VITERBO Giovedì 12 ottobre alle ore 16.30 presso la Sala Regia del Palazzo dei Priori di Viterbo ci sarà la presentazione di “TRANSLATIO MUNDI”, la donazione che l’artista viterbese Alfonso Talotta farà al comune della sua città, consistente in 16 lavori su carta Fabriano, cm 70×100, realizzati con tecnica mista nel 1981. Un lavoro che nasce più di 40 anni fa, precisamente in occasione della presentazione della tesi del corso di “Tecniche grafiche”, docente l’artista Antonino Virduzzo (New York, 1926/Roma, 1982), all’Accademia di Belle Arti di Roma. I lavori di Talotta riguardano l’interpretazione che l’artista ha fatto dei 16 paesaggi realizzati dal pittore viterbese Tarquinio Ligustri sul soffitto della Sala Regia, affrescato nel 1592. Documentativa l’opera del Ligustri, con tanto di nomi dei luoghi dipinti, segnica e più dinamica quella dell’allora giovane, 24 anni, Alfonso Talotta. Un interessante “dialogo” artistico-viterbese a distanza di quattro secoli. Un progetto che mette insieme passato, presente e futuro, che fa del linguaggio artistico un discorso sempre attuale e contemporaneo. I 16 lavori saranno sistemati in modo permanente nel Palazzo dei Priori, presentati su due bacheche di legno autoportanti e bifacciali. Per l’occasione è stato fatto un catalogo, edito da “Freemocco”, Deruta, che contiene le foto di tutti i 16 lavori e un testo di Gianni Garrera, oltre ad una breve presentazione di Alfonso Antoniozzi, Vicesindaco e Assessore alla Cultura e all’Educazione del Comune di Viterbo, e dello stesso artista. Progetto a cura del Comune di Viterbo. Di seguito si riporta un passo del testo di Garrera: “…L’apparenza di arbitrarietà topografica e di turbinio dei segni in Talotta abolisce l’impiego decorativo e divisorio delle cornici e dei riquadri. I perimetri scompaiono o circolano liberi, frammentati e mimetizzati all’interno del dipinto, in campo aperto, mescolati, come particelle di ruderi, nella terra.
La lentezza del pennello antico passa al tratto immediato del naturalismo moderno. Tutto è reso in modo più tormentoso, perché il nuovo approccio alle realtà naturali e alla geografia stessa esprime ormai sempre qualcosa di panico. Nel paesaggio prevale la compagine smossa del terreno. Il segreto pittorico è la conoscenza delle formule vibratorie che permettono di suscitare i fenomeni animosi nella resa della materia terrigna di un paesaggio e della vitalità vegetale tramite fitti segni geroglifici. L’animismo pittorico degli elementi fa affiorare il caos fervente che Talotta rivolta e rivela dal sottosuolo del mondo. Così ci si trova di fronte a un genere di “capriccio” selvatico e ombroso, disseminato di elementi incongrui rispetto all’iconografia tramandata che includeva l’esattezza geografica di località (presenze riconducibili a fortilizio, borgo e castello) capace di assurgere a prova documentaria del territorio, legata ad un meccanismo di rappresentazione dove gli elementi storici e naturali assumevano un valore veritiero e naturale, divenendo a loro volta emblematici di se stessi, trovando un preciso limite in questa subordinazione a una finalità didascalica… I segni nomadi moderni traslano i segni sedentari antichi, attraverso uno spazio incerto ma in sovrabbondanza, per cui ad ogni passo tremola la complessità della selvatichezza antica dei luoghi naturali (in cui si intravedano sommerse città e torri) che incalza con la sua rigogliosità, con il lavoro pittorico di dissodamento della sterilità topografica. Ciò che interessa Talotta sono le linee fattive che uniscono storicamente l’uomo alla sua origine terrena. Il disegno degli insediamenti manifesta la dispersione spaziale che produce un fermento di spazi, disegnando il superamento fisico della Storia nella Natura, perché la pittura preferisce dipingere la Natura rispetto alla Storia.”
Gianni Garrera, dal testo di presentazione “LA PITTURA PREFERISCE LA NATURA” nel catalogo di “TRANSLATIO MUNDI”.