UN CAFFE’ con l’ARTISTA

Un critico d’arte ha il dovere morale di studiare con attenzione l’arte degli artisti che ama. E questo studio dev’essere costante. Parlando con loro, oltre che analizzando i  lavori, si ha infatti l’opportunità di far conoscere sempre più e meglio universi creativi in cui perdersi… Ecco le interviste ad amici artisti che stimo profondamente

Un caffè con… CRISTINA ALLETTO

La pittrice Cristina Alletto

Oggi gradita ospite a “Un caffè con l’Artista” è Cristina Alletto, brillante creativa agrigentina, autrice di intriganti e raffinate figure femminili. Il suo stile, davvero originale, si connota per opere dalla profonda intonazione poetica.

Sei molto conosciuta per le tue seducenti e sensuali figure femminili, ce ne parli?

Sono affascinata dall’universo femminile così straordinariamente complesso e intenso nelle sue contraddizioni, un flusso in continuo divenire con mille sfumature. 

Le mie figure vibrano sulla tela con grazia, forti e fragili, leggere e tenaci, in un vortice emozionale profondo per arrivare (spero), al di là della fisicità dei corpi, al cuore dell’osservatore.

In ognuna di loro c’è un pezzetto di me. 

Spesso i tuoi lavori hanno un titolo che assomiglia molto a una poesia, come mai?

Vorrei un mondo diverso, più bello, gentile, libero, in cui gli esseri umani possano vivere in armonia, in connessione profonda tra loro e sempre in volo verso i propri sogni. Senza omologazione, manipolazione, cinismo, prepotenza. Mi piacerebbe poter esercitare ogni giorno la meraviglia dello stupore!

La pittura e la poesia  sono il mio minuscolo contributo per dare un messaggio che addolcisca l’anima facendola fluttuare in un tempo sospeso e indimenticabile in cui ciò che conta è l’unicità.

È pura gioia se l’emozione arriva.

Quali soggetti ami particolarmente dipingere?

Come dicevo, amo dipingere donne accompagnate spesso da farfalle, simbolo di bellezza, leggerezza, trasformazione, evoluzione. 

La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare, vive intensamente solo per amare e, così, è un emblema sia dell’effimero, sia di ciò che dura in eterno. Come diceva Hermann Hesse, è un simbolo dell’anima. 

Ci sono tecniche che preferisci utilizzare?

Prediligo la tecnica mista, figure ad olio, piani acrilici e materici, perché è una pittura libera che permette alla mia creatività di spaziare senza i limiti di una sola tecnica.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo dell’arte?

Al mondo dell’arte non ti avvicini. L’arte è dentro di te da sempre, da quando da piccola scarabocchi fogli e disegni, è una voce che ti chiama e non puoi fare altro che seguirla.

È la parte più autentica e viscerale di me e, anche per questo, esporre un quadro mi emoziona sempre tanto.

Come si è evoluto il tuo stile?

Nel mio percorso creativo ho sperimentato un linguaggio eterogeneo. Ho esordito come astrattista, con l’uso di colori vividi e pennellate agitate e materiche, espressione del nostro essere “screpolati”, per approdare al realismo e, infine, al mio stile attuale che lascia librare i corpi su uno sfondo informale, ora impalpabile da perdersi in un soffio, ora infuocato e ardente di passione.

Pensi che l’arte, in questo difficile momento, possa essere utile? 

Spero di sì. L’arte è un importante mezzo di comunicazione, è etica, estetica, modus vivendi, storia, filosofia, spiritualità, concretezza, cura. 

Un quadro non è un semplice oggetto decorativo ma può essere un mezzo per fare riflettere, emozionare e trasportare chi osserva in un mondo fantastico. 

In questo momento difficile, l’arte può rappresentare un punto di riferimento per riaffermare l’essenza della natura umana capace di volare per i percorsi infiniti della creatività, anche con un pizzico di sana follia! Oggi più che mai, sentiamo il bisogno di bellezza, di continuare a sognare e combattere per lasciare il mondo un posto migliore.

Un caffè con… LUIGI ONOFRI

L’acquerellista Luigi Onofri

Ospite di oggi di “Un caffè con l’Artista” è il mio carissimo amico Luigi Onofri, eccellente acquerellista che pratica e insegna questa nobile arte a tantissimi allievi in quel di Pordenone con la sua straordinaria padronanza tecnica e il suo stile poetico. In attesa della sua mostra personale, che sarà online sabato 20 giugno alle ore 16. Persona squisita e carismatica, come tutti i grandi artisti è persona che non ama vantarsi dei suoi innumerevoli successi.

Locandina della mostra personale virtuale

Cosa significa per te dipingere ad acquerello?

Estraniarmi dalla realtà; dare spazio alla creatività ricercando in ogni nuovo lavoro qualcosa di diverso o nella composizione, o nel cromatismo, ma anche nelle pennellate, assecondando nuove idee, nuovi modi di affrontare sulla carta il soggetto. Sperimentando carte diverse per grana superficiale, ma anche per grammatura e composizione: 100% cotone o cellulosa.

Quando e come ti sei a questa tecnica?

Da giovane ho sempre avuto la passione di disegnare e dipingere, poi abbandonata per le esigenze di vita (lavoro e famiglia). A quarant’anni si è riaccesa la fiamma grazie a mia figlia interessata ad un corso di incisione su lastra di zinco. Vi ho partecipato anch’io, per poi costruirmi il torchio. Ma nell’incisione mi mancava il colore e la partecipazione ad un corso di acquerello mi ha fatto innamorare di questa tecnica.

Quali sono, a tuo parere, le potenzialità dell’acquerello?

Le trasparenze che il tipo di pigmenti permette. La luce sfruttando in modo abile il bianco della carta, ma il maggior fascino è derivato dalla fusione dei colori e dalle variazioni cromatiche che ne derivano, giocando sulla minore o maggiore umidità della carta.

Quali soggetti prediligi?

