IL MEDIOEVO E IL REVIVAL: SPECCHIO DI UNA CONDIZIONE INTIMA CHE ANIMA IL BISOGNO DI SOGNARE

Grazzano Visconti, dipinto su legno nel borgo sotto i portici, autore anonimo, fonte Wikipedia

MILANO. E’ pur vero che la sensibilità romantica identifica la dote della “bellezza” come un aspetto reperibile ovunque e quindi in tutte le forme possibili, che cioè potenzialmente possono inverarsi nelle forme della “vita”, di qualsiasi accezione della vita.

Volendo attenersi al contesto ampio di sensibilità romantica di origine teutonica (ma che poi come è noto ha assunto declinazioni diverse in Italia e Francia), si potrebbe ricalcare il pensiero Hegheliano delle lezioni d’estetica pubblicate in quel di Berlino nel 1832, in cui il filosofo sostiene l’idea che nella rappresentazione artistica di matrice romantica, si riscontrano tutte le apparenze: L’assunto della relatività, implica l’assunzione di un punto di vista nuovo e un concetto, sotteso alla nuova prospettiva, dello storicismo.

E’ accaduto molte volte in passato, e a periodi che oscillano nella loro ampiezza, accade ancora oggi, che alcuni periodi contrassegnati da aspetti particolari, vengano rivalutati dalla cultura poetica e figurativa, sulla scorta di una labilità relativamente all’adesione al dato storico documentato, preferendovi un criterio sentimentale soggettivo e di matrice nostalgica, in definitiva falsificante.

Questo è tanto più vero quando il periodo rivalutato è il medioevo, millennio dai contorni cosi sfumati e indefiniti, da poter essere “afferrato” anche dopo molti studi metodici.

Eppure molte volte, complice l’industria cinematografica e una editoria fantasiosa, i caratteri fondamentali e reali di quel tempo, vengono completamente elusi in favore di una ricostruzione puramente ideale.

Dunque in opposizione a un interesse archeologico e filosofico per il passato, si impone ai nostri giorni e fra il pensiero comune, una “adesione sentimentale”, asservita al desiderio, quando non al bisogno soggettivo di credere a una certa realtà.

E le credenze, specie nel mondo dell’arte, non solo quella medievale, ma anche moderna e contemporanea, regnano sovrane creando una serie infinita di fraintendimenti e confusione: non ci sarebbe nulla di cui allarmarsi fin tanto che tali convinzioni nascono e mantengono il loro dominio nell’ambito dell’arbitro soggettivo. Le cose cambiano quando, per caso o per destino avverso all’arte stessa, tali principi vengono assunti, o si crede che debbano assurgere, al rango di disposizione oggettiva, diventando il main stram, dando vita alla nota catena del relativismo che i Radical chic dell’arte e non, fanno passare per pluralismo democratico.

Si, perchè uno dei bisogni dell’era contemporanea è quella di rintracciare nelle origini, personali e del contesto in cui si vive, un ambito valoriale inscalfibile, assoluto, che proprio perché codificato e messo al sicuro in un tempo passato.

Ciò conferisce uno stigma da baluardo a ciò che non può più essere modificato, conferisce garanzie che una realtà, e dunque una vita elevata dal punto di vista valoriale, sia qualcosa di teoricamente possibile, con la diretta conseguenza che, a questa, si possa aspirare. Talvolta anche per riscattare una condizione di percezioni interne scadente, accade che si abbia il bisogno di assimilare, una realtà migliore sotto soggettivi punti di vista e farla propria.

L’evento passato, finisce cosi per identificarsi con la propria condizione desiderante soggettiva; il passato storico, pur conservando la propria identità temporale, riveste un significato nuovo nella relazione soggettiva nel presente: questo processo, per inciso, è valido non solo per il medioevo storico, ma anche e soprattutto per connessioni mentali e sentimentali soggettive, o di per qualsiasi tipo di transfert che si opera in relazione a qualsiasi condizione desiderante.

Alla luce di tale diffusa condizione che si vive a livello personale, è interessante rilevare come, la cultura figurativa sia in grado di trasporre sul piano oggettivo il fenomeno della proiezione ideale e dare origine a un revival , di stili, di “modi” che informano valori definiti e riconosciuti come tali, in questo caso specifico, campo architettonico e di pittura di storia.

In Italia, e nello spirtito della gente che la anima, che ne sia consapevole o meno, il ricorso a un periodo glorioso è sempre stato un dato ricorrente e questo che ha visto nel medioevo nascere ciò che più ancor oggi ha valore, non fa eccezione.

Si parla dunque nello specifico dei comuni, della lingua, della cultura culinaria e agreste, dei libri inventati e miniati nei monasteri, i simboli di coesione sociale come le bandiere, e molto altro, che rivive oggi in una società che, invece si presenta in via di disgregazione.

Questo incedere tipico delle dinamiche drl contemporaneo, molto diverso, come processo non è, dalla disgregazione dei rapporti personali, affettivi e famigliari, rispetto a quel lontano passato il cui transfert valoriale, comprende dai macro aspetti, come quello dei rapporti sociali e quelli personali, nonché quelli di cui andremo a illustrare con i caratteri generali nel borgo di Grazzano Visconti.

Oggi piu che mai, è sentita come una esigenza, la cui soddisfazione non può più aspettare a trovare risposta, di rintracciare nella naturalità dello svolgersi della vita “naturale”, in senso romantico e medievale, quello di cui william holmant Hunt, insieme a Everet Millet sarebbero entusiasti.

Visione come di una manifestazione naturale del divino, inteso non in senso religioso ma spirituale.

Ecco allora che si può oggi guardare con simpatia l’invito dell’artista e teorico Pietro Estense, formulato nel 1851 ai pittori di indirizzarsi verso soggetti di vita agreste, di silente e semplice contemplazione dell’aurora o di una cascata, o della vita e del calore famigliare: di queste cose e dei sentimenti ad esse sottesi, ora come allora se ne avverte urgente bisogno, oltre che essere sempre condizioni ampiamente desiderabili.

Tale invito fu accolto da artisti quali Friedrik Overbek, Tommaso Minardi, sconosciuto ai piu, lo scultore Pietro Terrani, tutti firmatari del manifesto purista redatto da A. Bianchini.

Si potrebbe qui fare anche riferimenti letterari che nell’epoca dell’Estense trovarono attuazione, come l’Hivanoe di Walter scott, ambientato in epoca medievale, ma sarebbe digressione che, pur pertinente, distoglierebbe l’ambito di questa trattazione specifica.

L’invito di Pietro Estense in ambito architettonico non si discosta da quello rivolto ai pittori della cosi detta corrente purista e si concretizza, fra i tanti esempi che si possono portare, come il borgo Valentino a Torino, nel borgo di Grazzano Visconti, nella provincia piacentina.

Voluto dal conte Giuseppe Visconti di Modrone, ed eretto sui resti dell’antico castello di Anguissola, questa operazione, anche idealmente, rendeva nuova vita in quell’area agricola aperta, a un antico insediamento fortificato medievale.

Del X secolo.

L’operazione iniziale risale al 1884 e prosegue fino al 1941 anno della morte del conte. Dopo tale data gli eredi seguitano l’espansione e la crescita di questo autentico-”falso storico” fin al 1960.

Il castello diventa il fulcro di questa emozionante impresa: merlature ghibelline trionfano, il conte personalmente schizza alcuni particolari da realizzare (e in questo atteggiamento, camminando fra le vie del borgo e facendo attenzione a questi aspetti, ci si sente quasi compartecipi se non addirittura protagonisti, secondo un intimo desiderio, di questa operazione!!).

Anche l’interno del castello è ri-vitalizzato con puro spirito storicista fedele ai dati documentari, ma è impossibile non sentirsi in qualche modo trasportati, forzando un po’ la mano con le aggiunte di carattere folcloristico, come torce che ardono realmente o stendardi e stemmi, scritte latine che non hanno più di sessanta anni, tappeti. Non si può, si diceva, non sentirsi in quel climax da romanzo epico, pur nella consapevolezza di essere immersi in una ricostruzione.

Persino i costumi degli abitanti contribuiscono all’illusione voluta dal nobile di origini piacentine.

A completare il borgo, camminando fra le vie si incontrano l’Albergo del Biscione, le botteghe artigiane con i portici, la chiesetta gotica ,il vecchio mulino, il teatro e…..a rompere l’incanto, a margine, ma incluso in tutto ciò, l’ufficio delle poste (sic!) con una contraddizione stridente che come una doccia fredda riporta il visitatore alla realtà.

Grazzano Visconti oggi è una meta commerciale e turistica, perlopiù, sebbene le finalità originarie si discostano da altri centri come il già citato Borgo Valentino, nato per un’esposizione internazionale. Tuttavia sopravvive lo spirito di valorizzazione delle attività artigianali e culinarie autoctone, nonché artistiche legate a un certo periodo e secondo una certa tradizione.

Nulla osta a chiunque si trovi a sperimentare certe emozioni di trasporto emotivo intimo di una qualche intensità, visitando siti come questo, di poterne fare patrimonio personale e, insieme al fatto di tenere viva la memoria di un contesto storico, e con questo rafforzandone il valore, di farne scaturire nuove forme di intendere un passato, risultante ancor oggi, vivo e fecondo.

Se si dovesse proporre una visione derivante da una prospettiva che prescinde dell’approccio storicistico, luoghi come il parco Valentino o Grazzano Visconti necessiterebbero di una motivazione d’essere e dunque di esistere diversa.

L’origine di questa non potrebbe che essere in tutto e per tutto derivante da una speculazione intellettuale o intellettualoide, a seconda dei casi, come accade per le proposte d’estrema avanguardia dell’arte contemporanea.

Queste ultime, mancando spesso, (anche se non sempre)di un riscontro motivazionale dotato di fondatezza tangibile e/o reale e soprattutto condiviso( che non sia cioè valevole solo per l’artefice)come quelli di questi luoghi, rischia di essere proposta piu falsa di questo falso storico che si va qui a presentare. Dipiu ci si priverebbe di una possibilità vivere una esperienza autentica e con fondenti reali, ancora e ancora e di nuovo, ri-sperimentabile grazie a una memoria storica, oltre la sua matrice originaria, risiedente nel tempo in cui ha avuto origine.

LUCA NAVA