“IL CIELO SCESO IN TERRA”. ORIENTAZIONE E DETERMINAZIONE DELLO SPAZIO/TEMPO NELLA COSMOGONIA: L’ABAZIA DI CHIARAVALLE

Lo Zodiaco. Fonte immagine: Wikipedia

CHIARAVALLE. La tematica che investe il passaggio da uno stile romanico a uno gotico si presenta comunque assai ampio, e coinvolge prima di ogni altro aspetto quello di un passaggio di mentalità.

Con il temine mentalità ci si riferisce qui a un cosmo valoriale che interpola caratteri religiosi e di vita concreta caratterizzanti il passaggio dal secolo XI al XIII.

Uno dei modi più efficaci per tentare di calarsi all’interno di quel sistema di pensiero, di secoli ormai lontani, è quello di studiare ciò che di quel pensiero è arrivato ai nostri giorni, e uno di questi modi è immergersi nel complesso sistema cosmogonico che si è inverato nell’architettura degli ordini monastici.

L’abazia di Chiaravalle milanese è un ambito privilegiato per avere questo approccio, perché nasce, o forse sarebbe meglio dire rinasce al principio del XI sec. sopra le rovine di un antico monastero di origine longobarda( VIII sec.) per impulso di San Bernardo di Clarivoux e dei monaci cistercensi a partire dal 1147 con la dedica della chiesa a s. MARIA DELLA CASTAGNOLA, nell’ambito di quei movimenti di riforma ampia dei costumi della chiesa cattolica, divenuta troppo incline agli stilemi della vita mondana.

Pauperismo e austerità sono gli atteggiamenti mentali, pratici e religiosi per ritrovare la bellezza della semplicità nella fede e nella natura; nei processi e nei tempi della natura.

Il monastero cistercense e per alcuni particolari aspetti anche i monasteri di altri ordini, nella più tipica concezione medievale si presenta come una vera e propria cosmogonia, e animato dalla volontà di ricreare nuovamente, secondo le disposizioni di Roberto di Molesne, quell’ordine dell’universo uscito dalla mente di Dio, in un microcosmo che è appunto il monastero.

“Il cielo sceso in terra” questa dunque la prospettiva, la teleologia monastica che si presenta come una vera e propria cittadella autonoma, a partire dalle mura che cingono il monastero stesso cosi come del resto tutte le città medievali.

La cinta muraria ha significato di protezione materiale come per tutte le fortificazioni medievali, ma anche spirituale: non è raro infatti trovare in prossimità delle porte di ingresso, edicole con figurazione di santi o madonne, a scopo apotropaico.

L’ordine cistercense combattendo il secolarismo, ma anche atteggiamenti divenuti troppo alieni dall’insegnamento di Cristo, come quelli vigenti a Cluny, vede nel 1113 entrare nella comunità Bernard de Clarivoux, come vessillifero di questa causa che, come atto primo di questa missione, si impegnò nella fondazione di nuove abazie.

L’architettura cistercense, definita nel rinascimento come barbara, ossia gotica, nasce e si costruisce anche su una base inerente una simbologia che a sua volta si alimenta di un intrecciato sistema di pensiero legato alla concordanza dei RITMI della natura, alla ARMONIA delle proporzioni, alla ASSONANZA simbolica fra luogo abitato, in cui si invera la vita, e le attività che vi si svolgono.

Una austerità delle forme, quella cistercense, ma di una luminosa spiritualità.

Sobrietà che si fonda sulla luce, tanto da determinare il numero, la dimensione e l’ampiezza delle aperture nelle pareti degli edifici sacri.

Abazie come Fontnay, Chiaravalle di Fiastra, Fossanova, San Miniato al Monte, Casamari, tutte portano l’imponenza delle chiese dei templari, se non che i nuovi templi non procedono piu riproponendo il modello centrale della “Anastasys” che era stato un modello a pianta centrale, ma invece adottano la configurazione a croce latina.

