VAN DYCK: QUANDO NELL’AUTORITRATTO C’È UN GIRASOLE

Autoritratto con girasole di Antoon Van Dyck, 1633,
collezione privata del Duca di Westminster (Fonte immagine: Wikipedia)

A mezzo busto e con lo sguardo rivolto verso l’osservatore come a richiamarne l’attenzione, Antoon Van Dyck si auto-ritrae con indosso un’elegante blusa di raso rosso, intanto che con la mano sinistra solleva la pesante catena d’oro che gli cinge le spalle a sottolineare la sua condizione d’agiatezza economica, mentre con la destra indica il girasole che ha da poco finito di dipingere.

Simbolo di fedeltà perché collegato al mito di Clizia, questo fiore, oltre ad assumere significati amorosi, negli emblemi olandesi e inglesi era messo in relazione con la fedeltà al sovrano.Ignorando a chi fosse dedicato, non sappiamo nemmeno se l’artista l’avesse dipinto per un’amante o per Carlo I d’Inghilterra per il quale nel 1633, anno della sua realizzazione, stava lavorando.

Certo è che questo autoritratto, per originalità della composizione ed uso dei colori, figura fra i capolavori del fiammingo Antoon Van Dyck, nato ad Anversa il 22 marzo del 1599.

Col nostro Paese il maestro ebbe un feeling particolare perché nell’arco della sua breve vita trascorse in Italia circa sei anni spostandosi fra Genova, Roma, Bologna, Venezia, Firenze e Palermo, per poi per l’appunto trasferirsi a Londra al servizio di Re Carlo I.

I Fiamminghi infatti, popolo laborioso che ha costruito il proprio benessere sui commerci e i traffici marittimi, sono sempre stati aperti al mondo in un proficuo interscambio non solo di merci, ma anche di idee, mode e cultura, in un quadro di generale tolleranza impregnata d’ideali calvinisti e improntata alla valorizzazione dell’essenziale oltre che al fastidio per l’ostentazione fine a se stessa.

In quest’ottica non meravigliano affatto gli stretti legami che in quel periodo li univano a coloro che in Italia rappresentavano un po’ i loro “gemelli”, seppure di parte cattolica, cioè i Genovesi, gente anch’essa da sempre dedita al commercio ed ai traffici marittimi, laboriosa, austera e poco propensa agli sperperi.

Così la prima tappa che il giovane Van Dyck fece durante il “Grand Tour” d’Italia fu proprio quella di Genova, dove sbarcò nel 1621 nel bel mezzo del “Secolo d’Oro” di questa città, che in quel periodo riuscì a sopravanzare per ricchezza e cultura la Firenze del secolo precedente.

Qui si mise al servizio delle famiglie del patriziato cittadino, nomi come gli Spinola, gli Adorno, i Doria, i Durazzo, i Lomellini e soprattutto i Brignole-Sale, per i quali realizzò i ritratti dei personaggi più importanti.Molti di questi meravigliosi dipinti si trovano ancora in città e possono essere ammirati all’interno di quella straordinaria serie di Palazzi che impreziosiscono i due lati dell’attuale via Garibaldi formando la cosiddetta lista dei “Rolli”, Patrimonio dell’Umanità.

Il nostro si spostò poi a Roma dove realizzò il bellissimo ritratto del Card. Guido Bentivoglio, protettore della folta comunità fiamminga di Roma, e poi ancora a Bologna, Venezia, Firenze e Mantova, luoghi in cui ebbe modo di ammirare quadri di Tiziano, Caravaggio, Paolo Veronese, Guercino e di chissà quanti altri artisti ancora, facendone tesoro per la propria arte.Infine fece tappa a Palermo dove, oltre a realizzare il quadro di “Santa Rosalia incoronata dagli Angeli”, ebbe la straordinaria possibilità d’incontrare l’ultra-novantenne pittrice Sofonisba Anguissola, di cui ci lasciò un intimo ritratto eseguito a carboncino.

L’esperienza italiana gli permise d’imporsi a livello europeo come apprezzato ritrattista, tant’è che negli anni seguenti lavorò prima per la Regina di Francia Maria de Medici, e poi per Re Carlo I d’Inghilterra, di cui divenne il pittore di corte, trasferendosi a Londra dove sarebbe morto ancora giovane il 9 dicembre del 1641. Fu sepolto nella Basilica di San Paolo in una tomba purtroppo andata persa in quello che, un paio di decenni più tardi , sarebbe stato il grande incendio di Londra.

AUTORE: ANSELMO PAGANI

NOTA. Accompagna questo scritto l’”Autoritratto con girasole” di Antoon Van Dyck, 1633, collezione privata del Duca di Westminster. Si ringrazia Anselmo Pagani l’autorizzazione a riprodurre integralmente il suo testo.