GRAFFITISMO E STREET ART, QUALE RAPPORTO?

Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Bruno Bischofberger e Fransesco Clemente, New York, 1984, fonte: Wikipedia Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International , autore dello scatto Galleria Bischofberger.

VITERBO. ll “Graffitismo” americano inizia intorno agli anni settanta e si afferma, a livello internazionale, negli anni ottanta. Inizia come una sorta di “guerriglia” artistica, nel senso che i protagonisti si muovono nell’ombra, di notte, con azioni rapide, improvvise, che vanno ad istoriare, soprattutto, i vagoni delle metropolitane, riuscendo, così, a far viaggiare le loro opere, magari dal Bronx a Brooklyn. Come al solito il sistema dell’ arte, il mercato, fiuta l’affare e porta questi anonimi graffitisti dalla strada alle gallerie d’arte, facendoli diventare artisti di successo, ricchi e famosi. I principali protagonisti di questa trasformazione sono: Keith Haring, (1958/1990) e Jean Michel Basquiat, (1960/1988). Il primo lavora in modo ordinato, preciso, controllato, vicino più alla “Pop Art”, più decorativo. Il secondo presenta opere di sapore espressionista, primitive, infantili, violente. Diversissimi tra loro saranno accomunati da un tragico destino: la precocissima morte, a 32 anni Haring, con l’Aids, a 28 Basquiat, per overdose.

Di derivazione dal “Graffitismo”, la “Street Art”, anche se ci sono delle differenze sostanziali. Con questa situazione la strada diventa una galleria d’arte, con un pubblico più vasto, con più visibilità. Da una parte c’è chi, come Banksi, il più famoso, anche se non si conosce la sua identità, porta avanti un discorso di attualità politica, di protesta, di etica, dall’altra c’è chi tende ad abbellire, decorare, rendere più vivibile un posto. E’ in questa situazione che mi piace parlare di un luogo vicino a noi, “Sant’Angelo”, sulla Teverina, nei pressi di Roccalvecce, posto fino a poco tempo fa misconosciuto e che adesso, invece, è oggetto di interesse anche nei notiziari nazionali e noto come, “Il paese delle fiabe”. Infatti, le pareti delle case, i muri, di questo paesino, sono diventate delle pagine illustrate proprio con immagini delle fiabe più famose: Alice, Cappuccetto rosso, Pinocchio, ecc…Le strade, i vicoli, i muri, diventano un particolare libro, più che da sfogliare, da attraversare e da ricordare. Ci sono queste realtà, magari meno famose, meno alla ribalta, più raccolte, da scoprire, ma non per questo meno importanti anche perché proprio attraverso l’arte, in modo specifico quella dei murales, la pittura che prende forma sui muri delle facciate di case, edifici, palazzi, fabbricati in genere, è riuscita nel miracolo di far rinascere proprio dei borghi destinati alla scomparsa, all’abbandono. Adesso, per le strade di chi ha adottato questa strategia, si vedono turisti, i piccoli negozi, le trattorie, le botteghe sono ritornate a vivere, a produrre, a dare fiducia, positività e interesse a tutto il posto. La nostra nazione è ricca di queste piccole realtà locali e mi piace ricordare, in questo contesto, quello che è riuscito a fare, già dalla fine degli anni sessanta, un importante artista sardo, Pinuccio Sciola, lo scultore che ha dato voce, suono, alle sue sculture in pietra. Questo artista ha avuto il merito di far rinascere il suo paese natale, San Sperate, in provincia di Cagliari, proprio con un progetto legato ai murales, alle pitture a cielo aperto, all’arte di strada. Il bianco della calce per intonacare i muri di tutto il paese che diventano, così, bianchi fogli di carta per essere disegnati, o candide tele pronte per essere dipinte. In questi cinquanta anni il piccolo paese è diventato meta di tanti artisti, anche stranieri, di studenti, di amanti dell’arte, writers. Recentemente, nel 2016, è nato un legame tra San Sperate e la Biennale d’arte di Cerveira, in Portogallo e, questo gemellaggio, ha portato nel paese sardo 16 artisti lusitani per la mostra, “Territori immaginati”, che aveva come tema le migrazioni. Bello anche il clima che si forma da questi incontri, infatti, il proprietario dell’abitazione dove prenderà vita il murale, ospita l’artista sino alla fine del lavoro, insomma una sana e schietta accoglienza. In tutto questo c’è posto anche per i bambini che, sempre per l’interesse di Sciola, dal 2007, sono chiamati a colorare, tinteggiare e dipingere, strade, muri, per dare forme e colori al territorio. Ovviamente, questo clima artistico, si porta dietro altre forme creative come gli spettacoli teatrali, i mimi, i trampolieri, artisti da cabaret, ecc… Insomma un esplosione di impulsi, messaggi positivi, che hanno una ricaduta favorevole anche sul piano dell’economia e del lavoro. Ecco quello che è riuscito a fare Pinuccio Sciola, un artista legato alla sua terra ma presente con le sue opere in varie parti del mondo e anche se è morto, a 74 anni, nel 2016, la sua presenza è viva, palpabile, nel suo paese tanto amato e che continua a vivere, respirare, comunicare, come le sue sculture in pietra, quella pietra che l’artista, attraverso tagli, feritoie, pertugi, è riuscito, come per incanto, a far suonare, come fosse un magico strumento musicale capace di arrivare dritto al nostro cuore e alla nostra anima. 

Autore: ALFONSO TALOTTA