OTTO PROGETTI ESPOSTIVI AL MACRO PER IL MUSEO DELL’IMMAGINAZIONE PREVENTIVA

Nathalie Du Pasquier, Untitled, 2020. Oil on canvas. Ph. Alice Fiorilli.
Courtesy of the artis

ROMA. Sono ben otto i progetti espostivi del MACRO nell’ambito della rassegna Museo per l’Immaginazione Preventiva.

Questo il comunicato che illustra l’evento:

Se la mostra Museo per l’Immaginazione Preventiva — EDITORIALE (17 luglio – 27 settembre 2020)era concepita come un manifesto ideale, le prime otto mostre del 2021 – che apriranno contemporaneamente non appena la situazione sanitaria lo consentirà – sono progetti espositivi autonomi che, nel loro insieme, disvelano le rubriche di una rivista vivente, i cui contenuti andranno a modificarsi nel tempo.
Il museo è infatti associato all’idea di un magazine tridimensionale, mentre le sue sale assumono l’identità di specifiche rubriche, destinate a ospitare autori e linguaggi eterogenei spingendosi verso territori non convenzionali, sempre più connessi al mondo dell’arte ma solitamente poco rappresentati nelle loro specifiche modalità di fruizione e approfondimento.

La sezione SOLO/MULTI testa nuovi approcci alla mostra come medium tramite progetti monografici o a più voci; RETROFUTURO è un ambiente volto a ripensare la collezione del museo come punto di partenza di una collezione in fieri dedicata alle nuove generazionidove temporalità diverse si sovrappongono l’una all’altra per riflettere sul ruolo di una collezione pubblica d’arte contemporanea nel XXI secolo; MONO fa da cappello alle monografie interdisciplinari di ARITMICI e POLIFONIA; MEDIUM indaga linguaggi e processi sperimentali con IN-DESIGNMUSICA DA CAMERAPALESTRASTUDIO BIBLIOGRAFICO.
AGORÀ è invece il motore discorsivo del museo, un programma di incontri a cadenza irregolare, che corre parallelo e allo stesso tempo attraversa le attività del museo.

Nathalie Du Pasquier (1957) presenta, nell’ambito di SOLO/MULTI, la sua prima grande personale in un’istituzione museale italiana. Intitolata Campo di Marte, la mostra è concepita come un Gesamtkunstwerk – una “sinfonia silenziosa” nelle parole dell’artista – che comprende un corpus di un centinaio di opere realizzate dagli anni Ottanta fino a oggi. Superando l’idea tradizionale di antologica, la mostra si confronta con la vastità della sala che la ospita, divenendo un’unica grande installazione dinamica e multiforme. Lavorando sulle pareti come fossero delle immense tele, l’artista trasforma l’ambiente in uno scenario unico dove il visitatore è invitato a confrontarsi con dipinti, disegni, stampe e costruzioni tridimensionali, accostati secondo logiche diverse.

Dodici artisti italiani sono chiamati ad aprire RETROFUTURO: Carola Bonfili (1981), Costanza Candeloro (1990), Ludovica Carbotta (1982), Gianluca Concialdi (1981), Giulia Crispiani (1986), Giorgio Di Noto (1990), Renato Leotta (1982), Beatrice Marchi (1986), Diego Marcon (1985), SAGG NAPOLI (1991), Francesco Pedraglio (1981), Davide Stucchi(1988). Inizia un viaggio temporale che collega la collezione del MACRO con il lavoro di una nuova generazione di artisti italiani. Gli spazi che ospitano il ritratto fotografico dei depositi della collezione – realizzato da Giovanna Silva e presentato tramite giganteschi wallpaper – diventano ora il contesto che accoglie progressivamente le nuove opere degli artisti invitati, per una collezione che cresce nel tempo.

