LA PIENA DELL’OCCHIO: MINGUZZI ALL’ANTICO CONVENTO DI SAN FRANCESCO

Uno scorcio della mostra, fonte: press kit uf stampa comune di Bagnacavallo; immagine inserita al solo scopo di presentare l’evento.

BAGNACAVALLO. Uno scenario che si rimodella, si dilata, si colma di nuova suggestione oltre la dimensione del sacro grazie al potente richiamo dell’arte, l’Antico  convento di San Francesco (v. Cadorna 14) dove resta aperta ai visitatori fino all’11 dicembre “La piena dell’occhio”, personale di Enrico Minguzzi.

Promossa dal Comune di Bagnacavallo e organizzata dal Museo Civico delle Cappuccine a cura di Saverio Verini, la mostra offre attraverso l’esposizione di più di quaranta opere tra figuratività e astrazione, tra pittura e scultura, uno spaccato significativo della recente produzione dell’artista cotignolese che vive e opera a Bagnacavallo, e ha realizzato progetti site-specific e residenze come presso Areacreativa42 (2019) e il Museo Civico Luigi Varoli (2020), dove ha avuto origine il nuovo ciclo della “natura morta”. Tra i riconoscimenti avuti il Premio Dams, a cura di Renato Barilli, e il Premio Nazionale delle Arti. 

La mostra è accompagnata da un catalogo che include le immagini dell’allestimento e i testi di Davide Caroli direttore del Museo Civico delle Cappuccine e del curatore Saverio Verini.

La sacra coltre di silenzio, le ombre discrete e la luce che bagna le sale, sembrano fare un tutto unico con le fluorescenti creazioni dell’artista in olio su resina, capace di unire astrazione e sublimità, tra barocco e surrealismo, alla sottile, romantica nostalgia che suscita il suo mondo vegetale che pare abbarbicarsi e insinuarsi tra le crepe dei muri, come volendo reinpadronirsi dello spazio. “Liquiforme” fu il titolo della prima mostra di Minguzzi, e il germinale, la vita che sboccia andando alla ricerca della luce, è ora espresso da titoli significativi come “Sedimento”, “Erma”, “Fermento”, “La fine l’inizio e la scomparsa dell’orizzonte”.

Spazi come la manica lunga dell’ex convento sono diventati quasi luoghi d’ascolto in cui si colgono percezioni inaspettate e sorprendenti, come il grande dipinto in fondo alla maestosa galleria al termine dello scalone monumentale che da il titolo alla mostra. Il genere di cui Minguzzi rilegge le modalità nei secoli ne fa una presenza silenziosa e insieme colma di vita. Dipinti che possono essere considerati dei ritratti di elementi presi dal mondo minerale e vegetale: elementi che si rifanno a pietre, concrezioni, fiori ed erbe – tutti riconducibili a qualcosa di esistente in natura, ma in realtà frutto di una proiezione mentale dell’artista. Colti in una specie di stasi, i soggetti dei dipinti sembrano tuttavia pulsare di una luce misteriosa e vibrante, andando oltre il canone di uno dei generi pittorici più consolidati. Grazie all’utilizzo di colori quasi fluorescenti, le sue opere si liberano da una cifra di marca metafisica, mettendosi in grado di uscire fuori dai confini del quadro e accendere gli spazi.

Alla serie di dipinti, in continuità con la sua produzione precedente, Minguzzi ha scelto di accostare un corpo di sculture inedite. Attraverso queste opere e l’uso originale di nuove tecniche e materiali compositi come ferro, legno, poliuretano, l’artista trova un’estensione tridimensionale alle figure che caratterizzano la propria pittura, in un processo quasi “inverso”, che vede la traduzione dei dipinti in scultura e non viceversa , aprendo così a ulteriori sviluppi della propria pratica artistica.

   «”Una mostra di vasi di fiori” – scrive in catalogo Davide Caroli – era uno dei titoli ipotizzati per questa esposizione. Un paesaggio di cui si perdono i contorni e la visione d’insieme, ma di cui ci arriva un dettaglio, inaspettato e sicuramente irriconoscibile, nelle prime opere di questa serie reso ancora più “sacro”, appoggiato su piccole alzate o altarini, che lo fanno apparire come le nature morte che in realtà non sono. Il reale diventa un’illuminazione infinita e colma di ogni possibilità di vita che trascende il tempo e lo spazio».

AUTORE: MARCELLO TOSI