PUNTI DI LUCE: ESSERE UNA DONNA NELLA SHOAH. MOSTRA E CONFERENZA PER RICORDARE L’OLOCAUSTO

Particolare della locandina

GADESCO PIEVE DELMONA (CR). La mostra itinerante “Punti di luce. Essere una donna nella Shoah” dello Yad Vashem di Gerusalemme fa tappa a Gadesco Pieve Delmona. Dal 25 gennaio al 10 febbraio, presso il Centro Civico Tinelli, in via Lonati 9, Località San Marino, sarà infatti possibile visitare gratuitamente, fino al 10 febbraio, la rassegna documentale che vuole ricordare la Shoah e lo sterminio attuato dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale e le deportazioni. Ne è promotrice l’Unione dei Comuni Lombarda – Unione del Delmona. Giovedì 25 gennaio, alle ore 21, Simone Fappanni, autore di libri e studi sulla Shoah, introdurrà l’esposizione con una conversazione su “Donne e Shoah”. «L’allestimento – spiega  Fappanni – si compone di trenta pannelli in cui vengono proposte le storie di donne comuni che hanno avuto la sventura di attraversare un’esperienza terribile come quella dell’Olocausto. Si tratta di persone qualsiasi, con lavori, occupazioni, passioni e interessi diversi che si sono trovate improvvisamente gettate in un evento epocale e che pertanto hanno dovuto attingere a tutte le loro risorse per attraversarlo. Sono “frammenti di umanità” che rendono vive queste donne di ogni età e che in questi pannelli, uno per ogni “storia”, che costituiscono un adattamento della mostra “Spots of Light”, curata da Yehudit Inbar e ordinata al museo israeliano, sono tutte poste su un piano introspettivo davvero profondo». «Le persone – si legge nel pannello introduttivo, non sapevano cosa sarebbe stato di loro un’ora più tardi, per non parlare del giorno seguente. Di conseguenza cercavano di organizzare le proprie vite in modo da avere almeno un’illusione di stabilità. Si innamoravano nei luoghi più improbabili; si sposavano anche senza sapere se sarebbero stati in grado di sopravvivere loro stessi e come coppia, e tanto meno se sarebbero stati in grado di costruire un nido coniugale. Sentirono il bisogno di ufficializzare il matrimonio, a volte per desiderio di essere deportati insieme. Allo stesso tempo, ci furono “coppie libere” – rapide, provvisorie e con convivenze informali: erano strumenti per ottenere denaro, cibo, vita. Altre volte, esprimevano il bisogno psicologico di calore e comprensione in contrasto con la corruzione morale che li circondava». In mostra sarà possibile visionare un video esplicativo ed ammirare, collateralmente, una serie di fotografie di Giorgio Denti scattati in diversi campi di sterminio e di concentramento. Orari di apertura: martedì dalle 14:30 alle 18:00, mercoledì e giovedì dalle 14:30 alle 17:30 e sabato dalle 9:00 alle 12:30; sabato 27 e domenica 28 gennaio, la mostra sarà aperta anche dalle 15:30 alle 18:30. Per le scuole sarà possibile fissare visite su prenotazione in orari diversi dalle aperture previste.