SURREALISMI. DA DE CHIRICO A GAETANO PESCE AL MART

Savinio, le rois mage, press kit Mart, immagine inserita al solo scopo di presentare la mostra

 ROVERETO È in corso la pregevole mostra dedicata ai Surrealismi italiani, nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e curata da Denis Isaia, che chiuderà i battenti il 20 ottobre . L’esposizione da non perdere si configura nelle quattro sezioni, in cui è scandita, come un omaggio al centenario del movimento d’avanguardia surrealista, nato a Parigi nel 1924 con la pubblicazione del manifesto del surrealismo di André Breton e che ha pervasivamente influenzato non solo le arti figurative, la letteratura, ma anche la fotografia, il cinema e il teatro, assumendo una connotazione europea ma non solo. È d’obbligo citare le opere dei massimi esponenti di tale corrente quali Salvator Dalì, René Magritte, Max Ernst, Joan Miró che sono già entrate a far parte dell’immaginario collettivo internazionale. Non guasta ricordare i principi della poetica surrealista incentrati sull’inedita rappresentazione del sogno, dell’allucinazione, dei giochi illusionistici e del ricordo rievocato automaticamente, per così dire d’istinto: elementi trattati alla stessa stregua dei dati della realtà ma che poi sfociano in una sur-realtà. Gli esiti paradossali, alogici, perturbanti informano le opere surrealiste, provocando nell’osservatore un notevole disagio fruitivo, in in quanto situazioni apparentemente normali e diuturne vengono stravolte nell’assurdità  e nella sorprendente alogicità degli elementi compositivi che mimano in parte la realtà per poi trascenderla e piegarla agli impulsi della memoria inconscia, dell’ars combinatoria dei simboli e delle immagini che divengono ambigui, ingannevoli, illusionistici, polisemantici e forieri  contemporaneamente  di più realtà. In Italia il movimento surrealista ha attecchito all’inizio marginalmente, per suggestioni e riverberi nell’ambito del simbolismo, del realismo magico, della metafisica anche se artisti provenienti dall’esperienza futurista come Prampolini e Jevola mostrano in alcune loro opere un afflato surrealista che si individuerà più marcatamente nelle creazioni metafisiche di Giorgio de Chirico e in quelle funambolico-fantastiche di  Alberto Savinio ritenuti dalla critica ufficiale veri e propri pionieri di una tendenza e un’espressività surrealiste. “Partendo da queste pietre miliari e attraverso episodi troppo a lungo considerati laterali, la mostra presenta i “surrealismi” italiani: una pluralità di singole evidenze e di fronde di originale qualità e autonomia creativa, in costante dialogo con gli ambienti internazionali e con gli altri campi della cultura”. I totalitarismi europei hanno segnato senz’altro una battuta d’arresto dei movimenti delle cosiddette avanguardie storiche, surrealismo compreso, anche se  molti artisti, nel loro esilio  creativo, nutriranno in pectore il desiderio di esprimere, con tecniche e materiali diversi anche poveri, nuovi linguaggi artistici che daranno vita nel dopoguerra alle neoavanguardie degli anni Sessanta, grazie alle quali il discorso surrealista e fantastico troverà pieno dispiegamento accanto all’arte informale materica e gestuale, allo spazialismo di Lucio Fontana, alla pittura materica di Alberto Burri, a quella concettuale di Piero Manzoni e agli apporti artistici d’oltreoceano.

