SIRO PENAGINI, IL POETA DELLA NATURA AL MUSEO DEL PAESAGGIO

Modelli al sole, 1914, press kit Artemidepr, immagine inserita al solo scopo di presentare la mostra

VERBANIA. Fino al 25 giugno, il Museo del Paesaggio di Verbania ospita la mostra “Siro Penagini 1885-1952. Il poeta della natura”, a cura di Elena Pontiggia.

La mostra, che comprende oltre settanta opere e si vale della collaborazione della VAF-Stiftung, nella cui collana esce l’ampia monografia che fa da catalogo alla mostra, ricostruisce tutto il percorso dell’artista milanese, riportando alla ribalta la sua pittura, oggi quasi dimenticata e insolita nel panorama italiano. Penagini studia infatti nel 1907-1909 all’Accademia di Monaco, ed è forse il primo artista in Italia a capire Van Gogh e Gauguin, che vede nella capitale bavarese.  Nel 1913-16  gravita intorno alla Secessione Romana, dove si appassiona alle opere di Matisse.

Il risultato di queste suggestioni, unite alla luce di Terracina e di Positano dove si trasferisce per l’incerta salute nel 1914-1919, è una pittura dai colori intensi e solari, che ha nella natura (paesaggi, animali, fiori) il suo principale soggetto.

Negli anni venti Penagini sperimenta invece originalissime tonalità verdazzurre, come si vede nelle opere che dipinge a Dormelletto (Novara) nel 1920 e in Sardegna (1921-22). Si avvicina poi al Novecento Italiano, partecipando alle sue principali rassegne. Dal 1923 si trasferisce definitivamente a Solcio, sul lago Maggiore, dove dipinge paesaggi e temi naturalistici, soprattutto con luminose gamme chiare di intensa poeticità.

La mostra del Museo del Paesaggio raccoglie tutti i principali capolavori dell’artista,  tra cui Putto, fiori e pere, 1911, della collezione VAF Stiftung, Mart, influenzato dalla Secessione Viennese; Verso la sorgente, 1912,  e Nudo con mascherina, 1915, dai solari colori vangoghiani; le incendiate nature morte del periodo di Positano(Carciofi; Vaso di fiori di zucca; Piatto con pesce e agrumi, tutti del1918); la potente Cieca che fila, 1921-1922, collezione VAF Stiftung, Mart, e  Donne che mietono, 1921-22, del periodo sardo; Mele su alzata bianca, 1925,  esposta nel 1926 alla I Mostra del Novecento Italiano; i candidi Paesaggio invernale, 1930,  e Piazza S. Stefano, 1935, entrambi del Museo del Paesaggio.

Accompagna la mostra una ampia monografia con testi di Elena Pontiggia (ricchi di dati inediti e di precisazioni filologiche sull’opera dell’artista) e di Volker Feierabend.

Biografia

Nato nel 1885 a Milano, Penagini dopo una breve esperienza all’Accademia di Brera studia a Monaco, ma nella città tedesca vede piuttosto il postimpressionismo francese (Van Gogh, gli allievi di Gauguin) e  la Secessione Viennese (Povolny, Klimt), acquistandone una conoscenza precoce per l’Italia. Poi, nel 1914-16, è uno dei pochi artisti milanesi che gravitano intorno alla Secessione Romana, dove si appassiona alle opere di Matisse. Quindi, rientrato a Milano, frequenta già nel 1920 la cerchia di Margherita Sarfatti. Intorno al 1924-25 espone nelle ultime mostre di Ca’ Pesaro, mentre nella seconda metà del decennio partecipa a varie rassegne del Novecento Italiano. Nel 1930 si stacca dal movimento sarfattiano, ma rimane estraneo al primitivismo, al chiarismo e all’espressionismo, perché conserva sempre un senso classico del disegno. Il suo è dunque un percorso indipendente, diviso tra le suggestioni di Parigi, Vienna, Milano, Roma, Venezia, reso più solitario dal fatto che nel 1923 va a vivere a Solcio, sul Lago Maggiore, dove si spegne nel 1952.

ONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa ArtemidePr