VENEZIA. Fino a domenica 27 novembre a Venezia, ai Giardini e all’Arsenale, si può visitare la cinquantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Il latte dei sogni. Sono in tutto 26 gli artisti italiani, 180 le partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni.
Questi i dettagli desunti dal comunicato stampa.
La Biennale ha avviato nel 2021 un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività secondo principi consolidati e riconosciuti di sostenibilità ambientale. Per il 2022 l’obiettivo è quello di estendere il raggiungimento della certificazione della “neutralità carbonica”, ottenuto nel 2021 per la 78. Mostra del Cinema, a tutte le attività programmate dalla Biennale: la 59. Esposizione Internazionale d’Arte, i Festival di Teatro, Musica e Danza e la 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. (Si veda la scheda allegata)
LA MOSTRA INTERNAZIONALE
La mostra Il latte dei sogni si articola negli spazi del Padiglione Centrale ai Giardini e in quelli delle Corderie, delle Artiglierie e negli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini nel complesso dell’Arsenale. Include 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni (26 italiani). Oltre 180 artiste e artisti non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale d’Arte prima d’ora. Per la prima volta negli oltre 127 anni di storia dell’istituzione veneziana, la Biennale include una maggioranza preponderante di artiste e persone non binarie.
La mostra presenta opere contemporanee e 80 nuove produzioni concepite appositamente per la Biennale Arte, in dialogo con lavori storici che datano dall’Ottocento fino ai nostri giorni per un totale di 1.433 opere e oggetti esposti.
«La mostra Il latte dei sogni prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011) – spiega Cecilia Alemani – in cui l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attrraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da s . L’esposizione Il latte dei sogni sceglie le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano.
La mostra nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza molte domande che evocano non solo questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità minacciata, ma riassumono anche molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale,
l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?
Questi sono alcuni degli interrogativi che fanno da guida a questa edizione della Biennale Arte, la cui ricerca si concentra in particolare attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.»
«Distribuite lungo il percorso espositivo al Padiglione Centrale e alle Corderie, cinque piccole mostre tematiche a carattere storico costituiscono una serie di costellazioni nelle quali opere d’arte, oggetti trovati, manufatti e documenti sono raccolti per affrontare alcuni dei temi fondamentali della mostra. Concepite come delle capsule del tempo, queste micro-mostre forniscono strumenti di approfondimento e introspezione, intessendo rimandi e corrispondenze tra opere storiche – con importanti prestiti museali e inclusioni inusuali – e le esperienze di artiste e artisti contemporanei esposti negli spazi limitrofi. Le capsule tematiche arricchiscono la Biennale con un approccio trans-storico e trasversale che traccia somiglianze ed eredità tra metodologie e pratiche artistiche simili, anche a distanza di generazioni, creando nuove stratificazioni di senso e cortocircuiti tra presente e passato: una storiografia che procede non per filiazioni e conflitti ma per rapporti simbiotici, simpatie e sorellanze.»
«La mostra Il latte dei sogni è stata concepita e realizzata in un periodo di grande instabilità e incertezza. La sua genesi ed esecuzione hanno coinciso con l’inizio e il continuo protrarsi della pandemia di Covid-19 che ha costretto La Biennale di Venezia a posticipare questa edizione di un anno, un evento che, sin dal 1895, si era verificato soltanto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Che la mostra possa aprire è di per sé un fatto straordinario: non tanto il simbolo di una ritrovata normalità, quanto piuttosto il segno di uno sforzo collettivo che ha qualcosa di miracoloso. In questi interminabili mesi passati di fronte a uno schermo mi sono chiesta più volte quale fosse la responsabilità dell’Esposizione Internazionale d’Arte in questo momento storico e la risposta più semplice e sincera che mi sono riuscita a dare è che la Biennale assomiglia a tutto ciò di cui ci siamo dolorosamente privati in questi ultimi due anni: la libertà di incontrarsi con persone da tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell’incomprensione e quella della comunione.