Se già nella seconda metà del Novecento le gallerie Davico a Torino e L’Obelisco a Roma avevano fatto conoscere le opere di alcuni surrealisti italiani, seguite molti anni dopo dall’importante mostra piacentina del 2018 “Surrealismo padano” curata da Vittorio Sgarbi e incentrata sulla figura del pittore padano Carlo Baruffaldi (nato nel 1934 a Correggioverde di Dosolo in provincia di Mantova), da quella mantovana del 2022 dedicata a Lanfranco, l’artista fantastico e onirico di Quingentole (MN) o del MART in omaggio a Adelchi Riccardo Mantovani tenutasi nel 2022-2023, l’esposizione in corso al MAR di RoveretoT  costituisce senza dubbio una rassegna completa delle tendenze surrealiste in Italia, una mappatura e, nel contempo, un bilancio critico stilati da un osservatorio del Nuovo Millennio, temporalmente più distanziato e quindi più obiettivo quanto ad analisi, rilevazioni e giudizi. I risultati di tale  indagine sono stati raccolti nel ricco catalogo a corredo della mostra che raccoglie i contributi di Vittorio Sgarbi, Denis Isaia, Chiara Portesine, Concetta Leto, Giulia Tulino, Guido Pautasso, Lucio Scardino, Manuel Barrese, Paola Decina Lombardi, Roberta Serpolli. Il Mart ospita 160 opere di oltre 70 artisti nati prevalentemente nella prima metà del XX secolo. “Una compagine quanto mai completa che include oltre a Giorgio de Chirico e Alberto Savinio anche Ugo La Pietra, Gaetano Pesce, Jannis Kounellis, Arturo Nathan, Gustavo Foppiani, Lorenzo Alessandri, Corrado Costa, Sergio Vacchi, Valerio Miroglio, Giordano Falzoni, Ugo Stepini, Enrico Donati, Romano Parmeggiani”. L’esposizione è articolata in quattro sezione tematiche ospitate in cinque sale: L’oltrestoria (de Chirico  e i surrealismi sospesi temporalmente tra classicità e rovine), La surrealtà (dal reale al surreale fantastico e favolistico  in una dimensione inanimata ma ciononostante viva), I principi del piacere (dedicata alla sessualità conturbante e perturbante) e infine I Parasurrealismi (tendenze espressive stimolate dalla dimensione del paranormale e dell’ignoto nonché la ripresa del surrealismo all’interno delle neoavanguardie storiche del Novecento nelle sue manifestazioni anticonformiste e divergenti). Nella piazza antitante il  MART la grande Sedia Portaritratti (2016), alta quattro metri, del geniale scultore, architetto e designer Gaetano Pesce recentemente scomparso accoglie i visitatori. Figura in mostra anche la Sedia senza fine (2011) dello stesso artista, la quale dialoga serratamente con le opere di Giorgio de Chirico e di Alberto Savinio. “L’esposizione convive inoltre con la mostra monografica dedicata a Luigi Serafini: nella stessa ala del museo i due spazi si connettono attraverso dei varchi al principio e alla fine del percorso. Idealmente de Chirico, primo surrealista moderno, cede il testimone a numerosi artisti, sino a giungere al contemporaneo Luigi Serafini”. Il lungo elenco degli artisti, protagonisti dell’esposizione trentina (Abacuc, Vincenzo Accame, Lorenzo Alessandri, Enrico Allimandi, Armodio, Franco Assetto, Enrico Baj, Guido Biasi, Annibale Luigi Bergamini, Corrado Cagli, Jean Caloger, Bruno Capacci, Arturo Carmassi, Gian Carozzi, Rolando Cimicchi, Claudio Cintoli, Fabrizio Clerici, Enrico Colombotto Rosso, Leandra Cominazzini Angelucci, Corrado Costa, Ponte Corvo, Italo Cremona, Sergio Dangelo, Enrico d’Assia, Giorgio de Chirico, Elio De Paoli, Nicolaj Diulgheroff, Enrico Donati, Gianni Dova, Julius Evola, Giordano Falzoni, Benvenuto Ferrazzi, Giannetto Fieschi, Leonor Fini, Gustavo Foppiani, Oreste Forlani, Lanfranco Frigeri, Luigi Gigiotti Zanini, Arnaldo Ginna, Carlo Guarienti, Benito Jacovitti, Walther Jervolino, Jannis Kounellis, Cesare Lazzarini, Stanislao Lepri, Giovanni Macciotta, Adelchi Riccardo Mantovani, Alberto Martini, Renzo Margonari, Sergio Minero, Valerio Miroglio, Mario Molinari, Mattia Moreni, Sirio Musso, Arturo Nathan, Venino Naldi, Romano Parmeggiani, Michelangelo Perghem Gelmi, Mario Persico, Gaetano Pesce, Cesare Peverelli, Gaetano Pompa, Enrico Prampolini, Dino Predonzani, Romolo Romani, Franco Floriano Salani, Tito Salomoni, Sergio Sarri, Paolo Salvi, Alberto Savinio, Erasmo Sorreca, Adriano Spatola, Ugo Sterpini, Alberto Trevisan, Sergio Vacchi, Giuseppe Viviani, Gianfilippo Usellini, Pietro Weber, Paola Zago, Tono Zancanaro, Luigi Zuccheri), testimonia la fervida produzione surrealista e fantastica italiana che, partendo dai primi pionieri (Giorgio de Chirico, Alberto Martini, Alberto Savinio, Fabrizio Clerici e Leonor Fini, Italo Cremona) attraversa tutto il Novecento, giungendo sino alla nostra contemporaneità. Visitare questa mostra implica una full immersion in un “labirinto surreale, tortuoso e straniante”. Si parte, ad esempio, da Les Rois Mages (I Re Magi) di Alberto Savinio del 1929, dalle Muse di Giorgio de Chirico (1927) o dall’Uomo che crea di Alberto Martini (1928) per approdare a Lanfranco Frigeri (Ragazza negra del 1946), proseguendo con Enrico Bay (Nel fondo del monte ci troviamo come al centro di ogni cosa, 1958), Enrico Allimandi (Reminescenza del 1968) sino ai lavori del ferrarese Adelchi Riccardo Mantovani e di Luigi Serafini.

Il pregio della mostra del MART qui presentata è quello di aver messo ordine nel caleidoscopico universo della pittura, della grafica e della scultura d’impronta surreale, vale a dire di quelle creazioni artistiche italiane che presentano tratti e slanci onirici, fantastici, fiabeschi, magici e metafisici, vero trionfo della libertà creativa  illimitata, senza barriere, che stimola e sfida  l’osservatore a calarsi nei travasi onirico-simbolici dell’inconscio dell’artista oppure nella sublimazione degli elementi reali trasformati poi alchemicamente in surrealtà: una congerie di opere che garantiscono affascinanti viaggi ermeneutici nel turbinio di un immaginario sorprendente che da individuale si fa collettivo, ossia da condividere.

ERMINIO MORENGHI

Dalla scheda tecnica:

Mart Rovereto Corso Bettini, 43 38068 Rovereto (TN) T.+39 0465 670820 T.+39 0464 438887 info@mart.trento.it www.mart.trento.it

Orari mar, mer, gio, dom: 10.00-18.00Ven, sab 10.00-19.30

lunedì chiuso

Tariffe

Intero 15 Euro

Ridotto 10 Euro

Gratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità