ACHILLE FUNI: IL VOLTO E IL MITO AL MART

Achille Funi, Adone, 1931. Collezione privata, fonte: press kit Studio d’Arte Nicoletta Colombo; immagine inserita al solo scopo di presentare la mostra.

ROVERETO (TN). Achille Funi (1890-1972). Il volto, il mito è il titolo della mostra, a cura di Nicoletta Colombo e Daniela Ferrari, che si tiene al Mart dal 30 ottobre al 5 febbraio: la rassegna offre l’opportunità di apprezzare il talento di un grande maestro del Novecento.

Questi i dettagli desunti dal comunicato stampa:

Achille Funi è stato, nel panorama artistico del Novecento Italiano, un autore tra i più sensibili alla
pittura di figura e, in particolare, alle formulazioni pittoriche del ritratto e dell’autoritratto.
La riscoperta dell’ideale classico suggerita dal clima post-bellico di Ritorno all’ordine, particolarmente
consono alla sua formazione, l’amore per Leonardo, Foppa, Bronzino, per i maestri rinascimentali, gli
ispiravano una galleria di ritratti che dalla moderna classicità neo-oggettiva e magica dei primissimi anni
venti, si riconduceva ai “valori umani” e all’indagine psicologica della figura, assicurando alla poetica,
sottoposta dagli anni trenta in poi a un rilascio della tensione formale, la tenuta di un sensibile valore
sacrale.
La mostra, a cinquant’anni dalla morte del pittore, intende sottolineare l’importanza assegnata dal maestro
ferrarese all’autoritratto, genere di cui si presenta una carrellata di saggi eseguiti a partire dall’epoca
giovanile fino alla maturità, da interpretare come spazi di comunicazione del ruolo personale di artefice e
di testimone di valori.
Stesso intendimento rivestono i ritratti di amici e colleghi intellettuali, come Mario Tozzi, Piero
Marussig, Eugenio Montale, con cui l’artista manteneva rapporti intensi e cordiali. L
a visionarietà che caratterizza la poetica di Funi, fortemente influenzata dai natali e dalla giovanile formazione ferrarese, immetteva il suo mondo domestico, animato dai volti di amici e parenti, nella
sublimazione in elegie la cui prospettiva tendeva, attraverso il ricorso al mito, a elevare il quotidiano in
immagini imperiture: nasceva così il palcoscenico funiano di eroi ed eroine, quali Adone, Ulisse, Eva,
le Muse, celebrate queste ultime in ottica raffaellesco-appianesca in quel “Parnaso” dorato, regno ideale
in cui l’artista avrebbe desiderato vivere tra arte e bellezza.


Cenni biografici
Virgilio Socrate Achille Funi nasce a Ferrara il 26 febbraio 1890 e vi frequenta la Scuola d’Arte Dosso Dossi. Nel 1906 si trasferisce a Milano e segue i corsi dell’Accademia di Brera. Nel 1914 è tra i componenti del raggruppamento di Nuove Tendenze, versione eterodossa e moderata del Futurismo. Si arruola come interventista all’inizio del conflitto mondiale. Già dagli anni della guerra partecipa al clima europeo del Ritorno all’ordine e firma nel 1920 con Russolo, Sironi e Dudreville il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura. Nello stesso anno soggiorna con Arturo Martini a Rovenna, nel comasco, dove attua una ricerca orientata alla plasticità neo-oggettiva tipica del personale “Realismo magico” (1920-1924). Nel ’23 è tra i fondatori del “Novecento” milanese, ampliatosi, dopo la partecipazione alla XIV Biennale di Venezia del ’24, nel Novecento Italiano. Nel ’25 entra nel comitato direttivo del movimento e partecipa alle mostre rappresentative di “Novecento” in Italia e all’estero. Nel ’30 esegue gli affreschi per la IV Triennale di Monza e tra il 1931 e il ’33 quelli per la Chiesa di San Giorgio in Palazzo a Milano. Diviene con Sironi il maggiore rappresentante del muralismo italiano del XX secolo e sottoscrive nel 1933 il Manifesto della Pittura Murale, che reca le firme di Sironi, Campigli e Carrà. Nel 1933 partecipa con l’affresco I giochi
atletici italiani alla V Triennale di Milano. Realizza il vasto ciclo murale Il mito di Ferrara nella sala dell’Arengo al Palazzo Comunale di Ferrara (1934-1937/38), affresca il Tempio di Cristo Re a Roma (1933-1934), la Banca Nazionale del Lavoro a Roma (1936), la sede delle Assicurazioni Ras a Trieste (1936), la Chiesa di San Francesco a Tripoli (1936-1939), il Palazzo di Giustizia di Milano (1939), esegue il mosaico per la sede della Cassa di Risparmio (oggi Intesa Sanpaolo) di via Verdi a Milano (1940-1941), gli affreschi per l’Università di Padova (1941-1942), quelli nel ridotto del Teatro Manzoni a Milano (1946-1950). Nel ’45 assume la direzione dell’Accademia Carrara di Bergamo. Dal 1957 al ’61 è direttore dell’Accademia di Brera. Muore ad Appiano Gentile (Como) nel 1972.

Info
Mart, Rovereto, 30 ottobre 2022 – 5 febbraio 2023

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit STUDIO D’ARTE NICOLETTA COLOMBO