JOSEPH BEUYS: NATURA COME ARTE, ARTE COME NATURA

Locandina di presentazione della tavola rotonda alla New School durante la prima visita di Joseph Beuys negli Stati Uniti, nel 1974 – Courtesy Ronald Feldman Fine Arts, New York, fonte Wikipedia

MILANO. Joseph Beuys (1921/1986), è stato uno degli artisti più influenti del XX secolo. La sua opera si è, spesso, identificata con la natura stessa, quasi un’unione spirituale tra la terra e l’ambiente a cui apparteniamo.

La sua è stata un’operazione artistica sociale e mentale insieme, che lega cultura e natura. Non a caso l’artista tedesco è stato uno dei fondatori e dei maggiori protagonisti del movimento politico dei “Verdi- Ecologisti” della sua nazione.

Era contrario alla manipolazione dell’uomo che pretendeva di creare una propria realtà non rispettando i cicli e lo sviluppo naturale delle cose, creando, così, sopraffazione e violenza sull’ambiente stesso. Sicuramente il suo operato va visto anche nella direzione di un’agricoltura sostenibile, visto che Beuys ci parla della natura attraverso l’arte.

Molto probabilmente questo rapporto armonioso con la natura è scaturito dal fatto che durante la 2^ guerra mondiale l’aereo di Beuys fu colpito e l’artista, ferito, fu soccorso da dei nomadi tartari che lo curarono con la loro antica medicina e per salvarlo dall’assideramento cosparsero il suo corpo con grasso animale e feltro, materiali che riscontriamo in molte sue opere.

Una delle sue opere più importanti è, senz’altro, quella presentata alla settima edizione di “Documenta”, la prestigiosa mostra internazionale che ogni cinque anni si svolge a Kassel, in Germania, dove invece di portare una scultura in senso tradizionale crea un’opera d’arte incredibile, altamente suggestiva, un triangolo composto da 7000 pietre di basalto e ogni pietra poteva essere “adottata” da chiunque e con il ricavato sono state comprate delle querce da piantare in corrispondenza di ogni pietra.

Tra il 1982, anno dell’inizio dell’opera, e il 1987, tutte le pietre sono state adottate e quindi sono state piantate 7000 querce, alcune postume, visto che Joseph Beuys è morto nel 1986 e non ha potute vedere ultimata la sua più grande opera. Quando l’artista tedesco ha iniziato il suo rapporto con l’arte ancora non si parlava di cambiamenti climatici, si parlava di difesa dell’ambiente e lui è stato una mente illuminata che ha cercato, in tutta la sua attività, di sensibilizzare con la sua opera il pubblico per parlare di natura attraverso l’arte.

Anche in Italia l’artista ha lasciato importanti tracce, specialmente in Abruzzo, a Bolognano, con “Operazione: difesa della natura” e “Living Sculpture”. “Difesa della natura” è un grande progetto che ha coinvolto non solo l’Abruzzo e l’Italia e che non ha mai voluto essere una rappresentazione artistica fine a se stessa.

E’ stato un po’ il simbolo come un agire dell’artista per difendere l’umanità, la creatività, l’intelligenza in un continuo abbraccio simbolico tra arte e natura. L’artista lavora a questo progetto negli ultimi 15 anni della sua vita dando vita anche alla “Piantagione Paradise”, con 7000 piante che vogliono aiutare il ripristino della biodiversità, include nel suo lavoro anche le piante d’ulivo e l’olio stesso, simboli di sana alimentazione. Il rapporto tra l’artista tedesco e l’Italia si deve soprattutto all’amicizia con la gallerista Lucrezia De Domizio Durini (Trento, 1936) che ha sostenuto, sin dal 1971, Joseph Beuys e con lui ha condiviso tanti eventi espositivi in tutto il mondo.

Ancora oggi, a molti anni dalla scomparsa di Beuys, la De Domizio continua a mantenere vivo il ricordo e l’opera dell’artista infatti, il prossimo 3 novembre presso la biblioteca di Città di Castello, alla presenza della stessa gallerista, sarà proiettato in anteprima assoluta il film di Pierparide Tedeschi “Lucrezia e Joseph Beuys”, con la presentazione dello storico e critico d’arte, Lorenzo Fiorucci. Un film che parla del forte rapporto che c’era tra i due protagonisti ma anche dell’attualità di una ricerca artistica volta alla difesa della natura.    

ALFONSO TALOTTA