I 100 ANNI DI MINA GREGORI, UNA VITA LUMINOSA AL SERVIZIO DELL’ARTE E DEL BELLO

Un volume di Milna Gregori dedicato a Caravaggio edito da Electa

CREMONA. Presso la Sala dei Quadri del palazzo Comunale di Cremona si è svolta la solenne cerimonia di conferimento della Cittadinanza Benemerita a Mina Gregori la quale, anche se la sua carriera si è sviluppata per lo più a Firenze, culla del Rinascimento e degli studi di storia dell’arte, ha sempre mantenuto rapporti stretti con l’amata Cremona, dove ha frequentato il locale liceo Manin sotto la guida di professori di alto spessore intellettuale come Alfredo Puerari, cui deve la sua passione per la storia dell’arte che continuerà a coltivare negli anni universitari dapprima a Firenze e poi a Bologna. In quest’ultimo Ateneo diventerà l’allieva prediletta del Professore Roberto Longhi, il cui magistero e acume critico-letterario lo collocheranno nell’Olimpo dei più dotati studiosi novecenteschi dell’arte medievale e moderna. Memorabile fu la mostra di Caravaggio e dei Caravaggeschi, tenutasi a Milano nel 1951 a Palazzo Reale, curata dallo stesso Longhi. Nel catalogo a corredo dell’evento milanese di grande rilevanza culturale ai fini della riscoperta e rivalutazione di un pittore geniale della portata di Caravaggio unitamente alla nutrita schiera dei suoi seguaci, sono riportate le schede dei dipinti in mostra compilate dalla giovane studiosa Mina Gregori, come segno tangibile della grande fiducia e stima che il suo maestro riponeva in lei. Nel corso degli anni, Mina Gregori diventerà per le sue ricerche su Caravaggio una delle massime autorità, apprezzata a livello internazionale, non solo relativamente a questo straordinario e inquietante pittore, ma anche in altri contesti pittorici. Ci basti ricordare i suoi studi sulla pittura dell’Italia settentrionale dal Quattrocento al Settecento che hanno portato, tra l’altro, alle storiche mostre cremonesi su I Campi e la cultura cremonese del Cinquecento (1985), su Bartolomeo Manfredi e la Manfrediana Methodus (1987) e Sofonisba Anguissola e le sue sorelle (1994). L’amore di Mina Gregori per la tradizione pittorica del realismo lombardo in tutte le sue declinazioni e sfaccettature deriva dal fatto di riconoscere, da sempre le sue radici lombarde e la sua familiarità con l’immaginario e la sensibilità della  pianura padana (“quel gran mare di terra” come l’ha definita lo scrittore vescovatino Leonardo Cozzoli) immortalati dai grandi pittori cremonesi, per approdare in seguito a Caravaggio il quale, prima della sua discesa a Roma, nei primi anni Novanta del Cinquecento, si nutrì degli umori della pittura lombarda con quelle sue caratteristiche coloriture controriformistiche a partire dall’apprendistato a Milano presso la bottega di Simone Peterzano. La spiritualità di San Carlo Borromeo, riformatore, tra i massimi, della chiesa cattolica del secolo XVI, e l’impronta realista del manierismo pittorico lombardo fungono da sostrato in quasi tutta l’opera di Caravaggio. Il riconoscimento della portata scientifica delle ricerche di Mina Gregori  si evince anche dal volume Studi di storia dell’arte in onore di Mina Gregori, uscito per i tipi di Silvana editoriale nel 1994, che, oltre a presentare un dettagliato elenco degli studi dell’illustre critico d’arte curato da Elisa Acanfora e Micaela Sambucco Hamoud, raccoglie contributi dei più esimi studiosi di storia dell’arte a livello internazionale. La Gregori si è cimentata anche con i problemi legati al restauro e alle indagini  diagnostiche, come pure con le questioni relative alla conservazione dei beni culturali, interessandosi altresì all’arte del mobile e all’ebanisteria da lei  intese non come arti ancillari, ossia minori, bensì come trasposizioni artistiche, in forma ridotta, di