UGO CELADA DA VIRGILIO: ENIGMA ANTICO E MODERNO AL LABIRINTO DELLA MASONE

U. CELADA DA VIRGILIO, Nennele, Anni ’30, Famiglia Celada, press kit uf stampa Labirinto della Masone, immagine inserita al solo scopo di presentare l’evento

FONTANELLATO. Vale sempre la pena spingersi, per un gita fuori porta, appena dopo il confine che separa la nostra provincia da quella di Parma, per visitare il Labirinto della Masone. Perdersi nei suoi meandri, oltre che visitare la collezione permanente di Franco Maria Ricci, che annovera persino opere di Ligabue e di Giandante X, è sempre un’emozione. Così pure visitare le mostre temporanee.

Quella allestita fino al 17 settembre vede esposte le opere di UgoCelada da Virgilio, raccolte sotto un suggestivo titolo: “Enigma antico e moderno”. La rassegna, curata da Cristian Valenti, offre l’opportunità di apprezzare il talento di un grande pittore del secolo appena trascorso. La sua esperienza creativa, che si colloca a metà strada fra la figurazione d’intonazione classica e uno sguardo verso la sperimentazione, lo vede porsi lontano dalle istanze di “Novecento”, il movimento sostenuto da Margherita Sarfatti.

Questa esposizione, come spiegano i promotori in una nota, intende «ricollocare l’artista all’interno del contesto culturale del suo tempo, proponendo inediti dialoghi con le opere di altri artisti – suoi contemporanei e antichi maestri – che ben esemplificano come Celada fosse informato sul mondo che lo circondava e sapesse guardare agli altri senza perdere i propri elementi caratterizzanti. Il percorso si sviluppa in tre sale che ripercorrono i generi affrontati dal pittore: gli affetti familiari, i nudi, i ritratti e le nature morte. La prima sala è dedicata agli anni della formazione e della creazione di uno stile personale, soprattutto focalizzato sulla sfera degli affetti familiari, che ben si prestano a restituire la dimensione intima della pittura del realismo magico; il secondo ambiente si concentra sulla rappresentazione della figura umana e quindi della ritrattistica; per ultimo si incontrano le nature morte, molto amate per le infinite possibilità di resa dei dettagli, e i paesaggi en plein air, poco numerosi nel corpus dell’artista, ma che aiutano a restituire un’immagine di pittore versatile e diversificato per stili e generi». Il pittore, che ebbe una vita lunghissima – muore centenario nel 1955 – nacque a Cerese, accogliente centro in provincia di Mantova, attualmente chiamato Borgo Virgilio, toponimo con cui firma le sue opere. Ha, quindi, modo di vedere maturare tutte le istanze che spaziano dalle avanguardie al cosiddetto “ritorno all’ordine”, apportando un significativo contributo all’arte della sua epoca, tanto da essere invitato a esporre persino a diverse edizioni della Biennale di Venezia e alla Permanente di Milano. Fra l’arto, proprio nel capoluogo lombardo, frequenta con profitto l’Accademia di Brera. 

«Oltre la qualità, inconfutabile, della sua pittura, ciò che emerge in Celada da Virgilio, è il valore non trascurabile della sua esperienza; il ruolo (che ha avuto, ndr) di testimone nell’evoluzione delle vicende artistiche del XX secolo, a sua volta impegnato nella ricerca di una sua via dell’arte, per rispondere dei grandi cambiamenti e resistere, per continuare a vivere e a dipingere.» – spiega Valenti – «La sua opera ed il suo atteggiamento costituiscono un tassello importante per comprendere la ricchezza del contesto artistico del Novecento, oltre la semplificazione di ricostruzioni storiografiche organizzate solo per progressivi “momenti di rottura” e quindi a scapito di ricerche che invece perseguono una continuità».

Nel percorso espositivo, troviamo, fra l’altro, importanti lavori di maestri del calibro di Virgilio Guidi, una Maddalena penitente di Francesco Hayez e lavori di Cagnaccio di Sampietro.

La mostra è aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10.30 alle 19, ultimo ingresso alle ore 17.30.

SIMONE FAPPANNI (riproduzione del testo riservata)