
Da trent’anni Daniela Righi opera come infermiera nel reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale di Garbagnate Milanese. In questo difficile momento lei e i suoi colleghi sono come sempre in prima linea per curare i pazienti. Con un nemico nuovo, sconosciuto, da sconfiggere: il Covid-19. Ecco allora l’idea di affiggere all’ingresso del reparto una copia di Guernica, il famoso capolavoro di Picasso, come simbolo della lotta contro il virus e di speranza nel futuro. Ne è autrice la stessa Daniela, che ha gentilmente risposto alle mie domande in merito a questa sua opera. Fra l’altro Righi è tutt’altro che alle prime armi dal punto di vista creativo; dipinge infatti da parecchio tempo. Lo dimostra la qualità del suo dipinto. E la figlia Gaia Traballi non è da meno. Essendo autrice di un intenso omaggio alla mamma e chi, come lei, opera per la nostra salute.

A Daniela e a tutti i suoi colleghi non può che andare il nostro pensiero di sincero ringraziamento per questa loro, lasciatemelo dire, “missione”.
Come ha avuto questa idea?
La pandemia ci ha catapultati in un incubo, in pochissimi giorni ci siamo ritrovati ad affrontare emozioni e paure. L’idea mi è venuta di notte, non riuscivo a dormire e ho accostato la tragedia subita dagli abitanti della città di Guernica durante la guerra civile spagnola alla tragedia vissuta dalla popolazione italiana per il Covid-19 e in particolare la grande sofferenza e le difficoltà vissute da noi sanitari e nello specifico da noi medici e infermieri della rianimazione
Proprio come accade nelle terapie intensive unitamente alle gravissime condizioni in cui versano i pazienti si associa anche la speranza di migliorare lo stato di salute degli stessi. Il quadro si compone di vari elementi.
Quali significati ha voluto attribuire alle varie parti che compongono l’opera?
Ho cercato di rappresentare la sofferenza del paziente. A destra, intubato e collegato ad un respiratore meccanico, in evidente stato di terrore e angoscia. E al tempo stesso ho cercato di rappresentare l’immensa difficoltà provata dall’operatore sanitario, medico o infermiere che sia, che giace a terra stremato con un laringoscopio (strumento grazie al quale è possibile ottenere la visuale della glottide, ndr) nella mano.
Qual è il messaggio di fondo del dipinto nella Sua “versione”?
Il quadro di Picasso mi è sempre piaciuto moltissimo e ho pensato che potesse essere l’opera più rappresentativa dello stato emotivo in cui ci trovavamo in quel preciso momento. Come nel dipinto originale, ho lasciato il fiore vicino al laringoscopio, a simboleggiare la speranza e la rinascita
Il messaggio di fondo era proprio questo, il caos, la distruzione, la morte e la sofferenza.
Perché ha deciso di esporlo all’ingresso del reparto in cui lavora?
Dipingo da molti anni, ho sentito di doverlo portare al lavoro, ai colleghi, alle persone che avrebbero di certo compreso quel messaggio. La mia capo sala ha avuto l’idea di mostrarlo anche all’esterno del reparto affinché tutti potessero vederlo ed apprezzarlo. E così è stato.
Pensa che l’arte possa in qualche modo aiutare chi vive momenti angoscianti come quello pandemico?
Nei momenti più difficili poter essere a contatto con l’arte in qualsiasi sua espressione fornisce un contributo di rafforzamento della sensibilità umana nell’affrontare delle prove così terribili.
AUTORI: SIMONE FAPPANNI / DANIELA RIGHI © RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA