STEFANO COZZAGLIO. Dall’incisione alla pittura… E ritorno

Milanese doc, Stefano Cozzaglio in arte Xiti ha due come Dr Jekyll and Mr Hyde. Ma nulla di pericoloso sia chiaro. Quella dell’irreprensibile architetto e quella dello spregiudicato creativo, coraggioso al punto di cimentarsi nella realizzazione di opere distanti anni luce, tematicamente parlando, l’una dall’altra. Rimanendo sempre se stesso, spaziando agilmente dall’incisione alla grafica, dall’illustrazione all’acquerello e ad altre tecniche. Ha esposto con successo in tanti luoghi, fra cui il Museo della Stampa di Soncino e a Cremona in Casa Stradivari, dimora del “Sommo liutaio”, conseguendo sempre l’apprezzamento della critica e del pubblico. Lo ringrazio per questo caffè artistico, curato nelle risposte come si confà a un architetto e passionale come si confà a un vero pittore.

– Cosa rappresenta per te l’arte?  L’opera d’arte è il risultato e l’oggettivazione di un pensiero e di una ricerca atta a comunicare al di fuori di noi il nostro modo di concepire la vita.

– Quando hai iniziato a dipingere? Io ho continuato a disegnare da metà degli anni Sessanta, ma ho cominciato a pensare di fare delle mostre dopo avere seguito i corsi di incisione del maestro Giuliana Consilvio. Era la metà degli anni Novanta.

– Quali soggetti preferisci? Ho sempre seguito parallelamente diverse tipologie di argomenti differenziandole anche secondo la diversa tecnica. I temi preferiti: ritratti, ricostruzione di costumi storici, paesaggi, studio del corpo umano .

– Come definiresti il tuo stile?Direi senz’ altro figurativo , anche se talvolta inserisco degli intarsi astratti o simbolici .

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa? Il mio procedere lungo questa strada è fondamentalmente un personale strumento di conoscenza sia verso soggetti, che tecniche nuove .