ARTEMISIA GENTILESCHI A SANREMO: UN’OPERA DELL’ARTISTA BAROCCA NEL FOYER DELL’ARISTON

Anna Orlando accanto all’opera di Artemisia Gentileschi

SANREMO. Il Foyer del Teatro Ariston ospita, da oggi e per tutta la durata della kermesse musicale, un’opera di Artemisia Gentileschi. Si tratta di una replica di “Giuditta e la sua ancella con le testa di Oloferne”. L’iniziativa è promossa dalla Regione Liguria.

Anna Orlando, storica dell’arte e membro del tavolo della cultura del Comune di Genova e co-curatrice della mostra “Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione” in corso a Palazzo Ducale fino al 1 aprile, ha gentilmente risposto alle nostre domande su questa eccezionale iniziativa.

Come è nata l’idea di portare una riproduzione di un’opera di Artemisia a Sanremo?

“L’iniziativa di Regione Liguria ‘Ospite d’onore’ nasce in continuità con quella dello scorso anno quando abbiamo portato l’autoritratto di Rubens al Teatro Ariston e ha avuto molto successo. L’idea di fondo è che l’arte può anche veicolare messaggi sempre attuali e molto sentiti dai pubblici più diversi.

Nel caso di Artemisia è lei stessa, con la sua arte e con la sua presenza nelle figure femminili dei suoi quadri, che ci suggerisce di eleggerla a paladina della lotta contro la violenza sulle donne”

Quale opera è stata scelta e per quali ragioni?

 “La copia antica di una delle tante versioni del soggetto “Giuditta con la testa di Oloferne” dei Musei di Strada Nuova – Palazzo Rosso, che non è mai stata esposta perché normalmente è conservata nei depositi, è un’immagine iconica dell’arte di questa grande pittrice perché è un manifesto della reazione di Artemisia alla violenza subita e l’immagine è il simbolo del trionfo del Bene sul Male”.

Come si lega questa iniziativa con la grande mostra dedicata alla grande artista barocca allestita a Genova?

“L’opera offre lo spunto, su un grande palcoscenico mediatico, di sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne e del femminicidio, ma è anche una grande occasione di promuovere la bellissima mostra in corso a Palazzo Ducale fino al 1 aprile” (un servizio sulla rassegna è disponibile cliccando qui)

Ritratto di Artemisia Gentileschi di S. Vouet

Di seguito qualche nota biografica sull’artista. Nata a Roma il 8 luglio 1593, Artemisia ha vissuto in un’epoca in cui le donne artiste erano spesso ai margine dell’arte ufficiale, ma è riuscita a emergere come una figura di grande rilevanza nella pittura.

Suo padre, Orazio Gentileschi, era un pittore barocco di successo, e Artemisia ha iniziato a mostrare il suo talento artistico fin da giovane. Fu proprio suo padre a insegnarle i fondamenti della pittura, permettendole di sviluppare una tecnica eccezionale.

La carriera di Artemisia decollò rapidamente, ma il suo apprendistato non fu privo di sfide. A soli 17 anni, subì un traumatico episodio di stupro da parte del pittore Agostino Tassi. Il processo che ne seguì ebbe un impatto significativo sulla vita e sull’arte di Artemisia, ma la giovane artista dimostrò una straordinaria forza interiore durante quel periodo difficile.

Le prime opere di Artemisia riflettono spesso una profonda comprensione della psicologia umana, con dipinti di donne forti e drammatici. Il suo stile pittorico fu influenzato da artisti come Caravaggio, noto per il suo uso del chiaroscuro e la rappresentazione realistica delle figure.

Artemisia Gentileschi si trasferì a Firenze, dove continuò a dipingere e a guadagnare notorietà. Le sue opere divennero sempre più richieste, e ottenne commissioni da vari nobili e cortigiani. Nel 1616, Artemisia fu la prima donna ad essere ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.

Gentileschi trascorse gli ultimi anni della sua vita tra Napoli, Londra e Venezia, continuando a ricevere commissioni e a dipingere opere significative. Morì a Napoli attorno al 1653, ma la sua eredità artistica continuò a crescere nel corso dei secoli.

NOTA. Si ringrazia la Dott.ssa Orlando per l’intervista e l’immagine che la ritrae accanto all’opera di Artemisia Gentileschi.