Un po’ tutti e a seconda del periodo: città, campagna, montagna, mare, animali, fiori e qualche ritratto. Ultimamente sono attratto da scorci di città, compresa la mia Pordenone, dove le persone si muovono nella loro normalità. Però Venezia rimane sempre uno stimolo eccezionale che la punta del mio pennello ritrova frequentemente.

Quando insegni ad acquerello quali sono le prime raccomandazioni che dai agli allievi? Quali le difficoltà che incontro e le soddisfazioni emergono?

La tecnica dell’acquerello, come risaputo, non è facile e per questo ci vuole pazienza e determinazione, con tantissimo allenamento. La confronto spesso a chi vuol imparare a suonare la chitarra o il pianoforte. Per ottenere dei risultati e necessario provare e riprovare, prendere confidenza con i pigmenti, i pennelli, la carta e l’acqua in tutte le loro variabili. Queste sono le mie prime raccomandazioni a coloro che desiderano cimentarsi nell’acquerello, anche se pochi le mettono in pratica, creando a se stessi ma anche a me continue difficoltà, costringendomi a riprendere quasi dal principio certe operatività. Le più grandi soddisfazioni le provo quando un acquerellista, non più allievo, si stacca per proseguire il  cammino da solo.

Cosa, a tuo parere, la tecnica dell’acquerello offre in più rispetto le altre tecniche.

La possibilità di realizzare un soggetto con eccezionali trasparenze e luminosità impossibili con altre tecniche pittoriche. Dipingere ad acquerello porta inoltre all’imprevedibilità di un risultato che, se pur in parte guidato, offre delle soluzioni diverse da quelle inizialmente volute, ma non meno belle e spesso più affascinanti.

Qual è la tua principale fonte di ispirazione?

Qualsiasi soggetto la cui atmosfera mi stimoli per luce, cromatismo, ma nello stesso tempo rappresenti anche una sfida da poter superare.

Un caffè con… ENRICA SESSA

Enrica Sessa, Il bacio (Courtesy of the Artist)

Oggi a “Un caffè con l’Artista” ho invitato Enrica Sessa, raffinata artista veneta conosciuta per le sue sorprendenti opere che stupiscono per i dettagli certosini come quella in apertura. Enrica ha realizzato diverse opere riguardanti il complesso momento che stiamo vivendo a causa della diffusione del Covid-19. Sono immagini toccanti che hanno raggiunto numerosissimi, e meritati, Like. Ecco le ragioni che l’hanno spinta a realizzare questi lavori.

Da dove nascono queste opere?

In questo periodo ho ascoltato molto i telegiornali e letto i giornali. Inoltre su internet ho trovato molte immagini di infermieri e medici, che mi hanno impressionata molto.

Perché hai deciso di dedicare diversi lavori al personale sanitario?

Queste immagini mi hanno toccata profondamente, tanto da portarmi a riprodurle, cercando di entrare nei cuori dei personaggi e tra i loro sentimenti.

Quali tecniche hai usato?

Ho usato varie tecniche, dalle matite di varia gradazione, alle matite acquerellabili, ai pastelli secchi, alla penna, all’acquerello, fino agli acrilici.

A cosa di sei ispirata?

Ho sentito il bisogno di riprodurre queste immagini, come se il farlo mi rendesse ancora più partecipe, ancora più al loro fianco. Queste immagini hanno ispirato tutti i miei sentimenti. Non potevo non farle. Mi hanno ispirata a tal punto, che mi sono autoritratta come una di loro.

Pensi che l’arte possa essere d’aiuto in questo difficile momento?

Sono convinta che l’arte possa salvare il mondo. Bisogna che tutti la sappiamo apprezzare. Io tengo dei corsi di arte terapia e sono momenti di condivisione, dove tutti stanno bene con tutti ed escono estremamente rilassati e con qualcosa fatta da loro.

Fare arte di qualsiasi genere è fondamentale per il benessere comune.

Un caffè con… PATRIZIA MONZIO COMPAGNONI

La pastellista Patrizia Monzio Compagnoni

Patrizia Monzio Compagnoni è una raffinata pastellista. I suoi lavori sono sorprendenti, precisissimi, capaci sempre di emozionare con una tecnica complessa ma assolutamente affascinante. La ringrazio per aver accettato di rispondere alle mie domande sulla sua attività creativa e del suo Atelier a Treviglio, riaperto dopo il lockdown, in questo “Caffè con l’Artista”.

Quando hai iniziato a dipingere a pastello?

Dipingo con pastelli morbidi da circa sette anni dopo un lungo periodo dedicato alla pittura a olio.

È stato un colpo di fulmine!

Quali soggetti prediligi?

Prediligono ritratti perché posso così meglio ogni popolo e le sue caratteristiche. Le etnie, mi permettono di osservare e contemplare la loro bellezza e così posso mettere in risalto le loro caratteristiche e le loro diversità.

Traduzioni, costumi, colori e sguardi intensi sono i protagonisti dei miei racconti su tela o su carta, perché ogni quadro è una storia unica. Dipingendo un volto metto in luce la sua fierezza e la sua dignità, emozionandomi ogni volta in modo diverso, cercando li spirito che lo anima.

Da cosa ti lasci ispirare?

Sono gli sguardi che mi catturano ed entrano direttamente dentro al cuore e sono loro che che poi mi guidano, mi ispirano e mi accompagnano in ogni dipinto come fosse un vero viaggio.

Mi affascinano i colori dei loro abiti e la bellezza dei monili che li adornano.

Secondo te, qual è la difficoltà principale del pastello? E il suo fascino?

Come le altre tecniche anche il pastello ha bisogno di pazienza e determinazione. Impari a sfumare le varie tonalità e ad abbinare i colori giusti. Ci vuole tempo ed esperienza.

Dipingere con le velature rendendo il dipinto realistico è un lavoro che richiede tempo e padronanza della tecnica.

Il pastello è una tecnica che amo particolarmente perché dipingo sfumando con le dita e ciò mi mette in diretto contatto fisico con il dipinto.