precisi stili architettonici. L’orizzonte dei suoi interessi si è ampliato già nel periodo universitario bolognese, dove ha avuto modo di intrattenere fervidi scambi di idee con alcuni allievi di Roberto Longhi come Carlo Volpe e con critici e stimatori d’arte quali Giuliano Briganti, Francesco Arcangeli, Giorgio Bassani, Federico Zeri e molti altri sia in ambito italiano sia estero. Ma ciò che veramente ha assorbito del magistero longhiano è il metodo di lettura dei testi pittorici basato sulla connoisseurship (mestiere del conoscitore), ovvero sulla capacità di osservare attentamente le opere pittoriche per poi attribuirle a un determinato artista sulla scorta delle cifre stilistiche rilevate nel confronto serrato con quelle di altri autori, non trascurando la datazione dei quadri esaminati. Un’operazione ostica se si tiene conto del fatto che, il più delle volte, tali opere  sono sempre meno “in chiaro” man mano che ci si distacca dalla pittura moderna e si procede a ritroso sino a quella medievale, per scarsità del materiale documentario o addirittura per l’inesistenza dello stesso. Come in più occasioni ha ribadito Mina Gregori, quella del mestiere del conoscitore è una dote innata, frutto dell’acquisizione di un archivio interiorizzato di immagini che permette di effettuare associazioni, connessioni, rimandi tra un’opera e l’altra sulla scorta di un approccio sia sincronico che diacronico. Tale archivio si oggettiva poi nella fototeca che ogni studioso possiede e che ne documenta i percorsi di studio. In  tal senso Mina Gregori possiede da sempre questo talento che rimonta alla figura cinquecentesca di Giorgio Vasari, artista, grande collezionista e conoscitore degli artisti coevi e non, per proseguire, tra l’altro, con Filippo Baldinucci, Pierre Crozat e, fra Ottocento e Novecento, con Giovanni Morelli, Giovanni Battista Cavalcaselle, Bernard Berenson. In pieno clima novecentesco, la connoiseurship troverà in Roberto Longhi uno degli esponenti più significativi, la cui influenza sarà di enorme e duratura portata, non dimenticando le figure di Ferdinando Bologna, Luciano Bellosi, Max Friedländer e Federico Zeri. Mina Gregori figura, a pieno diritto, nel novero di questi citati conoscitori e raffinati collezionisti d’arte. Del resto, il sodalizio intellettuale con Roberto Longhi e la moglie scrittrice Lucia (in arte Anna Banti), porterà Mina Gregori a ricoprire la cattedra del maestro a Firenze, a dirigere la prestigiosa rivista «Paragone», che, insieme a «The Burlington Magazine», è il più accreditato periodico a livello internazionale per quanto concerne gli studi di storia dell’arte come pure prestigiose collane editoriali, nonché la Fondazione istituita in memoria di Longhi (attualmente ne è la Presidente onoraria), vera officina di nuove ricerche affidate, tramite il conferimento di borse di studio, a giovani studiosi. Ma tornando alla connoiseurship, un esempio eloquente della capacità di Mina Gregori  di saper attribuire un quadro a un preciso autore, è il  San Francesco in meditazione, conservato nella pinacoteca del Museo Civico “Ala Ponzone” di Cremona, dono del marchese Filippo Ala Ponzone, ritenuto secondo il giudizio del Longhi (1946),   condiviso poi da Alfredo Puerari (La pinacoteca di Cremona, 1951, p. 169), bella e antica copia del Caravaggio «ove è forse un pensiero tragicamente autobiografico» e che «dovè toccare all’ultimo e più affannato tratto della vita del maestro», cioè dopo il 1606. Negli anni Cinquanta del secolo scorso lo studioso britannico Denis Mahon ha assegnato la piena paternità del quadro a Caravaggio, considerandolo l’originale e non una sua copia. Sulla scia del magistero di Longhi sono nate le importanti mostre Caravaggio today (New York, Napoli,1985) e Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori (1991) che hanno rivalutato la figura del maestro di origine lombarda, aprendo nuove prospettive di lettura e di interpretazione. Riguardo al San Francesco in meditazione cremonese determinante  si è rivelata  la pulitura dell’opera avvenuta nel 1986, partendo dalla quale Mina Gregori ha scoperto dettagli fino allora inediti della tecnica pittorica di Caravaggio, il quale non disegnava il soggetto sulla tela, secondo la migliore tradizione della scuola toscana, ma «dipingeva su un fondo scuro su cui tracciava dei bozzetti con la biacca e nel contempo segnava la posizione delle figure con la punta del manico del pennello». Durante la lettura del testo, come ha sottolineato la studiosa, si sono infatti evidenziati alcuni ritocchi come, ad esempio, al naso del santo apportati dall’artista nella fase esecutiva dell’opera. Secondo la Gregori essa può essere quindi ritenuta, a tutti gli effetti, originale. Per quanto riguarda poi la sua datazione, la studiosa propende per un arco di tempo che va dal 1604 al 1606, ossia verso la fine del periodo romano di Caravaggio. Nel caso dell’analisi e dell’ attribuzione del San Francesco cremonese a Caravaggio, che, insieme all’Ortolano, ossia alla testa reversibile, di Arcimboldo, rappresentano due capolavori “assoluti” del Museo Civico della città, Mina Gregori si è rivelata una conoscitrice straordinaria per la scientificità del metodo adottato sulla scia del magistero longhiano, mai trascurando le fonti e il contesto in cui l’opera è nata. La studiosa ha saputo valorizzare anche l’aspetto dilettevole della ricerca, testimoniando  un’ apertura mentale rimarchevole, nel voler ampliare, con le dovute motivazioni, i cataloghi degli autori frequentati. I risultati della ricerca condotta da Mina Gregori sul San Francesco che medita, contrito, sulla caducità dell’uomo e del mondo, stimolano, ancor oggi, gli studiosi ad approfondire ulteriormente l’opera. Il conservatore  del Museo Civico “Ala Ponzone” di Cremona, Mario Marubbi, in un suo intervento, sottolinea il fatto che la prova che si tratti di un’opera autografa del Caravaggio,  è giunta a noi da un elemento esterno, ossia dalla cornice coeva al quadro, su cui compare, reiterato per ben dodici volte, lo stemma della famiglia Ala. «La rivelazione ha permesso di mettere ordine e dare sostegno alla ricostruzione storica delle vicende legate alla tela». Caravaggio realizzò l’opera nell’estate del 1606 poco dopo aver ferito a morte a morte il 28 maggio dello stesso anno, in Campo Marzio, Ranuccio Tomassoni da Terni, uomo di malaffare, a seguito di un’accesa lite durante una partita a pallacorda. Condannato a morte per decapitazione, Caravaggio, pur di aver salva la vita chiese protezione ai suoi potenti conoscenti e mecenati , tra cui il governatore di Roma che era, allora, monsignor Benedetto Ala, cremonese di origine, omaggiandolo, probabilmente, del San Francesco in meditazione conservato a Cremona, anche se questo gesto non bastò a metterlo al riparo dalla severissima condanna. Solo la fuga a Napoli lo preserverà da morte certa. Per Marubbi questa è la ragione che giustifica l’arrivo del dipinto in città  grazie al probabile intervento di un membro appartenente al casato dell’alto prelato, gli Ala. Nel 1836 il marchese Filippo Ala Ponzone, già in possesso dell’opera di Caravaggio, la donò generosamente al Museo Civico cremonese insieme al resto della quadreria di famiglia.

Mina Gregori, che ha recentemente compiuto 100 anni, ha ricevuto quindi l’onorificenza del Comune di Cremona in segno di profonda stima e gratitudine per avere mantenuto i suoi legami sia affettivi che intellettuali con la città, dando lustro, in Italia e nel mondo, al suo prestigioso patrimonio artistico. 

ERMINIO MORENGHI