UNO SGUARDO SU PIET MONDRIAN: TRA LINEE, COLORE E FORME GEOMETRICHE

Composizione con giallo, blu e rosso di Piet MondrianTate Modern a Londra. Fonte immagine: Wikipedia

VITERBO. Piet Mondrian nasce ad Amersfoort, in Olanda, nel 1872. Dopo aver visto, a Parigi, la rivoluzione cubista capisce ed afferra tutta l’importanza di quel mutamento radicale della costruzione e della funzione dell’opera d’arte. Tornato in Olanda, nel 1914, fonda, con il pittore Theo Van Doesburg, la rivista “De Stijl” che fa riferimento a queste nuove concezioni dell’arte, riunite sotto il nome di “Neoplasticismo”.

La pittura di Mondrian è rigorosa, strutturale, e si fonda sui principi della linea, del piano e del colore. Porta alle estreme conseguenze la razionalità del “Cubismo”, attraverso un rigido formalismo di impianto geometrico-architettonico. Per questa idea “matematica” dell’arte, dove il pittore olandese ammette solo linee rette verticali e orizzontali e il solo utilizzo dei colori primari, giallo, rosso e blu, insieme ai due non colori, il bianco e il nero, i quadri di Mondrian, dal 1920 al 1940, finiscono per assomigliarsi tutti. Una “griglia” di coordinate che formano riquadri di varia grandezza, dove predomina il bianco (luce) e la quasi costante presenza del nero (oscurità). Come in aritmetica 2+2 fa 4, anche nella pittura di Mondrian succede questo: l’artista vuole eliminare il tragico dalla vita, quello che lui chiama il “Barocco moderno”. Quindi “Espressionismo”, “Surrealismo”, la vivacità vitale, gioiosa di Matisse ma anche le dirompenti deformazioni di Picasso, ecc…vengono visti come diritto ad influenzare emotivamente e sentimentalmente il prossimo.

Per l’artista olandese, invece, la pittura deve essere un progetto di vita sociale, e non immagina una società utopistica, senza contraddizioni, ma una società capace di risolvere giorno per giorno, con il ragionamento e senza ricorrere alla violenza, le proprie contraddizioni.

La sua pittura si inquadra in una perfetta “urbanistica” e ha avuto una profonda influenza sull’architettura. Una pittura costruita con campiture piatte, senza l’emozione della pennellata, volutamente fredda, ordinata, pura, ed è per questo che secondo Giulio Carlo Argan, Mondrian è stato, dopo Cézanne, la più alta, la più lucida, la più civile coscienza nella storia dell’arte moderna. L’artista olandese muore a New York nel 1944.

In Composizione con giallo, blu e rosso (vedi sopra) Mondrian vuole superare il concetto di schermo pittorico impressionista e schermo plastico cubista per il loro carattere empirico, visto come un limite. Mondrian si propone di trasformare la superficie (empirica) in piano (entità matematica). La materia complessa deve essere ridotta ai minimi termini. La “griglia” formata dalle linee nere divide il quadro in otto scomparti, di questi, cinque sono variazioni del bianco: bianchi più caldi (aggiungendo un po’ di giallo o di rosso) e più freddi (mescolando un po’ di azzurro o di verde).

Sono variazioni di quantità di luce, quindi di “peso” diverso, come possono essere i numeri. In alto, a sinistra, un rettangolo in altezza, rosso, in basso, a destra, un rettangolo in larghezza, blu. Si contrappongono, così, le due estremità, una con un colore caldo (il rosso), l’altra con un colore freddo (il blu). Contrapposizione, in diagonale. In ultimo la zona più luminosa del quadro, con il giallo, rettangolo in verticale, nella parte bassa del dipinto.

Più che rapporti di forza sono valori proporzionali, metrici. Non sono i sensi che devono valutare, ma la mente. Somiglia, e in un certo senso lo è, ad un’operazione matematica. Il fenomeno viene ridotto a idea. Da una parte l’”Astrazione Lirica” di Wassili Kandinsky, da un’altra l’”Astrazione Razionale” di Piet Mondrian. Due grandi artisti per due grandi linee dell’Arte Moderna” che hanno portato un’infinità di variazioni, di modelli, che ancora oggi tengono vivo il discorso della Pittura.

ALFONSO TALOTTA