UNO SGUARDO SU VINCENT VAN GOGH, ARTISTA VISIONARIO

Vincent van Gogh, La camera di Vincent ad Arles (Arles, ottobre 1888); olio su tela, 72×90 cm, Van Gogh Museum, Amsterdam, fonte: Wikipedia

VITERBO. Vincent Van Gogh nasce il 30 marzo del 1853 in Olanda. Arriva alla pittura abbastanza tardi, intorno ai 27 anni, dopo aver fatto vari tentativi di lavoro tra cui quello che più lo segnerà e cioè il predicatore presso una comunità di operai.

La continua lettura della Bibbia ed il suo carattere schivo e chiuso lo portano sempre più verso una visione mistica della vita e del mondo. Delusioni sentimentali e fallimenti lavorativi lo spingono sempre più verso uno stato di profonda prostrazione psicologica.

E’ in questa situazione che matura l’idea di dedicarsi alla pittura, un altro tentativo per comunicare il profondo bisogno di legami umani che ancora non era riuscito a stringere in modo autentico e continuativo.

Nel 1880 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles e nei primi dipinti si ispira alla pittura di Millet, il pittore dei lavoratori e dei poveri. Disegna moltissimo, non solo per preparare i dipinti ma anche in maniera indipendente, come espressione artistica autonoma e compiuta. Nel 1885 realizza la sua prima opera importante, “I mangiatori di patate”, sintesi dei suoi primi lavori, caratterizzati da un uso espressionistico dei toni scuri, di forte impatto visivo. Quando si trasferisce ad Anversa ha modo di vedere le opere di Rubens e rimane fortemente impressionato dai colori forti e brillanti di questo artista. Scopre anche le stampe giapponesi che influenzeranno moltissimo le sue opere successive.

Dopo Anversa raggiunge il fratello Theo a Parigi e, grazie a lui che dirige una piccola galleria d’arte, entra in contatto con alcuni pittori impressionisti. La pittura di Van Gogh, nel clima impressionista della capitale francese, subisce un radicale cambiamento: la sua tavolozza, fatta fino ad allora di toni scuri e opachi, si schiarisce e diventa più luminosa.

E’ in questo periodo che esegue il numero più alto di autoritratti, nei quali si evidenzia maggiormente l’intensa carica interiore che animava l’artista; i lineamenti del volto con la pelle tirata e la barba ispida, rivelano una forte tensione emotiva, come pure l’aria trasandata che contrasta con l’espressione angosciata e supplichevole degli occhi.

Tra il 1886 ed il 1887 Van Gogh stringe amicizia con Paul Gauguin e inizia con lui un sodalizio tanto straordinario quanto tormentato e tempestoso per il difficile carattere di entrambi. Nonostante i suoi dipinti di ottimo livello, collezionisti e mercanti d’arte ignorano completamente le sue opere. Nel 1888 Van Gogh lascia Parigi per trasferirsi nel sud della Francia, in Provenza, ad Arles. L’artista non è interessato alle rovine romane, delle quali la città va tanto orgogliosa, ma cerca la vita nella campagna, nella pianura, nei campi, negli alberi, nei fiori, nel mare.

In Provenza c’è un’atmosfera radiosa, limpida, piena di colori. Di questo periodo sono le realizzazioni di quadri noti come “L’arlesiana” e “La camera da letto ad Arles”, dove tutto viene suggestivamente trasfigurato dall’uso personalissimo della prospettiva e dei colori. L’elemento più importante di questo periodo ad Arles è il sole e lo si percepisce nettamente nell’opera “I girasoli”, fiori solari per eccellenza, ma anche in tantissime altre opere dove il pittore olandese fa esplodere un mondo di luce, di colore e di energia. Ma questo è anche il periodo della violenta lite con Gauguin, infatti, proprio la notte di Natale del 1888, Van Gogh tenta di aggredire l’amico con un rasoio ma poi finirà per dirigere verso se stesso la carica aggressiva della rabbia e si taglierà il lobo dell’orecchio sinistro.

Questo avvenimento minerà ancora di più il suo fragile equilibrio psichico e sarà lui stesso a voler andare volontariamente in una casa di cura. I soggetti pittorici di questo periodo testimoniano la sua difficoltà: cipressi dai colori cupi, con livide sfumature e ulivi dai rami contorti e rinsecchiti.

Nel frattempo il fratello Theo si sposa e, nel gennaio del 1890, diventa padre di Vincent Willem, chiamato così in onore dello zio che ne è il padrino. Il matrimonio e la paternità di Theo danno l’impressione a Vincent di perdere l’unico legame affettivo che gli rimane e, così, le crisi nervose si susseguono a ritmo ravvicinato. L’ultimo periodo dell’artista è ad Auvers, vicino Parigi, dove in poco meno di due mesi realizza un’ottantina di quadri. Rimane turbato quando apprende che il fratello non trascorrerà con lui le vacanze ed anche Gauguin gli farà sapere che non andrà ad Auvers.

Alcuni giorni dopo Van Gogh dipinge l’ultima opera importante, il “Campo di grano con corvi”, i cupi e tenebrosi uccelli che svolazzano sui campi e il cielo scuro e minaccioso sembrano lugubri presagi di morte. Il 27 luglio, recatosi come al solito nei campi per lavorare, si spara una revolverata. Morirà due giorni dopo, a 37 anni. Durante la sua vita è riuscito a vendere solo un quadro, adesso le sue opere sono tra le più costose al mondo. Con la sua pittura ha anticipato, insieme a Munch, il movimento artistico dell’Espressionismo.  

ALFONSO TALOTTA