IL DESIDERIO DELL’ANIMA: LA RICERCA DEL COMPIMENTO NELL’ARTE

Antonio Canova, Amore e Psiche (1793), museo del LouvreParigi, fonte Wikipedia

MILANO. Il desiderio fa soffrire e anelare, ma in qualche modo dice che già si sta vivendo, hic et nunc, il rapporto con ciò che si cerca.

È uno stato dell’anima, protesa verso ciò che la realizza, ma non é esente dalla azione e condizione del corpo che contiene.

il desiderio e’ certamente un fenomeno enigmatico.

E’ sufficiente rifarsi alla esperienza quotidiana di ognuno, per accorgersi che e’ diffuso in tutte le pieghe (e le piaghe) dell’esistenza, sia nella sua accezione pura (raramente) sia in quella inappagata e divenuta degenerata dell’invidia (molto più frequente).

il desiderio denota una mancanza, perché urge l’assenza di qualcosa, per cui l’istinto, il sentimento, la ragione, vanno alla ricerca di cio di cui si avverte tale mancanza.

E questa e’ il propellente che spinge alla ricerca di qualcosa, qualcuno, un’entità, per cui quel crogiolo di sentimenti abbia destinatario.

E ancora è questo che spinge, anzi sospinge la ricerca artistica.

Ma non basta avvertire una mancanza per dire di avvertire desiderio: la prima potrebbe essere, banalmente, il sintomo di un bisogno figlio dell’accidentalità inappagato.

Desiderare e’ mancare di qualcosa che non ha una forma, ma lo si può esprimere dandone una “parvenza”, il termine corretto sarebbe “simile”, investendolo delle forme o delle tonalità’ cromatiche, (o entrambe), a cui delegare compiutezza di vigore sensuale.

Quest’ultimo aspetto è il suo prorompere tramite il gesto, consueto nell’arte informale.

L’assenza di qualcosa e’ il richiamo di contro, ad una presenza desiderata che pungola il pensiero, l’anima e attrae: ma c’e un altro elemento, oltre a una mancanza che ferisce, ed annuncia una un’epifania di percezioni; esiste cioè il movimento della vita, non della soggettività ma una kynesis, quella che Jung chiamava “anima mundi” e tutto ciò che essa porta in sé in termini teleologici e metodologici di dispiegamento delle sincronicita.

Ogni desiderio implica alle spalle la presenza, consapevole o meno, di una mancanza di status, non materiale ma di tipo pneumatico, qualcosa che indica la necessità di ricongiungersi a qualcosa di più grande rispetto al bisogno, incentrato sulla accidentalita del quotidiano.

Un desiderio, dunque, in prima istanza un tendere psicologico più che fisico.

Una “coscienza intenzionale”.½

In questo senso oserei dire è desiderio erotico. Di una ricerca cioè di un soddisfacimento di una condizione di completezza, alla quale la psiche si sente chiamata con forza irresistibile, che è appunto di tipo erotico(attrazione)e amorosa( saldo affrancamento) al tempo stesso.

Lo si potrebbe dire anche cosi: desiderio di un bene e bello desiderabile, scevro, soprattutto da giudizi di carattere morale⅓, di qualsiasi morale…

Tuttavia l’esperienza del bisogno non copre, non estingue, l’esperienza del desiderare, per la persona comune, la necessita’ invece, per un artista, è quella di fare, e ancora fare, fallire, riprendere, cambiare e ricercare, senza soluzione di continuità.

L’ esperienza comune chiarisce questo nesso desiderio/bisogno ed i suoi limiti.⁶

Infatti fra il bisogno di soddisfare una qualsiasi esigenza di carattere istintuale, come il bisogno di bere o dormire, o un impulso sessuale, cosi come la necessita’ di tradurre un gesto a vuoto, in sciabolate di colore su tela, dovendo scegliere fra il giogo⁷ del bisogno e la soddisfazione dello stesso, certamente si sceglierebbe questo seconda opzione, appagando il bi-sogno ma allontanando tragicamente dal perseguimento del “sogno⁸” da realizzare.

Non e’ cosi scontato invece che fra il desiderio ed il suo totale soddisfacimento, si scelga, come strada quasi esclusiva e ontologicamente predefinita, il non totale soddisfacimento del desiderio.

Questa cautela innata è auto conservativa: subito dopo, non ci sarebbe piu nulla da desiderare…..e una vita in mancanza di desiderio, si chiama non vita, o inferno, perché il desiderio investe l’ambito dalla semplice curiosità, alle cose ultime, all’escatologia.⁹

Dunque, la chiave per esser vivi, sentirsi vivi e tradurre questa condizione in vitalità tangibile, incarna il “Desiderio Artistico”, quello cioè erotizzato, oggettivato nell’opera: fruibile ma mai completamente concupibile, e quindi sempre un po desiderabile.

Desiderare sempre, desiderare tanto, è condizione irrinunciabile. Desiderio è ispirazione.

Desiderio e bisogno non sono pero’ separate, perché’ e’ attraverso il bisogno che ci si muove verso il desiderio che nel caso dell’artista e’ la realizzazione figurata o non, di quella promessa che il desiderio, una volta vicino alla realizzazione promette.

il percorso del bisogno serve per capire che il desiderio e’ IRRIDUCIBILE¹¹……mentre il bisogno si oggettiva, il desiderio e’ come un residuo, rispetto alla aspettativa del bisogno, e rilancia lo spasmo dell’atto erotizzante, la ricerca intellettuale, sentimentale ed estetica.

L’oggetto del desiderio e’ indefinito rispetto a quello del bisogno, il desiderio o il desiderare non e’ un bisogno fra tanti ma e’ il più grande ed ineludibile dei bisogni, ed e’ in rapporto con l’alterità,¹²da cui il singolo necessita d’esser riconosciuto.

La Struttura ontologica¹³ e psichica dell’essere artistico, e’ tale da essere uno stigma nell’anima e nel linguaggio.

E la cifra distintinva del desiderio non e’ mai di carattere morale che lo irregimenterebbe, perche la legge del desiderio e’ la soddisfazione: chi ha desiderio sa cosa lo soddisfa o no, al netto di tutte le considerazioni morali.¹⁴

Dunque il desiderere, anche della creativita, e’ come una passione amorosa sempre in tensione: la violenza del desiderio nasce, quando esso investe la sua energia su cio che non lo soddisfa, senza che si arrivi a definire gli estremi di una delusione, proprio per questo tendere del desiderio oltre il bisogno.

La ricerca artistica, vissuta come desiderio, non sara’ mai paga, il desiderio sara’ infinito, allora solo la non finitezza, che e’ all’altezza del cuore e della mente, servira’ a capire la legge interna al desiderio stesso.

LUCA NAVA