EDUCAZIONE CROMATICA: IL NUOVO MURALE DI ALFONSO TALOTTA

Particolare del murale “Educazione Cromatica” di Alfonso Talotta

BLERA (VT). Alfonso Talotta ha realizzato l’ultimo suo intervento artistico pubblico in quella che la dirigente scolastica dell’I.C “Andrea Scriattoli” di Vetralla, Deborah Puntel, considera l’agorà della Scuola Media Statale “M. e G. Alberti” di Blera. Si tratta di un vasto ambiente molto luminoso attorno al quale si dipanano corridoi ed aule, e che una scalinata collega al piano superiore che si affaccia, a mo’ di ballatoio, proprio sulla piazza-cortile – l’agorà appunto –

E’ qui che l’artista ha dato vita alla sua “metopa” dipinta, un murale di spazi triangolari curvilinei e colorati che si alternano consequenzialmente e che, partendo dal lato sinistro della “piazza”, salgono al piano superiore a delimitare il ballatoio.

Il titolo di “Educazione Cromatica”, 2023, pittura acrilica su muro, metri 1,15×19,  da lui scelto vuol essere un richiamo al rispetto, all’attenzione e all’ascolto, nella contemplazione di una dimensione fatta di colori vividi ed accesi, e dove le frasi d’artista messe in epigrafe sembrano l’invito a considerare che l’arte è sicuramente un dono innato, un talento naturale, ma che il processo della creazione artistica non può prescindere dalla conoscenza e dallo studio del percorso creativo che nei secoli si è evoluto in vario modo, traducendosi però sempre in un linguaggio universale comprensibile ai fruitori di ogni tempo.

E questa della scuola di Blera è una pittura che, oltre a testimoniare l’evolversi del linguaggio creativo dell’arte contemporanea in generale, prosegue con coerenza l’idea che da sempre ha accompagnato la genesi delle opere di Talotta, ossia quella di liberarsi del superfluo per arrivare all’essenza delle cose. Idea che, già manifesta nelle opere realizzate negli anni ’70 a partire dai “Tracciati Urbani”, si ripropone, anno dopo anno, in ogni sua realizzazione artistica, diventando una precipua cifra stilistica.

L’opera di Talotta è qui pensata per lo spazio espositivo ed è rivolta più alla narrazione che alla sperimentazione, nell’ottica di un linguaggio che con immediatezza trasforma lo spazio da una dimensione consueta e quotidiana ad una dimensione altra, che è al contempo fisica e mentale.

Nell’agorà la luce ha un ruolo attivo essenziale perché ritma lo spazio attraverso intere pareti trasparenti, e questo consente all’artista di generare uno spartito nel quale fissare la propria azione creativa, dove testare gli effetti della materia e delle forme, dove applicare una sequenza di colori in grado di frammentare visivamente la percezione dello spazio aperto ed arioso.

Nella dosatura rigorosa della cromia anche il colore diventa un registro eloquente di comunicazione, modulato perfettamente con lo spazio che lo accoglie senza però esserne sovrastato.

La suggestione data da questo murale in cui cinque campiture triangolari si susseguono ordinatamente è quella di un pentagramma cromatico – un pentacromo appunto – che ha il suo incipit, la sua chiave di violino, nella presa di corrente da cui simbolicamente parte quell’energia vitale che, salendo lungo il bordo della scalinata, lentamente va a distendersi lungo il ballatoio.

E’ qui che – grazie al ripetersi dei colori rosso, nero, blu, giallo e verde che generano un ambiente caldo e familiare, percettivamente confortevole ed emotivamente positivo, e grazie al disegno impostato sulla suddivisione in campate che crea una vera e propria geometria ritmica – si respira l’eco di quella poetica spazialista riconducibile a “forme, colore, suono attraverso gli spazi” che Lucio Fontana teorizzò nel Manifesto tecnico dello spazialismo.

Maria Elena Piferi, storica dell’arte e curatrice indipendente.