Ci parli del tuo Atelier?

Ho aperto a dicembre in via Roma 25 a Treviglio, in pieno centro un temporary shop. In questo Atelier espongo e tengo corsi di disegno e pittura per bambini e adulti in settimana e anche la domenica.

In studio sono seduta al cavalletto voltandosi le spalle alla vetrina per permettere allo spettatore di osservarmi mentre dipingo.

Oltre a questo atelier dipingo da anni nel mio studio a Pagazzano dove abito.

La quarantena per questa pandemia Covid19 in particolare è stata per me un periodo di isolamento profondo che mi ha dato modo di concentrarmi e immergermi ancora di più nei miei dipinti. Qui restavo a dipingere fino a tardi la sera . Dipingevo anche per dieci ore consecutive. Una dedizione quasi totale alla mia arte.

In questo periodo di isolamento forzato oltre al pastello ho realizzato anche diversi dipinti a olio su tela ispirandomi a volti etiopi. I soggetti sono stati bambini con bacche e foglie nei capelli grazie alle foto dell’amico Andrea Scabini.

Un inno alla natura che in questo periodo sembra essersi ripresa un po’ i suoi spazi e ha dato modo ai più sensibili di riscoprirne la bellezza.

Lo studio è confinante con la “Locanda Viola”, il ristorante di mio figlio e di sua moglie Giulia. Durante le loro serate io organizzo dei laboratori creativi per intrattenere gli ospiti più piccoli del ristorante. I bambini che si trasformano in piccoli artisti, apprezzano e si divertono moltissimo mentre i genitori intanto si gustano la cena e si rilassano. Un bel compromesso che fa tornare a casa tutti soddisfatti e appagati.

Un caffè con… GIORGIO DENTI

Giorgio Denti a Palazzo Duemiglia, Cremona

Oggi a “Un caffè con l’Artista” ho il piacere di avere Giorgio Denti: pittore, fotografo, cultore del Bello, infaticabile promotore culturale – è presidente dell’Aup “Pinoni” di Cremona – e carissimo amico. Lo ringrazio per aver gentilmente risposto alle mie domande in occasione dell’apertura del suo nuovo sito internet, “Appunti di viaggi reali ed immaginari” (https://www.giorgiod50.com/), che merita senza dubbio una visita.

Come mai, dopo essere stato un brillante manager di una nota casa automobilistica, ti sei orientato, anima e corpo, sull’arte, in ogni sua forma?

In verità non ho mai smesso di interessarmi all’arte nelle sue varie espressioni e forme. Anche durante il periodo lavorativo ho sempre portato con me la mia macchina fotografica in qualsiasi luogo e occasione mi trovasi. Già a 12 anni ricevetti la mia prima macchina fotografica era una “Ferrania” che mi ha accompagnato per tutto il periodo scolastico. Mi sono anche acquistato una piccola cinepresa.

Credo che la passione per l’arte o le arti mi sia cresciuta frequentando la bottega del nonno falegname e intarsiatore, la bottega del fabbro, e le altre forme di arte che ci possono essere in un piccolo paese di campagna. La curiosità è sempre stata la mia passione, il provare esperienze nuove. Si può dire che ero un bambino molto curioso, mai invadente però.

Devo confessare che queste mie “attitudini” me le sono portate appresso anche nel lavoro. Ogni cosa nuova io la seguivo e la imparavo. Nell’ultima parte della mia vita lavorativa ho avuto modo di realizzare alcune idee che nel corso degli anni hanno caratterizzato il mio modo di lavorare. Come portare all’interno dei saloni dell’automobile l’arte visiva con mostre, con eventi legati alla musica alcune manifestazioni.

L’arte visiva con le nuove tecnologie applicata all’informazione di servizi. Non da ultimo aver avuto la possibilità di viaggiare ha arricchito il mio bagaglio.

Se non sbaglio il tuo primo amore è stata la fotografia? Ce ne vuoi parlare? Quali soggetti preferisci fotografare?

Faccio riferimento alla mia prima macchina fotografica che per anni è stata la mia compagna.

Il cinema, di cui non perdevo una proiezione nel teatro della parrocchia,ogni scusa (vendere in sala dolciumi e altro)andava bene per vedere e non pagare. L’arrivo della televisione.

Poi all’età di 12 anni, l’anno più affascinante, lo spettacolo delle montagne, visto non da vicino, ma da sopra, è stato travolgente. Ero da solo a 2500 metri sopra il mare. Lo dovevo catturare.

Nel corso degli anni volevo che le mie esperienza rimanessero dentro e quale mezzo migliore che scattare foto come quadri che si impressionano dentro di te. Ho scoperto che più scatto più dentro di me si forma un archivio nel quale ogni tanto entro e fantastico.

I soggetti variano, un panorama, una piazza, un fiore, un volto, un oggetto, una situazione, un avvenimento,ecc. ciò che mi colpisce, susciti una emozione, una sensazione viene catturato.

A volte penso ad uno scatto come una situazione astratta e questo può dar vita a qualcos’altro.

La tua pittura ha diversi momenti con soggetti alquanto vari ed eterogenei. Ce ne parli?

E’ proprio così, personalmente amo non essere convenzionale, fa parte un po’ del mio carattere, questo a volte come si dice oggi “mi frega” perché rischio di non essere compreso o di urtare quello che è il senso comune.  La fotografia in questo mi aiuta, in quanto ho la possibilità di vedere oltre di immaginare.

Nella mia vita ho visitato o meglio frequentato molti musei. In quanto in alcuni musei mi piace, ancora oggi, andarci nei momenti in cui sono praticamente vuoti. In questo modo posso intrattenermi con le opere, dai grandi classici a quelli che amo maggiormente, tutta l’arte che parte dall’ottocento fino ai contemporanei.

Amando la fotografia, preferisco fotografare un bel paesaggio più che ritrarlo, in esso cerco qualcosa d’altro che va più in profondo. Come la natura, un volto, un sentimento violento, un fiore si sedimentano nella mia mente, nel mio intimo.

Per questo il colore è il mio compagno e mi suggerisce il momento espressivo. Un esempio su tutto, anche una semplice forma di un giallo, rosso, blu, nero o bianca mi emoziona. In quel momento scompare la forma e si esalta il colore che origina un pensiero, la voglia di.

Credo che tutto questo si chiami amore, per le persone, per le cose e per se stessi. 

So che ami anche la musica …

La musica mi è entrata da piccolo e mi accompagna tutt’ora. Avevo 9 anni e ci fu il mio primo approccio con le note, grazie al mio maestro Silvio. Questo glielo devo, senza di lui non avrei iniziato.

Le note, il solfeggio, lo studio del pianoforte poi interrotto bruscamente. La passione comunque mi è rimasta. Conosco le note e il loro valore. I grandi musicisti mi stanno accompagnando ancora. Non nego che a volte quando ascolto musica la mia immaginazione corre ai colori. Certo tra una nota e l’altra di rincorrere il colore che suscita. Corro sopra il rigo come quando chiudendo gli occhi vedo il rosso, il verde, l’azzurro e le loro variazioni.

Secondo te qual è il futuro immediato dell’arte, ora che siamo agli inizi della fase 2 di questa emergenza?

Il mio sentire interiore e il mio pragmatismo esteriore mi dicono che l’arte nelle sue più svariate forme non ha fase 1, fase 2 o altre fasi. E’ sufficiente vedere che abbiamo bisogno dei colori per rappresentare il virus, che abbiamo bisogno della musica o della parola per esorcizzare le nostre emozioni.

L’arte in tutte le sue forme aiuta a formare la mente, apre le nostre menti a cose nuove, non si ferma al presente va oltre.

Il corso dei secoli insegna che l’arte non è stata fermata da nulla, anche perché e la forma migliore con la quale l’uomo manifesta il suo amore per l’universo e tutte le sue forme di vita.

Non sembra vero e quando lo dico non ci credono. L’ultima fase della mia vita l’ho pensata e programmata proprio così, dedicarmi a ciò che ho sempre sognato.

Il lavoro non era lo scopo, ma lo strumento. Mi sono sentito sempre una persona libera.   

Un caffè con… VALERIO BETTA

Il pittore Valerio Betta

Oggi ospite d’eccezione di Un Caffè con l’Artista è il pittore, e caro amico, Valerio Betta, autore di opere che, già ad una prima osservazione, risultano uniche, assolutamente originali. Esposti ovunque, battuti all’asta, inserite in importanti pubblicazioni, i suoi quadri sono da scoprire. Ogni giorno.

Valerio, sei famoso per i tuoi volti senza tratti somatici. Quando hai elaborato questo tipo di figurazione?

Passando gradualmente dal paesaggio al figurativo, intorno agli anni 2005 /2010 la mia interpretazione del volto umano è stata subito quella di concretizzare, non dipingendo i tratti somatici dei volti, ma mettere in evidenza la postura dei corpi dei personaggi in modo fosse quella a dare senso al dipinto e ad emozionare

Tra tuoi soggetti ci sono spesso tante figure femminili. Come ami interpretare la femminilità nei tuoi lavori?

La femminilità è un concetto, variabile da cultura a cultura, con cui si definisce un ipotetico insieme di caratteristiche fisiche, psichiche e comportamentali associate alle donne,

e questo mi ha sempre interessato. La donna è, a mio parere, molto più interessante, intrigante. Sono interessato al mondo delle modelle, della fotografia…il loro corpo è perfezione e pertanto trovo interessante trasportarlo nei miei dipinti

Molto frequenti sono anche le coppie. Da dove nasce questo interesse e quali i significati?

Coppie felici, coppie in crisi, coppie innamorate, selfie tra amiche a Venezia o a Parigi o nella loro intimità…questi sono gli spunti che mi aiutano a creare i miei dipinti, Anche in questo caso i volti non hanno tratti somatici… parlano le mani, la postura l’intimità.

Secondo te l’arte, in questo momento così difficile, può aiutare?

L’arte è sempre arte e l’uomo ne ha bisogno per vivere. Fortunatamente abbiamo persone che si sono impegnate anche nel periodo di chiusura a fare arte on line in modo che si potesse seguire gli eventi direttamente da casa. Penso però che il mercato dell’arte rimarrà in crisi per parecchio tempo in qunto molte persone si sono impoverite e …il dipinto viene dopo prime necessità

Fine modulo

Un caffè con… MARIAROSA MALO GAVARDI

Mariarosa Malo Gavardi

Riprende “Un caffè con l’artista” con la creativa lodigiana Mariarosa Malo Gavardi che ringrazio per aver gentilmente risposto alle domande sulle sue tante – e interessantissime – attività che spaziano dal benessere alla poesia, dalla pittura alla musica. E altro ancora. Buona lettura.

1) Malo, ti occupi di corpo, pittura e musica. Come si conciliano questi ambiti?

Semplicemente mi occupo di me stessa, del mio benessere. Scrivere poesie, dipingere, suonare sono tre tasselli che in questi anni mi hanno preso il cuore. Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo di me, qualcosa che mi piace ma anche qualcosa che voglio cambiare, smussare, migliorare. Così cerco il come, il cosa, il quando e il quanto FARE per generare Salute e … ad un certo punto diventa un imperativo aiutare gli altri, naturalmente chi lo desidera, a fare lo stesso! Vi lascio prima poesia diventata canzone “FERMO TUTTO AUM”:  https://youtu.be/z60S4kQD678 il video ha 2 minuti di “nero” finale per farvi … leggete la seconda domanda

2) Ci puoi parlare del tuo lavoro di educazione alla salute con particolare riferimento al respiro, al movimento e all’alimentazione?

