE BOUVET ISLAND ALL’ETRU

S. Cagol, Portrait, courtesy of C. Boemio

ROMA. Nel diciottesimo anno di attività corale e di ricerca, AAC Platform con Camilla Boemio hanno il piacere di presentare nella Giornata Internazionale della Giustizia Sociale un intervento site-specific pensato per il cortile centrale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU dall’artista Stefano Cagol. Il progetto è stato selezionato dal museo come evento di alto profilo culturale tramite bando. L’evento si tiene dal 20 febbraio (inaugurazione alle 18) al 24 marzo.

Oggi più che mai appianare le disuguaglianze sociali ed economiche, contrastando l’esclusione e gli ostacoli all’integrazione, risulta fondamentale e la Giornata Internazionale della Giustizia Sociale riporta l’attenzione sul mantenimento della pace e della sicurezza a livello globale, ricordando quanto l’equità possa attivare su scala le condizioni ideali sostenute dall’ONU e dalle Nazioni Unite. L’intervento al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ETRU, che inaugura in occasione di questa giornata, mira a far dialogare i linguaggi dell’arte del contemporaneo e del passato con queste grandi cause, facendo incontrare l’etica e l’estetica.

Questa caleidoscopica costellazione di ricerca trova un luogo ideale in questo museo, nato nel 1889 nella rinascimentale Villa Giulia sulla base di un avveniristico programma di esplorazioni archeologiche e un innovativo progetto museografico, arricchitosi nel tempo anche della vicina Villa Poniatowski e divenuto il più importante museo etrusco al mondo, potendo vantare nelle sue raccolte alcuni tra i più celebri capolavori di questa civiltà, come il sarcofago degli sposi e l’Apollo di Veio, per un totale di oltre 6mila oggetti. Per la sua straordinaria storia e importanza culturale, dal 2016 il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è stato inserito tra gli istituti di “rilevante interesse nazionale” dotati di autonomia scientifica e amministrativa.

Chiamato a confrontarsi con gli eccezionali spazi di questo museo è StefanoCagol, noto e proficuo artista contemporaneo italiano, due volte vincitore dell’Italian Council (2023, 2019) del Ministero italiano della Cultura, che lavora nei campi dell’Arte Concettuale, Arte Ambientale, Eco-Art e Land Art, riflettendo da anni su confini, influenze, energia e ambiente.

Ha partecipato alla 59a, 55a, 54a Biennale di Venezia; Manifesta 11; 14a Biennale di Curitiba; 3a e 2a OFF Biennale Cairo; 1a Biennale dello Xinjiang e 1a Biennale di Singapore. Gli hanno dedicato mostre personali musei come il MAC di Lissone (2023), CCA Center for Contemporary Art di Tel Aviv (2021), MA*GA di Gallarate (2019), Galleria Civica di Trento (2016), ZKM Karlsruhe (2012) e Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2000). Dal 2022 ha avviato la piattaforma We Are the Flood presso il MUSE Museo delle Scienze di Trento e nel 2023 ha fondato la collezione MUSE Antropocene, che ha vinto il PAC Piano Arte Contemporanea del Ministero italiano della Cultura. Dal 2023 è direttore artistico di Castel Belasi, centro d’arte contemporanea su pratica e pensiero ecologico.

Per questa nuova incursione, AAC Platform con la curatrice Camilla Boemio ha scelto l’opera di Stefano Cagol The Bouvet Island e deciso di collocarla al centro dell’architettura cinquecentesca a effetto della villa, nel cortile centrale tra il portico a emiciclo progettato da Jacopo Barozzi da Vignola e la loggia, concepita da Bartolomeo Ammannati come una quinta scenica. Si dà così vita a uno spazio che utilizza temporaneamente una sedimentazione di linguaggi e di sollecitazioni.

Le contraddizioni, gli ossimori fanno parte di una narrazione estetica che si rivela di forte etica.

Bouvet Island prende il titolo e la forma da un’isola che rappresenta simbolicamente gli opposti e metaforicamente apre al nostro conflittuale rapporto con la natura. Bouvet è, infatti, una delle isole più remote del pianeta, antartica, disabitata dall’essere umano, incontaminata, ma al tempo stesso è stata protagonista di uno degli esperimenti nucleari più misteriosi, il caso Vela, un’esplosione avvenuta nelle sue acque e mai rivendicata da alcuna nazione. Un episodio storico mai risolto, un segreto politico da intrigo internazionale che rimarrà, probabilmente, per sempre un enigma.

Bouvet Island fonde e condensa nella sua struttura fisica e concettuale molti degli elementi tipici della processualità e della ricerca di Stefano Cagol: l’attenzione verso il nucleare, la natura estrema e l’agire dell’uomo, l’idea dei limiti, dei confini, del dominio che condizionano il nostro “essere nel mondo”.

Poche volte l’opera Bouvet Island è stata realizzata dall’artista nella tonalità oro. In ambito spirituale, questa colorazione è solitamente associata alla luce e al divino: si dice che meditando e basando le visualizzazioni sul colore oro, si può instaurare un dialogo con la divinità. Confrontare quindi con il tempo, il futuro e il passato.

E’ un colore da sempre associato al sole, ma anche all’idea di forza e ricchezza, condividendo così un legame con alcuni dei concetti più tipici del materialismo, come la vanità e l’arroganza dell’essere umano.

Attraverso la luce vogliamo portare il visitatore verso una nuova narrazione del quotidiano, universale, al di là del tempo, che possa indirizzare a un senso di sintonia.