SHOAH. MOSTRA ITINERANTE DELLO YAD VASHEM AL CASTELLO PALLAVICINO CASALI

Il pannello iniziale della mostra

MONTICELLI D’ONGINA (PC). Sarà il Castello Pallavicino – Casali di Monticelli d’Ongina (Piacenza) a ospitare una tappa della rassegna “Stelle senza un cielo”, la mostra itinerante dello Yad Vashem, il centro della Memoria di Gerusalemme, dal 22 gennaio al 5 febbraio. L’esposizione è promossa dal Gruppo Culturale Mostre e patrocinata dall’amministrazione comunale. Oltre alle visite canoniche è possibile accedere anche con scolaresche e gruppi.

«L’esposizione – spiega Simone Fappanni – è dedicata ai bambini che hanno dovuto affrontare l’Olocausto tra sofferenze, fisiche e psicologiche, tremende.

Pochi di essi sono sopravvissuti, spesso grazie all’altruismo di persone coraggiose che hanno messo a repentaglio la loro vita, eroi silenziosi che la storia spesso non ricorda. Molti, invece, sono stati trucidati o sono morti di stenti. L’esposizione si compone di pannelli che parlano di un’infanzia negata dove tutto è stato stravolto e messo in discussione».

Non bisogna affatto dimenticare che, come si legge nel pannello che apre la rassegna, «nel 1945, al termine della Seconda guerra mondiale, circa sei milioni di ebrei erano stati assassinati; tra loro, circa un milione e mezzo di bambini».

Ad essi vanno aggiunte altre migliaia di minori, appartenenti a quelle “categorie” che il nazismo aveva deciso di annientare. «Nel ghetto – ricorda Yosef Alterwein Tirosh – correvo di qua e di là con gli altri bimbi cercando cibo, rubandolo… Eravamo bambini, loro (i tedeschi, ndr) non mi catturavano, ed è così che di solito portavo a casa il cibo». Ma la mostra vuole veicolare anche un messaggio “positivo”, quello per cui questi bambini tentarono in ogni modo di aggrapparsi alla vita, cercando conforto nell’amicizia, anche laddove vennero brutalmente strappati ai loro genitori, e persino nel gioco.

«Ogni spillo – racconta Ruth Yurgrau Lavie nella sua drammatica testimonianza – un semplice pezzo di metallo piegato, diventava una bambola. Scatole di fiammiferi diventavano letti… Le mie dita, a volte con delle facce dipinte sopra, diventavano le mie bambole e ciò era sufficiente».

I pannelli in mostra sono quindi una raccolta di aneddoti, narrazioni, poesie, ricordi, accompagnati da fotografie che riescono ad immergere l’osservatore in una pagina di storia che, data la tragicità, non dev’essere assolutamente dimenticata.

Nell’occasione sarà presentato il libro “Le sillabe della Shoah” con copertina d’arte di Alberto Besson e una serie di fotografie dei campi di concentramento di Albino Casarola. Info, fappanni71@gmail.com. Prenotazioni e visite guidate gratuite telefonando al 3381801426.