La chiesa cistercense si apre con una facciata a vela sormontata da un timpano e preceduta da un nartece a tre archi a tutto sesto.

La pianta latina, a tre navate e con santuario rivolto a oriente, mostra un’abside piana munita di tre monofore strombate verticali sormontati da altrettanti rosoni.

Si associa con tale orientazione, il tabernacolo al punto di nascita del sole e quindi al simbolico significato vivificante della luce. Il coro dei monaci e l’area dei conversi sono separati da una barriera fisica ma non visiva.

Chiaravalle milanese, chiostro interno dei monaci. Fonte immagine: Wikipedia

A sud della chiesa si dispiega il chiostro che è una macchina estremamente complessa di produzione di lavori artigianali e di agricoltura: al cento un pozzo per l’acqua, fonte di vita per i monaci ma anche per le attività che si svolgono nel monastero.

A nord della chiesa invece, dalla parte opposta al chiostro, “la porta dei morti” che immette nel cimitero monastico, perché il nord è il luogo del freddo e dell’oscurità.

Uno schema che, tralasciando poche variazioni, si ripete, nelle fondazioni cistercensi (emblema del passaggio dal romanico al gotico) sempre uguale.

“Deus is cuius hoc templum est omne quod conspiciis…” si trova scritto nello scritto Ciceroniano( semi frammentario) del “Sogno di Scipione”, in cui ben si esplicita come Dio sia tutto ciò che (qui) si contempla.

Il Monastero è la Gerusalemme celeste calato sulla terra, secondo un pensiero neoplatonico che dalla tarda antichità ha attraversato gli scriptorium dei primi monasteri benedettini e in seguito ha trovato la sua formulazione più compiuta nel pensiero della scuola di Chartres.

Il tempio di Dio è l’universo, quindi il monastero si conforma a “quel” tempio.

Dal testo di Macrobio che ha attraversato i secolo ed è diventato un caposaldo della mistica medievale e cristiana, riporta una analogia fra la vibratilità della vita cristiana con la scoperta dei toni musicali.

Macrobio racconta, che facendo vibrare una corda con appeso un peso, se accanto si pone una corda con lo stesso peso, per risonanza essa vibrava allo stesso modo con intensità un po minore.

Analogalmente, ciò che accade in cielo, accade per risonanza anche in monastero, divenendo questo il riflesso dell’ordine celeste.

Lo zodiaco, per questo motivo, che si trova in molti se non in tutte le fondazioni di questo ordine, in genere posto sul pavimento, è una sorta di icona del monastero perché tutto ruota intorno a un centro, ma all’esterno questa icona è delimitata nella dimensione Spazio-Tempo, da un quadrato, cosi come gli angoli e la forma del chiostro sono quattro: quattro sono gli evangelisti, ma anche i punti cardinali, gli elementi della creazione, le stagioni, quattro sono i cicli lunari.

Nel chiostro le colonne per lato sono 12, come gli apostolo e i mesi dell’anno.

La somma delle colonne dei lati a due a due da 24, come i cicli lunari e pressapoco il ciclo mestruale femminile.

Il pozzo al centro del chiostro è ottagonale: 4 i lati del chiostro, 3 la trinità. Sommati fanno 7. I giorni della creazione. Più uno, quello del giudizio fanno 8, i lati del bassmento della fonte o pozzo; e molto altro ancora che rimanda a un ordine cosmogonico.

Draghi e grifoni presenti nello zodiaco

simbolicamente rappresentano l’immagine Ibrida di congiunzione, cosi come si presentano, fra terra e cielo, formati come sono da metà corpo leonino ( terra) e l’altra metà da ali e testa di Aquila (cielo), che tiene fra le zampe un serpente.

L’intima struttura dell’universo è fatta e ordinata da numeri e serie armoniche di cui sono intrisi la vita ordinata, e i luoghi ove questa si svolge.