Eccomi qui, mi sento ancora la ragazzina ventenne che aveva un sogno: muoversi  e non finire in un ufficio davanti ad un computer. Anche se a volte mi tocca, per questioni burocratiche e di organizzazione, ma la parte migliore rimane la pratica in studio, con il miei allievi dei corsi a piccoli gruppi e delle sedute individuali. Ovvio che il respiro sia l’essenza della vita, che senza non ci sia vita, ma spesso non lo consideriamo tale e i risultati si vedono in negativo con i dolori e disagi con cui mi confronto durante il mio lavoro. Quando le persone arrivano in studio, si trasformano.  Dal primo incontro chi chiede il mio intervento, tranne rarissimi ostici casi, comprende l’importanza del lavoro che stiamo facendo sulla respirazione. Si appassionano a se stessi, migliorano la qualità della loro vita e diventano curiosi. Hanno voglia di sapere sempre di più. Ed io sono a disposizione. Una schiena, ma in generale un corpo che ha disagi, ha sicuramente necessità di muoversi meglio, di respiro consapevole e di alimentazione adeguata. Ecco che il gioco è fatto: quando è il momento, per l’anima che abita in quel corpo, tutto ciò che ho imparato in questi anni di studio e pratica, è a disposizione.

3) Come s’inserisce la musica nel tuo percorso di vita? Come nascono i tuoi brani?

Ho iniziato ad occuparmi di suono 10, anzi 15 anni fa. Le campane tibetane, il gong sono stati il miei primi strumenti, in cui non serve sapere “la musica”, serve il desiderio di ascoltare. Ero scettica, lo scetticismo tipico di chi è ignorante, cioè di chi ignora. Ma sapevo che la mia mente giudicante stava “mentendo”, nel senso che si permetteva di esprimere un giudizio o considerazione sulla base della sua esperienza in cui non c’era il “file”: SUONO/MUSICA E SUE FUNZIONI ma solo il file di ascolto della musica, per come tutti la conosciamo e così sono andata a fondo. Ho iniziato la mia ricerca personale ed ho notato che i miei animali, una gatta e poi un cane, apprezzavano i loro suoni. Da lì, la mia passione per questi strumenti, successivamente per l’Hand Drum e i Tamburi Armonici, fino alla decisione di prendere, a 40 anni suonati, lezioni di chitarra. Ho conosciuto Riccardo Ferranti che ha partecipato ad un evento promozionale per il mio studio che avevo proposto “Mettiamoci in bolla al Parco” e … detto fatto, chitarra classica acquistata e via. Ancora oggi sono incredula, scrivo poesie per catarsi personale e oggi diventano canzoni, giocando con gli accordi con una delle mie chitarre. Ecco come nascono. A volte prima le rime a volte prima gli accordi, non so, in quei momenti mi estraneo da ciò che non serve, respiro, suono, resto nel qui e ora e arrivano le canzoni.

4) E la pittura? Dove e quando nasce in te il desiderio di esprimerti con i colori?

Il desiderio di colorare, ora nasce dalla necessità di rilassarmi, di respirare, di fare qualcosa che mi piace ed anche di imparare. Seguo un corso di arti pittoriche dal 2011, perché avevo bisogno di staccare la spina da un periodo molto difficile, sia professionale che personale.  Da quel giugno in poi, il colore è ri-entrato nel mio DNA. La storia sarebbe troppo lunga da raccontare, ma un accenno ci sta: qualche anno dopo la dipartita dei miei genitori mi sono accorta che nel mio armadio c’erano solo il nero, il bianco e il grigio. Si, avevo la mia collezione di bandane colorate. Ma c’era qualcosa che mi stonava. Anche lì, letture su letture e poi il coso di pittura. Oggi dipingo, perché mi fa stare bene.

5) Ci sono dei pigmenti a cui attribuisci particolari significati?

Certo che si, tutto si è incastrato alla perfezione: la postura, i centri energetici, i famosi chakras, il colore. Invito tutti a fare il percorso che ho creato proprio dal titolo POSTURA E CHAKRAS. Non approfondisco oltre, vi lascio nella suspence e nella voglia, spero, di sapere, di conoscere, di praticare. Si può fare meditazione con i colori. Vi aggiungo solo questo in merito all’importanza del colore nella mia vita: il mio nome di battesimo MariaROSA, il mio cane BLU; le mie gatte LILLA, LUCE, AGENTO, ORO; gli ultimi arrivati un micetto spettacolare INDACO e la piccola di casa la cagnolina GIALLA.

Vi lascio il link della mia canzone dedicata a loro “SCINTILLA” (Gialla ancora non era stata concepita;)): https://youtu.be/ZXFKwCkM9fs

6) Qual è il senso di fondo dei tuoi dipinti?

Amo la vita, nelle sue sfaccettature, mi lascio trasportare da ciò che mi da sensazioni di pace. Abbiamo un corpo e una mente meravigliosi, dobbiamo imparare a conoscerli e ad usarli. Sono strumenti potenti e potenzianti. La natura è altrettanto potente e potenziante. I segnali che mi manda sono chiari. È cosi che nascono alcuni quadri ed alcune canzoni. Una piuma, o meglio una serie di piume trovate passeggiando con il cane mi hanno ispirato quadri e la canzone “COME NESSUNA” di cui vi lascio il link: https://youtu.be/qJvEeKvyKLc . Il video di questa canzone l’ho creato personalmente scegliendo le immagini una ad una. È stato molto apprezzato dai miei allievi, per le parole e le immagini eloquenti. Queste ultime hanno un chiaro richiamo al lavoro di Riprogrammazione Posturale che facciamo in studio.

7) Nei tuoi quadri – come nel tuo lavoro – mi sembra che la postura abbia un ruolo centrale. Ce ne vuoi parlare?

Postura è salute. (punto) Non aggiungo molto altro, se non che è un tesoro assolutamente da scoprire con la pratica che può (leggi pure deve) essere fatta da tutti, nessuno escluso: grandi, piccini, adulti, anziani, uomini, donne insomma TUTTI!

8) Scorrendo i tuoi pezzi, ricorre spesso la figura femminile … Come mai?

Per antonomasia il corpo femminile pare rappresenti la perfezione (anche se credo proprio che non esista). Un quadro è dedicato anche ad un uomo o meglio la parte femminile della figura maschile. Si l’ho portato in mostra alla Forza della Donna, collettiva ACAV, del 2019.

9) Si osserva anche un cavallo circondato da piume … Cosa significa per te?

Lui è la libertà di essere ciò che sei ed io mi sento così, libera, quando sono con i miei cani nei campi, a piedi nudi sotto la Signora quercia.

10) Ci sono, poi, delle opere circolari che richiamano i mandala con tessere di colore …

Esatta-mente! Il Mandala è la rappresentazione grafica dell’Universo, tutto sembra caos ed invece, se visto da lontano, tutto ha un senso ben preciso. Anche qui una canzone dedicata “Mandala” di cui non ho ancora fatto il video, ma vi invito a contattarmi per avere il CD che presto sarà disponibile.

11) Non mancano neppure paesaggi in cui trionfa l’acqua. C’è un motivo per questa scelta?

Il motivo è semplicissimo: più del 70% del nostro corpo è composto da Acqua proprio come, Gaia, il Pianeta che ci ospita e che siamo tenuti a salvaguardare, ora più che mai! E poi noi siamo “ONDE Luci ed Ombre”, come racconto in una canzone, ecco il link  https://youtu.be/k1Ws0s1JiEc  con questa canzone parteciperò ad un Contest in cui ci sarà anche il direttore artistico di Radio Italia, incrociamo le dita e, accetto i vostri “in bocca al Lupo” (Evviva il Lupo).

12) In tanti lavori e più in generale mi sembra di cogliere, sia nei tuoi lavori pittorici che in quelli musicali, un’immersione nell’io dove inserisci elementi lignei e sassi. Ce ne vuoi parlare?

Sono le mie passeggiate al fiume, al mare che mi portano a recuperare ciò che la Natura “crea”, sassi a forma di cuore e conchiglie e anche ciò che la Natura “scarta”, i legni, per farli diventare parte integrante di un quadro e,  nel caso dei legni, non una semplice cornice, ma il quadro stesso.

13) Una delle tue opere più note raffigura una shamana. Mi sembra una figura da cui promana pura energia …

La Shamana porta scritta una preghiera degli Indiani Lakota, Unci Maka, che canto e suono spesso per ringraziare Madre Terra, il Grande Spirito e il Dono della Vita.

Un caffè con… STEFANO COZZAGLIO

Il critico Simomne Fappanni, l’artista Stefano Cozzaglio e la violinista Su Qi a Casa Stradivari

Milanese doc, Stefano Cozzaglio in arte Xiti ha due come Dr Jekyll and Mr Hyde. Ma nulla di pericoloso sia chiaro. Quella dell’irreprensibile architetto e quella dello spregiudicato creativo, coraggioso al punto di cimentarsi nella realizzazione di opere distanti anni luce, tematicamente parlando, l’una dall’altra. Rimanendo sempre se stesso, spaziando agilmente dall’incisione alla grafica, dall’illustrazione all’acquerello e ad altre tecniche. Ha esposto con successo in tanti luoghi, fra cui il Museo della Stampa di Soncino e a Cremona in Casa Stradivari, dimora del “Sommo liutaio”, conseguendo sempre l’apprezzamento della critica e del pubblico. Lo ringrazio per questo caffè artistico, curato nelle risposte come si confà a un architetto e passionale come si confà a un vero pittore.

– Cosa rappresenta per te l’arte?  L’opera d’arte è il risultato e l’oggettivazione di un pensiero e di una ricerca atta a comunicare al di fuori di noi il nostro modo di concepire la vita.

– Quando hai iniziato a dipingere? Io ho continuato a disegnare da metà degli anni Sessanta, ma ho cominciato a pensare di fare delle mostre dopo avere seguito i corsi di incisione del maestro Giuliana Consilvio. Era la metà degli anni Novanta.

– Quali soggetti preferisci? Ho sempre seguito parallelamente diverse tipologie di argomenti differenziandole anche secondo la diversa tecnica. I temi preferiti: ritratti, ricostruzione di costumi storici, paesaggi, studio del corpo umano .

– Come definiresti il tuo stile?Direi senz’ altro figurativo , anche se talvolta inserisco degli intarsi astratti o simbolici .

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa? Il mio procedere lungo questa strada è fondamentalmente un personale strumento di conoscenza sia verso soggetti, che tecniche nuove .

Un caffè con… RICCARDO BOZUFFI

Riccardo Bozuffi e Simone Fappanni

Riccardo Bozuffi è uno dei miei più cari amici. Ci ha avvicinati l’amore per l’acquerello e poi la condivisione di tante idee e progetti. Oltre a un mare di risate, come vedete dalla foto qui sopra. Uno dei più temerari è stato quello di trasformare, di concerto con Giorgio Denti, uno dei più antichi edifici della nostra Cremona, Palazzo Duemiglia, in un centro culturale e sociale aperto a tante discipline creative: pittura, musica, poesia, letteratura, fotografia… La risposta, almeno per ora, è molto positiva. Con decine di persone di tutte le età (bambini compresi, che animano il corso prima di acquerello poi di tempera tenuto da Bozuffi) che visitano le sale espositive in cui in questi giorni e fino al 29 ottobre è allestita una mostra di Riccardo con opere eseguite con i colori ad acqua e lavori in Silver&Gold, la tecnica di sua invenzione che comprende foglia oro e argento oltre ad altri pigmenti. Per vedere le sue creazioni, rimando al suo sito www.riccardobozuffi.com . Lo ringrazio per questo caffè artistico e soprattutto per la sua amicizia. A conclusione della presentazione della sua mostra mi sono emozionato leggendo alcuni versi della canzone dei Pooh, “Amici per sempre” (https://www.youtube.com/watch?v=wSZJd2rzS5g) che gli ho dedicato. Un’ultima curiosità: è l’unica persona che sia riuscita a farmi dipingere qualcosa: l’armadio e gli infissi di casa mia! Praticamente un mago armato di una (santa) pazienza infinita!

– Cosa rappresenta per te l’arte? L’arte rappresenta lo strumento per trasmettere le mie emozioni.
– Quando hai iniziato a dipingere? Molto presto, già alle elementari mi distinguevo dipingendo soggetti da appendere alle pareti della classe.
– Quali soggetti preferisci? Solitamente paesaggi e ritratti, ma anche temi d’occasione, come ad esempio la musica, il cinema e la Shoah.
– Come definiresti la tua tecnica? Alquanto particolare, specialmente per la mia tecnica “Silver and gold”, comunque sempre nel figurativo.
– C’è stata un’evoluzione nel tuo stile?  Ho sempre lo stimolo di affrontare nuove esperienze artistiche con materiali diversi quindi l’evoluzione è continua.

Un caffè con… FRANCO SORESINA

Franco Soresina, Riratto mistico

Ringrazio il caro amico artista Franco Soresina per questo “caffè artistico”. Si tratta di un artista che ama l’olio, il carboncino e il pastello, con cui esegue originalissime opere realiste che spaziano agilmente dal paesaggio alla figura, dalla natura morta ad altri soggetti d’occasione, come ad esempio quelli dedicati alle discipline sportive. È spesso invitato a partecipare a rassegne e collettive e ha all’attivo numerose e fortunate personali. Suoi lavori sono presenti in collezioni italiane e straniere ed è inoltre presente in prestigiose pubblicazioni d’arte: libri, cataloghi e annuari, fra cui il Comanducci.

– Cosa rappresenta per te l’arte?  L’Arte per me è qualcosa che mi emoziona, che mi da la possibilità di esprimere i miei sentimenti e comunicarli.

– Quando hai iniziato a dipingere? Nel 1965 , allievo del pittore Franco Bertulli.

Quali soggetti preferisci? Paesaggi, nature morte e figure.

– Come definiresti il tuo stile? Impressionista – macchiaiolo

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa? Nella ricerca del colore, della tonalità, della prospettiva, della composizione, ma senza cambiare stile.

Un caffè con… MASSIMILIANO MANENTI

Masimiliano Manenti è riuscito a inserirsi nell’alveo dell’Arte Pop apportando un suo personale contributo con uno stile unico e immediatamente identificabile. Una grande originalità che gli vale l’apprezzamento del pubblico e della critica nelle tante e importanti occasioni in cui, sia i Italia che all’estero, espone con successo i suoi lavori.

-Cosa rappresenta per te l’arte? L’arte rappresenta il mezzo per estraniarmi dalla realtà e proiettarmi in un’altra dimensione. Ha il potere, quando sono concentrato su di essa, di eliminare qualsiasi problema mi assilli. Praticamente è un toccasana infallibile.

Quando hai iniziato a dipingere? La passione per la pittura penso sia innata e comunque sono sempre stato attratto da essa. Ho iniziato sin da piccolo a disegnare e pitturare, successivamente mi sono dedicato alla fotografia. Negli ultimi anni ho quindi trovato uno stile definito che mi identifica e che ho deciso di portare avanti con determinazione. Per quanto mi riguarda l’arte è da apprezzare in tutte le sue forme, è un po’ riduttivo limitarla alla sola pittura.

-Quali soggetti preferisci? I soggetti che prediligo variano in continuazione e spesso sono immagini note del nostro tempo. Alle mie opere attribuisco titolazione specifiche con le quali cerco, nella maggior parte dei casi di mandare messaggi forti contro inquinamento, deturpazione ambientale, differenze razziali e ingiustizie esercitate dall’uomo verso i propri simili e verso la natura.

Come definiresti il tuo stile? Non saprei, il mio stile è unico, serve a rendermi riconoscibile ed è legato alla tecnica che utilizzo per la realizzazione delle mie opere, che è di mia ideazione.

-C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa? C’è e ci sarà sempre, non può essere che così. Anche involontariamente l’evoluzione è indispensabile per un artista e per l’arte stessa.

Un caffè con… EMANUELA TERRAGNOLI

Ammiro molto la mia cara amica artista Emanuela Terragnoli. Anche perché un po’ mi assomiglia: è sempre indaffarata, non è mai ferma né stanca, è sempre pronta a organizzare eventi e a farsi in quattro per gli altri. Tra l’altro è l’infaticabile presidente dell’Accademia d’Arte e Artigianato di Verona (www.accademiaarteartigianato.com ), una splendida realtà culturale a cui è stato conferito qualche giorno fa il prestigioso Premio Internazionale Speciale “La Pallade Veliterna” per l’alto contributo al mondo delle arti visive. Ed Emanuela era presente, comprensibilmente emozionata, a ritiralo a nome di tutti i Soci. Questo impegno non le impedisce però di dedicarsi ai suoi poetici dipinti! Dal suo sito, dove si possono ammirare diverse sue tele, si apprende che “dal 1992 ha esposto in Italia in musei, sedi istituzionali pubbliche e private, nelle città di Verona, Padova, Bolzano, Trento, Trieste, Treviso, Brescia, Cremona, Lodi, Bergamo, Milano, Rimini, Roma, Velletri, Firenze, Pisa, Perugia, Olbia, Napoli, Bari, Foggia e all’estero: Innsbruck; Pisino; Buie; Montevideo; Londra; Mosca. Ha ricevuto premi, riconoscimenti e consensi da pubblico e critica. Suoi dipinti si trovano in collezioni pubbliche e private” (www.emanuelaterragnoli.it). La ringrazio per questo caffè artistico “virtualmente” preso nella splendida Verona, dove Emanuela vive e opera.

– Cosa rappresenta per te l’arte? Uno dei lati affascinanti della vita che mi fa stare bene e in cui mi trovo completamente a mio agio. E’ una dimensione altra che mi estranea dal contesto e mi dona gioia e libertà.

– Quando hai iniziato a dipingere? Ho sempre amato giocare con matite e colori ma ho iniziato a capire che non avrei mai potuto farne a meno fin dalla scuola media … non vedevo l’ora che arrivasse la lezione di arte, nonostante avessimo una professoressa severissima ed esigente che spesso lanciava per l’aula lavori malfatti ed era l’incubo di tanti miei compagni.

– Quali soggetti preferisci? Sono un’amante inguaribile della natura per cui sono più attratta dal paesaggio ma non disdegno di cimentarmi anche nella figura.

– Come definiresti il tuo stile? E’ senza dubbio uno stile figurativo che lascia però poco spazio ai dettagli sia per l’uso della spatola, sia perché si basa su un gesto veloce ed istintivo.

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa? Certamente sì. E’ una evoluzione lenta ma costante. Definisco il mio percorso un viaggio senza meta e senza traguardo perché chi continua a dipingere non può mai definirsi “arrivato” e lungo la strada si cambia per forza di cose… come nella vita e anche questo è il bello dell’arte.

Un caffè con… ALBERTO BESSON

Cremasco, Alberto Besson ha conseguito significativi riconoscimenti al Castello Sforzesco di Milano e alla Società Belle Arti di Torino, che lo hanno incoraggiato a continuare il suo discorso artistico iniziato nel 1965. Gli anni ’70 sono di grande fervore creativo, favorito dalla frequentazione degli ambienti artistici milanesi, parallelamente agli studi universitari. Tre le personali nel capoluogo lombardo in breve tempo e prime realizzazioni serigrafiche su lastre di alluminio e nuovi materiali plastici. Alberto è una persona super impegnata, fra mostre in tutte il globo e altri impegni, ma trova sempre tempo per gli amici. Quindi anche per un veloce “caffè virtuale” con me che ho avuto l’onore di presentare alcune sue personali. E spero in futuro di presentarne altre. Fra l’altro Besson è autore di diverse opere pensate per le copertine dei miei libri. Ne vado davvero orgoglioso. Lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato. L’amicizia è davvero un grande dono!

– Cosa rappresenta per te l’arte?

Una delle ragioni di vita.

– Quando hai iniziato a dipingere?

Nel 1965.

– Quali soggetti preferisci?

Figure stilizzate femminili e spazi astratti dove ognuno può intravedere ciò che preferisce secondo la propria personale sensibilità.

– Come definiresti il tuo stile?

Neofuturista.

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa?

Certamente. Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Negli anni Sessanta erano soggetti prevalentemente in bianco e nero. Poi è arrivato il colore, prima chiarista, poi pop.

Un caffè con… ELIO ROBERTI

Elio Roberti accanto a una sua opera presso l’Altra Arte di Bagno Mella

Come tutti i grandi Elio Roberti è una persona umile, generosa ed estremamente interessante, tanto che non ama definirsi “artista”. Ma in effetti lo è. Senza ombra di dubbio. Le sue doti creative infatti sono cristalline. E chiunque abbia il piacere di conoscerlo non può che apprezzarne la sensibilità. Lo ringrazio per questo “caffè” dove rivela alcuni suoi “segreti”:

– Cosa rappresenta per te l’arte?

È difficile rispondere, in quanto non mi ritengo in artista ma solo un buon esecutore, forse più vicino ad un artigiano.

– Quando hai iniziato?

Ho iniziato a dipingere dopo il servizio militare, affascinato da un commilitone che disegnava benissimo arrivato a casa, in attesa di un lavoro, ho iniziato a copiare un pittore che era molto conosciuto e viveva al mio paese. Riuscivo a copiarlo abbastanza bene ed avevo richieste.

– Quali soggetti preferisci?

I miei soggetti preferiti erano i cieli e le montagne poi tutto il resto della natura. Ora preferisco i prati.

– Come definiresti il tuo stile?

Non saprei. Mi piace stendere il colore in modo materico, Tempo fa usavo la spatola, ora impiego pennelli consumati, usati come la spatola.

– C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa?

Sì, molta. Io non mi rendevo conto, ma guardando le foto del percorso, ho notato una tendenza alla sintesi, sempre con uno sguardo alla realtà.

Un caffè con… CRISTINA PATTI

Un’opera di Cristina Patti (pubblicata per gentile concessione dell’Artista)

Non si può non apprezzare l’arte di Cristina Patti, talentuosa artista palermitana che sa rendere unico ogni soggetto. La ringrazio per questo “caffè” virtuale (purtroppo Palermo e Cremona sono un po’ distanti), in cui mi parla delle sue opere. Per visionare i suoi quadri: https://www.facebook.com/search/top/?q=Cristina%20Patti

– Quando hai iniziato a dipingere?

L’amore per il disegno mi accompagna dai tempi dell’asilo, fin da bambina portavo sempre con me carta e matita ovunque andassi. Perciò è stata quasi una scelta naturale quella di frequentare il liceo artistico e poi l’accademia di belle Arti.

In Accademia mi sono approcciata alla pittura e lì ho iniziato a sperimentare il mio stile pittorico, quello che tutt’ora mi rappresenta; i miei soggetti prediletti sono sempre stati i corpi femminili.

– Cosa rappresenta per te l’arte? Quali soggetti preferisci?

Per me l‘Arte è emozione, sentimento, quando dipingo racconto storie, rivivo momenti, sensazioni, emozioni vissute, sublimandoli sulla tela sotto forma di nudi sensuali, voluttuosi, fusi a volte tra di loro; il dinamismo è una componente essenziale dei miei dipinti così come il colore al quale affido un significato profondo.

– Come definiresti il tuo stile? – C’è stata un’evoluzione nella tua ricerca creativa?

Penso che il mio stile pittorico si possa definire onirico e naif, c’è chi lo definisce realismo magico, in ogni caso dai tempi in cui ero studentessa d’accademia ad oggi, il mio studio sul corpo umano è in continua evoluzione e sperimentazione senza mai perdere però il mio tratto di

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