FRANCO BOARETTO: INTRECCI DELL’ESISTENZA ALLA CHIESA DI SANTA CATERINA

CERNUSCO La chiesa di Santa Caterina di Cernusco ospita, dal 4 al 12 maggio, la mostra personale di Franco Boaretto. Numerosi e assai intrecciati  si presentano i rimandi significanti in quella che si può guardare, nell’interezza dei suoi lavori, come una vera e propria impresa artistica divisa fra pittura e scultura modellata declinata nella specialità del raku, nel caso di questo artista

Nel circoscritto e selezionato numero di esemplari, ma nondimeno significativo dal punto di vista del contenuto, in questa circostanza l’artista condensa molti aspetti della sua ricerca decennale.

Nucleo ideale e movente dell’atto generativo sono in prima istanza le numerose suggestioni che hanno origine da una parte, nella ideale immagine della figura del corpo femminile (e di tutto ciò che essa può assumere in termini di valenza e significato), dall’altra la visione di tutto questo in senso archetipico.

Percepibile fin dal primo momento della posa dello sguardo sulle creazioni in raku, presentate nello spazio della piccola chiesa della provincia lecchese che le ospita, la presenza sottostante la percezione di un certo arcaismo primigenio.

La genesi delle forme, la cui base sono gli elementi di aria acqua, terra e fuoco, vengono consolidate da quest’ultimo che insieme all’impronta lasciata dall’artista, sono il cuore della genesi delle opere e conferiscono allo spasimo della materia in formazione, un continuum con l’immagine ideale archetipica delle forme, spesso identificate con quelle “ideali” della figura femminile.

La terra cosi come la donna sono da sempre entità generative di vita, il fuoco è in un caso il catalizzatore per la trasformazione e formazione della materia.

Il fuoco emotivo è altresì catalizzatore per la genesi delle immagini ideali, tradotte in forma empirica.

Ecco allora che fra le forme e gli intrecci, appunto, compaiono alternanze di luci e ombre in cui a prevalere sono le parti dal carattere più indefinito e più in via di evoluzione verso l’una o l’altra condizione: le penombre.

Il carattere di indeterminazione della penombra, potenziale stadio evolutivo recante intrinsecamente un’aspettativa di ciò che ancora non è ma che potrebbe divenire, è enfatizzato poi dall’alternanza spesso e volentieri, di parti del corpo modellato, lasciate opache in luogo di altre ridefinite a smalto; un contrasto, una scelta oculata della ripartizione, volto a conferire preziosità di stigmate intellettuale a ciò che gia di per se serba origine ignea e preziosa .

Molte di questi apporti smaltati si presentano poi come bassi rilievi recanti simboli e scanalature a modo di decorazioni che qualche volta, come nel caso dell’elemento circolare traforato, assai ricorrente, si pone come una cripto firma.

Forme che si fanno spazio in uno spazio che diventa tutto attorno come modellato a sua volta, quasi contaminato e divenuto bolla territoriale di una entità che serba in se ancora il residuo vitale del fuoco e dell’azione che le hanno informate e, certamente, tutta la vitalità emotiva e intellettuale, afferente a quei modelli non meno originari, in perenne equilibrio dinamico, che le hanno generate.

ORARI: sabato e domenica 9-12, martedi 15-18, giovedi 15-21:30

LUCA NAVA