La struttura dell’anima stessa è proporzionale, e questo trova assonanza con il pensiero addirittura Pitagorico, antico di almeno 1600 anni in cui Dio è unità, l’uno che poi sarà di Plotino.

Ma “l’uno” non esiste, se non come astrazione mentale; dall’uno scaturisce il due, fra cui corre una e una sola retta, altra astrazione mentale, il quadrato di due è quattro che formano una superficie, e dal quattro, salendo con i multipli l’otto sedici etc..si formano, dal primo solido cubico, tutti gli altri poliedri: base strutturale dell’universo ordinato.

Numeri pari identificati come maschili e quelli dispari come femminili, condizionano addirittura la distanza fra le colonne del chiostro o la quantità di cibo e di pagnotte sfornate o le righe di semina dei campi( tutti, in questi ambiti, assolutamente pari essendo l’ordine cistercense Cristo centrico).

Ma dei rapporti proporzionali, attraverso il compasso, lavorando folle figure piane più elementari e in particolare quadrato e triangolo (4+3 come si diceva)è possibile trovare il numero D’oro che definisce la sezione aurea, ossia lo schema dei rapporti proporzionali ricorrente in tutto il creato dalla doppia elica DNA al cosmo.

Questo numero fi aurea proporzione, di li a pochi anni nel XIII secolo Fibonacci formulerà nella sua serie armonica (immagine).

Tutto questo si ritrova calato nella proporzione degli spazi del monastero cistercense e nel rapporto con le attività: si tratta di una proporzione armonica che è la stessa sulla base delle armonie Musicali

Cosi come la più nobile ed eterea delle arti anche la concretezza della struttura su regge su proporzioni. L’altezza della navata centrale della chiesa abbaziale di Chiaravalle in rapporto all’altezza delle navate laterali è un rapporto di 1/2”, Quella del complessivo N° delle colonne del chiostro stabilisce un rapporto di 1/3 con il numero degli evangelisti, di ¼ se si considerano gli scritti di S. Paolo , “l’ultimo degli apostoli”, e di 1/6 se ad essi si aggiungono gli pseudo evangeli, e questo accade su tutta l’area e le colonne della struttura lette in senso verso e inverso.

Questi rapporti si ritrovano anche in Facciata della chiesa con la modularità quadrata e triangolare nel “timpano” se cosi si può dire.

Il Rosone in Facciata, sovrastato da una semplice bifora, ancora di eco romanico e arcuata a tutto sesto, è l’unico ma significativo elemento gotico in un complesso della facciata romanico.

La forma circolale del rosone scandita da raggi e modanature, e distinto per il materiale bianco rispetto al mattone, e in forma allude all’armonia cosmica di un tempo circolate e concepito in modo teleologico.

Funzionalmente, consente alla luce di penetrare e costruire perenne rapporto fra cielo e terra: il solstizio d’estate è coincidente con il segno zodiacale del cancro (il primo dello zodiaco è invece l’ariete).

Macrobio sosteneva che vi erano due vie attraverso cui le anime si incarnano e poi tornano al cielo.

Quando l’autore latino si mise al lavoro per redigere il suo documento si credeva che le anime dimorassero nel cielo delle stelle e che attraverso il segno del Cancro esse si incarnassero (segno zodiacale del cancro che coincide con l’abside, quindi dove sorge il sole, quindi luce, quindi vita, da qui il richiamo con l’incarnazione di Cristo, il passaggio dalla credenza pagana a quella cristiana e la missione salvifica….etc..), ma è attraverso la porta del capricorno ( solstizio d’inverno) ossia la porta d’inverno che le anime tornano al cielo.

Amboni e portali riportano fattezze ossequianti a questo sistema cosmogonico. Cosi, se la decorazione del medioevo tende a polarizzare, la struttura ibrida degli ambienti tendono a ORIENTARE, non in gesto o uno sguardo o un pensiero, ma l’esistere stesso del monaco nel monastero come gli angeli in cielo […]

LUCA NAVA