LE CORTECCE DI BELLINELLO ALL’EX CHIESA DI NIGRIGNANO

Un’opera di Bellinello, courtesy of Galleria Veridieci

SARNICO (BS). Si apre sabato 30 settembre, presso l’Ex Chiesa di Nigrignano di Sarnico, la seconda mostra personale di Claudio Bellinello. “Cortecce”; 

Un percorso espositivo curato da Vanni Rinaldi e dalla galleria Veridieci in cui le opere materiche, piene di fisicità, screpolature e rilievi, raccontano la storia passata e presente, le emozioni, i momenti di rottura e di crescita dell’artista, in un ciclo infinito di rinnovamento e stasi. Le opere materiche di Bellinello sono riflessioni e approdi a luoghi infiniti che oltrepassano il confine tra pittura e scultura. Le opere saranno in mostra fino all’ 8 ottobre 2023.

Scrive Vanni Rinaldi: “ Le opere di Claudio Bellinello esposte in questa mostra suscitano in me una profonda riflessione sulla dualità della vita e sull’evoluzione personale dell’artista. L’uso della materia pittorica e la rappresentazione delle “Cortecce” come simbolo di crescita, rottura e rinascita, trasmettono un messaggio potente sulle esperienze umane.

La scelta della location, l’Ex Chiesa di Nigrignano di Sarnico, aggiunge un ulteriore livello di significato alla mostra. La storia travagliata di questo antico edificio, trasformato nel corso dei secoli e negato nella sua presenza architettonica, rappresenta un parallelo intrigante con il tema dell’evoluzione personale e dell’adattamento alla società circostante.

Nel complesso, le opere di Claudio Bellinello nella mostra “Cortecce” mi ispirano a riflettere sulla nostra stessa natura umana, sulle sfide che affrontiamo e sulla possibilità di trasformarci, come gli alberi che cambiano la propria corteccia. Sono opere che ci invitano ad abbracciare il cambiamento e a trovare un  equilibrio tra ombra e luce nella nostra vita “

Claudio nasce in una mia famiglia la cui componente artistica è sempre stata presente, sua madre infatti scriveva poesie e dipingeva, approcciandosi a tecniche classiche ma sempre con una vena visionaria, le pareti di casa Bellinello erano piene di quadri di paesaggi e nature morte, dai colori caldi e autentici, quelli che ti ricordano i momenti passati assieme. E’ infatti la madre a trasmettergli la passione per l’arte, per lei era un modo di comunicare ed esprimersi, e per Claudio è stato un crescendo molto similare, partendo dai primi ritratti a matita, ai paesaggi a olio, fino a trovare la propria dimensione nei primi anni 2000 con l’utilizzo della materia pittorica, fortemente evocativa, autonoma e svincolata da un’immagine. I primi approcci erano centrati sul tema della “Pelle” e dei “Muracci”, fino a giungere alle attuali “Cortecce”: un processo che per l’artista è stato un crescendo comunicativo, la corteccia è la pelle degli alberi, come le rughe simboleggiano le vicissitudini ed i sorrisi sul volto di un individuo, così la corteccia racconta il trascorso della vita degli alberi, ogni spaccatura rappresenta un momento di crescita, di rottura, di rinascita, quasi infinito.

Gli stucchi, le trame e le qualità coloristiche della materia danno un’impronta tangibile del percorso di vita dell’artista.

Bellinello cerca di comunicare al mondo la fase di cambiamento che ha intrapreso negli ultimi anni, una crescita interiore volta al miglioramento di se stesso, adattarsi pur rimanendo se stessi alla società che ci circonda, modificando la propria pelle proprio come fanno gli alberi. La corteccia è quella parte “morta” fondamentale per la protezione della parte viva, è l’involucro, la superficie, che custodisce il fluire della vita, nella loro ricerca costante di equilibrio tra ombra e luce.

Tutto si collega perfettamente alla location scelta per la sua mostra in occasione di Bergamo Brescia capitale della cultura ovvero l’Ex Chiesa di Nigrignano di Sarnico. La storia di questo antico manufatto ha dell’incredibile: creato quasi mille anni fa, nel corso dei secoli ridimensionato e acquistato da privati, ha pian piano abbandonato la sua antica funzione, trasformandosi in una sede produttiva e successivamente inglobato all’interno di un complesso industriale che ne ha completamente negato la presenza architettonica. Le pareti interne erano state completamente tamponate, impedendo la visione dei manufatti scultorei raffiguranti santi e figure religiose. Straordinariamente l’incuria che l’ha contraddistinta nel corso dei secoli, è stata la cosa che ha preservato intatti la maggior parte degli elementi architettonici e scultorei della chiesa.