UNO SGUARDO SUL CENACOLO VINCIANO

Leonardo Da Vinci, Ultima cena

MILANO. «Fece ancora in Milano ne’ frati di S.Domenico a S.Maria delle Grazie un cenacolo, cosa bellissima e meravigliosa…la quale opera rimanendo così per finita è stata dai Milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione e dagli altri forestieri ancora».

Così scrive Giorgio Vasari nel XVI secolo (pochi anni dopo la sua realizzazione, nel 1495) nelle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori della celeberrima opera di Leonardo, già riconoscendone il valore e la fama che da sempre porta appassionati o semplici curiosi ad ammirare l’opera.

Il soggetto dell’Ultima cena è il momento drammatico dell’annuncio di Cristo dell’imminente tradimento da parte di uno degli apostoli, soggetto largamente diffuso nella tradizione figurativa del XV secolo, ma interpretato in modo del tutto originale dal genio artistico di Leonardo.

Il dipinto si impone, nello spazio del refettorio, come il fotogramma di una rappresentazione cinematografica o teatrale su un enorme schermo o palcoscenico, congelando l’azione dinamica e continuamente rinnovando lo sgomento corale degli apostoli.

Leonardo predispone la scena e i gesti degli apostoli quasi fosse un regista: al centro della composizione è isolata, in veduta frontale, la figura del Cristo, su cui convergono tutte le linee prospettiche dell’architettura in cui è rappresentato l’espisodio sacro e la cui figura acquisisce rilievo anche grazie alla presenza della finestra sul fondo che sembra incorniciarne il volto.

Alla sua destra e alla sua sinistra si dispongono in ritmica scansione di gruppi di tre gli apostoli, per la maggior parte rappresentati di profilo e bloccati nei gesti che sono la reazione emotiva immediata all’annuncio che tra loro vi è un traditore, reazione che è per tutti meraviglia, incredulità, paura.

Ogni apostolo è rappresentato nel proprio carattere individuale, per come lo restituiscono i vangeli, e sospeso nell’atteggiamento che nella sacra rappresentazione lo caratterizza psicologicamente, come ad esempio l’iracondo Pietro che con la mano sinistra scuote il Cristo e nella destra stringe di nascosto un coltello.

Ultima Cena, part.

Impaziente è Giuda, vicino a Pietro, che viene rappresentato con la borsa dei denari stretta nella mano sinistra e, unico tra gli apostoli, con il volto in ombra, ma non viene ritratto isolato come di consueto nei coevi dipinti di eguale soggetto. In primo piano il lungo rettangolo bianco della tovaglia appare quale ideale palcoscenico che accoglie la rappresentazione, sopra la tovaglia anche gli oggetti partecipano all’intensità della scena: piatti, bicchieri e pietanze entrano in equilibrio con i gesti concitati degli apostoli.

La luce che illumina la narrazione proviene da sinistra, dove si trovava la finestra del refettorio, ed è un accorgimento che dona realismo al dipinto, come pure l’architettura della stanza in cui si svolge la scena , che è la prospettica prosecuzione del refettorio in cui si trova.

AUTRICE: MICHELA GATTI (Riproduzione del testo riservata)

CENACOLO VINCIANO: sito ufficiale https://cenacolovinciano.org/

NOTA. Fonte immagine: Wikipedia: Leonardo Da Vinci, Public domain, via Wikimedia Commons