Wolfgang Stoerchle (1944- 1976) è la prima delle figure irregolari al centro della sezione ARITMICI. La mostra, che attinge da un ampio lavoro di ricerca condotto da Alice Dusapin, riunisce per la prima volta in un’istituzione museale italiana un nucleo importante di opere per raccontare la storia di un artista che, con il suo lavoro tra performance e video, divenne uno dei punti di riferimento della scena californiana degli anni Settanta, per poi scomparire prematuramente all’età di trentadue anni.

Simone Carella (1946-2016) regista e animatore del panorama culturale romano, è invece il protagonista di POLIFONIA, sezione di monografie sperimentali che seguono i metodi dell’improvvisazione musicale. Con la mostra Io poeto tu la vita e l’opera di Carella sono raccontate da un coro a più voci che ne fa emergere la risonanza in altre pratiche e generazioni. I lavori creati per l’occasione da Anna Franceschini, Rä di Martino ed Emiliano Maggi si uniscono a testimonianze e materiali di archivio reinterpretati in forma di video da VEGA; agli interventi dal vivo di Andrea Cortellessa, Francesca Corona e Alessandra Vanzi, Silvia Fanti e Giorgio Barberio Corsetti, Valerio Mattioli; e alle interviste realizzate con Ulisse Benedetti, Pippo Di Marca, Paolo Grassini, Rossella Or, Mario Romano, Fabio Sargentini, Marco Solari.

Boy Vereeckenèil primo dei graphic designer internazionali invitati a reinterpretare la propria pratica all’interno IN-DESIGN. Back Matter traduce in un formato espositivo la sua pratica caratterizzata dall’idea di una continua evoluzione delle identità visive. In un’operazione di slittamento nella tridimensionalità il designer porta in mostra i soggetti originali di alcuni dei suoi principali progetti, tra cui opere di Stéphane Barbier Bouvet, Daniel Dewar & Gregory Gicquel, Jana Euler, Ezio Gribaudo, Jos de Gruyter & Harald Thys, Annette Kelm, Marlie Mul, Peter Wächtler.

L’etichetta discografica austriaca Editions Mego ha la sua retrospettiva all’interno della sala allestita per l’ascolto di MUSICA DA CAMERA. Qui è messo in mostra l’universo sonoro dell’intero catalogo di una produzione che copre 25 anni di ricerca musicale guidata da Peter Rehberg, una delle figure più influenti della scena elettronica sperimentale.

Soshiro Matsubara (1980) inaugura PALESTRA, sezioneche offre la possibilità di testare opere d’arte in fieri o non ancora del tutto compiute. Caresses è una mostra caratterizzata dai continui cambiamenti allestitivi di un personale cabinet de curiosités. Questo consente di aprire un punto di osservazione dinamico e in evoluzione sulla pratica dell’artista, a sua volta fondata su una continua accumulazione di oggetti usati e del passato, così come sulla reinterpretazione di simboli e allegorie della storia dell’arte.

Alla rivista Playmen (1967 – 2001), edita a Roma da Adelina Tattilo è dedicata la prima “uscita” di STUDIO BIBLIOGRAFICOsala focalizzata sull’universo editoriale, tra magazine, fanzine e libri. Tra le prime riviste del filone erotico soft-core in Italia, questa avventura editoriale si è distinta dalle corrispettive straniere per una eclettica sperimentazione. Playmen ha sfidato il “comune senso del pudore” con un mix unico di giornalismo d’inchiesta, costume, fotografia d’autore, narrativa, fumetto ed erotismo patinato che l’ha portata ad ospitare nelle sue pagine alcune delle personalità culturali più interessanti dei suoi anni. La mostra espande i materiali bibliografici in un allestimento video realizzato da VEGA, e si anima degli interventi dal vivo di Carlo Antonelli, Maria Luisa Frisa e Michele Masneri, oltre che delle testimonianze di alcuni dei diretti protagonisti come Fulvio Jacometti, Mauro Piccini, Pier Francesco Pingitore, Bruna Reali e Roberto Rocchi.

NOTA. Testo e foto, courtesy of Uff. stampa MACRO