È SCOMPARSO IL CARAVAGGIO DEL CALCIO: ADDIO A MARADONA

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NAPOLI. «Maradona è stato per il calcio ciò che Caravaggio è stato per l’arte: inarrivabile». Coì si è espresso Vittorio Sgarbi commentando la notizia della scomparsa, a soli sessant’anni, del campione argentino. Una perdita, per il mondo dello sport – e non solo – che sicuramente fa ancora più male in un periodo in cui la pandemia traccia ombre sempre più scure nel nostro quotidiano.

Ma l’analogia col Merisi risulta ancora più calzante se si pensa che Diego è stato tanto eccellente nella sua “arte” quanto disordinato nella vita, con estremismi ed eccessi che tutti gli abbiamo perdonato in ricordo di quelle emozioni che ci ha dato scendendo il campo. Certo, ci mancherebbe, non è arrivato agli estremi del Caravaggio, con un episodio delittuoso sulla coscienza, ma certamente l’esistenza disordinata del pibe de oro ne ha minato la salute, sia fisica e mentale.

In un video le opere dedicate al calciatore

Ma tutti lo vogliamo ricordare per le sue imprese sul campo e per la sua semplicità fuori dal terreno di gioco. In molti documentari racconta di quando, all’apice del successo, non poteva fare un passo per strada senza essere circondato da gente comune che gli chiedeva di firmare autografi, di fare foto con lui, di scambiare quattro parole.

A Napoli il calciatore è venerato come un dio: c’è persino un piccolo altare in una delle fitte strade del centro storico. E non solo per il memorabile scudetto e i tanti altri trofei conquistati all’ombra del Vesuvio.

Napoli, Altarino dedicato a Maradona (fonte: Widipedia)

Perché Maradona è nei ricordi di chi, come me, ha vissuto il calcio degli anni Ottanta, ma è anche nelle generazioni successive di tifosi che lo hanno visto, anche soltanto in video, compiere imprese sportive straordinarie.

Ed è anche per questo che gli sono dedicate tantissime opere d’arte, da quadri a immensi murales, come quello di Jorid, che copre un’intera facciata, o altri, gli angoli delle strade di Napoli e del napoletano. “Perché Diego è Diego”. Come dire: è uno di famiglia. E il ricordo rimane impresso nella memoria e non si dissolve. Come quello di un grande amico.

AUTORE: SIMONE FAPPANNI (Riproduzione del testo riservata)