Il latte dei sogni non è una mostra sulla pandemia ma registra inevitabilmente le convulsioni dei nostri tempi. In questi momenti, come insegna la storia della Biennale di Venezia, l’arte e gli artisti ci aiutano a immaginare nuove forme di coesistenza e nuove, infinite possibilità di trasformazione.» (Si veda il testo integrale di Cecilia Alemani allegato)
«La Mostra di Cecilia immagina nuove armonie, convivenze finora impensabili e soluzioni sorprendenti – dichiara il Presidente Roberto Cicutto – proprio perché prendono le distanze dall’antropocentrismo. Un viaggio alla fine del uale non ci sono sconfitti, ma si configurano nuove alleanze generate dal dialogo fra esseri diversi (alcuni forse prodotti anche da macchine) con tutti gli elementi naturali che il nostro pianeta (e forse anche altri) ci presenta.
I compagni di viaggio (le artiste e gli artisti) che si aggregano alla Curatrice provengono da mondi molto diversi fra loro. Cecilia ci dice che c’ una maggioranza di artiste donne e soggetti non binari, una scelta che condivido perché riflette la ricchezza della forza creativa dei nostri giorni.»
«Molte opere sono nuove produzioni appositamente create per questa edizione. Un segno importante e la prova di una grande attenzione alle nuove generazioni di artiste e artisti. Non a caso la Curatrice ha proposto la realizzazione del primo Biennale College Arte nella storia della Biennale, che si affianca a quelli di Cinema, Danza, Teatro e Musica. I risultati dei programmi Biennale College degli ultimi anni, sotto la diretta responsabilità dei Direttori Artistici Danza Teatro Musica e Cinema coadiuvati da tutor, sono stati molto positivi.»
«Sembrava difficile realizzarlo anche per Arte. Ma invece tre artiste e un artista, scelti fra i molti candidati da tutto il mondo, vedono le loro opere esposte fuori concorso nell’Esposizione Internazionale, con uguale dignità rispetto ai loro colleghi già affermati, selezionati dalla Curatrice.
Una tappa importante per La Biennale di Venezia che sempre di più, attraverso le attività del proprio Archivio Storico e la costituzione di un Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee, si fa strumento di crescita per artiste e artisti, arricchendo la propria funzione storica di produzione di mostre e festival.»
«L’augurio per uesta 59. Esposizione Internazionale d’Arte che con essa ci si possa immergere nel “re-incantesimo del mondo” evocato da Cecilia nella sua introduzione. Forse un sogno, che è un altro degli elementi costitutivi della Mostra.»
«Nelle ultime settimane di preparazione della manifestazione l’aggressione russa all’Ucraina ci ha colpito in pieno volto per lo sgomento e lo stupore ma anche per l’inquietante interrogativo: davvero una guerra scoppia all’improvviso o non ci siamo accorti (politici, diplomazia, mondo della cultura) di tanti segnali che, colti in tempo, avrebbero potuto evitarla? Nell’emergenza di queste settimane di guerra ogni attenzione deve essere rivolta a dare soccorso a chi ne ha bisogno e a mettere in salvo quante più vite umane possibile. La Biennale, e tutti coloro che si occupano di arte e cultura, pur fra mille difficoltà e comprensione per posizioni dove le ragioni delle vittime prevalgono su quelle degli aggressori, devono tentare di non cancellare il possibile dialogo fra chi usa i linguaggi dell’arte per dare una speranza di futuro che faccia tacere le armi per sempre.» (Si veda il testo integrale di Roberto Cicutto allegato)
PROGETTI SPECIALI realizzati dalla Biennale di Venezia Progetto Speciale Forte Marghera, Mestre
Elisa Giardina Papa, tra le artiste presenti in concorso all’Esposizione Internazionale, stata invitata da Cecilia Alemani per un intervento specifico a Forte Marghera, all’interno dell’edificio chiamato Polveriera austriaca.