IL “CANDORE IMMORTALE” FRA CANOVA E NAPOLEONE NELL’ULTIMO LIBRO DI LUCA NANNIPIERI

La copertina del libro

VERONA. Riflessi. Sul cemento, nello specchietto della macchina, accecano le ombre e si sfilano tra una goccia e l’altra. Non cessa la pioggia, anzi, sembra che stasera il cielo non ne abbia mai abbastanza. In più le macchine formicolano da ogni dove e di dieci chilometri ne fanno almeno cinquanta. Spero di arrivare in tempo, al tempo giusto.

Scorro con la mente le pagine del romanzo Candore Immortale (Rizzoli, 240 pp., acquistabile cliccando qui) di Luca Nanniperi e rivedo gli intrecci, la storia, i volti, le passioni, le lacrime, gli onori, le razzie e poi loro, i protagonisti: Antonio Canova e Napoleone Bonaparte. Fragile nell’animo ma dominatore nell’arte, il primo. Conquistatore nella vita e sui popoli, il secondo. Due geni che, nel romanzo di Nannipieri ma anche nella storia, intrecciano i loro destini e le loro alterne fortune.

Conosco Luca da un pò di tempo. Ho avuto il grande piacere di incontrarlo a un evento a Roma in cui eravamo stati invitati entrambi, il Piccolo Festival dell’Essenziale, circa tre anni fa. Ma poi, tra un impegno e l’altro dei miei, e soprattutto i molti suoi in giro per l’Italia, anche per la rubrica EnigmArte di Striscia la Notizia, complice la pandemia degli ultimi tempi, non ero ancora riuscita a condividere una chiacchierata su ciò che “morde” entrambi, ovvero l’arte. In realtà Luca, in almeno due occasioni, mi aveva fatto la bellissima sorpresa di venirmi a trovare durante le presentazioni del mio ultimo saggio dedicato agli artisti visionari, ma adesso, finalmente, lo incontro di nuovo al Teatro Modus di Verona, uno spazio indipendente e alternativo dove l’arte ha sempre la prima parola.

Non penso ci sia bisogno di particolari presentazioni per Luca Nannipieri perché è uno storico e un critico d’arte conosciuto e affermato, che ha collaborato e collabora con Rai e Mediaset, ha fondato Casa Nannipieri Arte, ha scritto numerosi saggi oltre aver ricevuto diversi importanti premi e di recente ha intrapreso l’avventura del romanzo. Lo scorso anno infatti ne è uscito un primo, Il destino di un amore, dedicato all’intesa tormentata, passionale e amorosa di Tiziano Vecellio con la sua Cecilia, ma circa due mesi fa, per i tipi Rizzoli e giunto già alla seconda edizione, ha scritto Candore Immortale, perché il romanzo, come racconta Luca, gli permette una libertà che il saggio non gli consente. E dunque c’è la storia sì, la fedeltà a certi avvenimenti ma c’è anche qualche licenza che rende più coinvolgente e incalzante la narrazione. Ma a essere coinvolgente è proprio lui, il protagonista Antonio Canova, autore di capolavori assoluti che il mondo c’invidia. Uno su tutti e da tutti riconosciuto: il suo Amore e Psiche giacenti del Louvre che travolse perfino uno scrittore come Gustave Flaubert che così la commentò: «Non ho guardato nulla del resto della galleria. Ci sono tornato più volte e, l’ultima, ho baciato sotto l’ascella la donna in deliquio che tende verso Amore lunghe braccia di marmo. E il piede! E la testa! Il profilo! Mi si perdoni, dopo molto tempo è stato il mio unico bacio sensuale, ed era qualcosa di più: baciavo la bellezza stessa, ed era al genio che sacrificavo il mio ardente entusiasmo.»

Sì, perché come fa dire Nannipieri al suo Canova: «L’arte non rappresenta la vita, l’arte la deve innalzare». E a innalzare il popolo, a conquistare il popolo con l’arte ci stava pensando anche Napoleone con quel suo ambiziosissimo progetto di far diventare Parigi la capitale del mondo grazie al Louvre e a tutti i capolavori depredati dagli altri paesi, primo fra tutti: l’Italia.

Luca racconta come fosse chiaro a Bonaparte il metodo che gli avrebbe consentito di conquistare lo spirito del popolo. Per farlo, avrebbe dovuto sedurne prima gli occhi. Appagato il senso, il resto sarebbe venuto da sé e nulla pareva fermare il tiranno, neppure l’arte sublime dello scultore più ammirato all’epoca, al quale, anzi, chiede di essere eternato dalle sue mani, appunto, immortali. E il Canova scultore non saprà dire di no, né a lui né ai potenti dell’epoca. Ecco allora che a sorgere tra saccheggi, ricatti, deliri e tormenti, appaiono tra le pagine due figure femminili, due donne che Luca tratteggia come la vera resistenza alla tragedia napoleonica. Una di queste sarà Domenica, la donna amata e desiderata dallo scultore. Donna che rivedrà e plasmerà nelle sue sculture col tormento di chi non è riuscito mai a raggiungere ciò che davvero avrebbe voluto.

La storia umana s’intreccia così irrimediabilmente con la storia dell’arte e l’ultimo atto viene lasciato a loro: alle opere trafugate da Napoleone perché diventino il suo trofeo personale. Ma alla caduta dell’imperatore toccherà proprio allo scultore di Possagno recuperarle affinché possano poi tornare nei luoghi da quali erano state depredate.

L’ultima parte del libro, la sua Appendice, è proprio dedicata a questo. Alle opere trafugate, ai loro autori e a quella nuova consapevolezza che grazie a Canova, da quel momento in poi, sorge, si genera nella coscienza, questa sì, dei popoli e dei loro governi. Ciascun capolavoro, da quel momento in poi dovrà infatti essere il più possibile preservato nel luogo al quale è stato destinato o nel quale è stato conservato.

Il ritmo incalzante, la trama avvincente e i protagonisti fanno sì che anche la serata al Modus scorra via così come le pagine del romanzo, senza addentrarsi troppo nei particolari per non togliere a nessuno il piacere di scoprirli da sé.

Il racconto che ne fa Luca Nannipieri è coinvolgente come il suo libro, il dialogo vivace e tutto si conclude tra le strette di mano e le numerose dediche. Si chiudono, solo per questa sera, le porte del Teatro, mentre la pioggia adesso sembra aver svuotato del tutto il cielo e non averne più. E c’è così il tempo ancora per due parole sull’arte, arrivando alla macchina, dove ci separiamo fino al prossimo incontro perché il viaggio, sulle strade buie, nelle città impreparate, tra rovine e splendori di chi all’arte sa di aver dedicato i giorni, il tempo, la vita, non si ferma qui.

AUTRICE: ROBERTA TOSI