LA MEDIA-ART DI QUAYOLA A PALAZZO CIPOLLA

Quayola, Iconographies #20: Tiger Hunt after Rubens, 2014, Serie di stampe a getto d’inchiostro / Series, of inkjet prints

ROMA Fino al 30 gennaio Palazzo Cipolla ospita la prima grande personale nella capitale di Quayola, tra i maggiori rappresentanti della media-art internazionale. Come si legge nel comunicato stampa, “appartiene a quella rara dinastia di creatori d’arte che, inventando un loro codice espressivo personale e nuovo linguaggio artistico/comunicativo, hanno ri-masterizzato la storia dell’arte attraverso la sua visione“.

Questa primissima monografica a Roma presenta un panorama completo della creazione
dell’artista attraverso un viaggio immersivo nei principali temi della sua arte computazionale.
L’edificio storico di Palazzo Cipolla è lo spazio ideale per esporre la storia dell’arte di Quayola, animata da un confronto permanente tra l’educazione classica dell’artista e il suo uso quotidiano dei mezzi di espressione visiva più futuristici.

Le opere esposte, realizzate tra il 2007 e il 2021, ci restituiscono una panoramica del processo creativo dell’artista, passaggi temporali, futuri anticipati e passati ricostruiti.
Il progetto espositivo si sviluppa in tre aree tematiche: iconografia classica, sculture non finite, e tradizione della pittura di paesaggio.

Utilizzando sistemi di robotica, Intelligenza Artificiale (AI) e software generativi, Quayola trasforma la tecnologia computazionale in una nuova tavolozza: dipinti rinascimentali e del barocco sono trasformati in complesse composizioni digitali attraverso metodi computazionali, e sculture ispirate alla tecnica michelangiolesca del non-finito sono scolpite mediante mezzi robotici. Seguono rappresentazioni della natura, prodotto di un’arte generativa che evidenzia l’affascinante – benché paradossale – somiglianza tra il mondo naturale e quello digitale.
Dinanzi a videoproiezioni, sculture, e stampe ad altissima definizione, gli spettatori hanno la possibilità di confrontarsi con le incredibili potenzialità artistiche di questi mezzi espressivi – lontane dai cliché di una tecnologia disumanizzata – e di acquisire, inoltre, indispensabili strumenti di lettura della nostra società contemporanea. Come dichiara il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione
Terzo Pilastro – Internazionale che promuove la mostra: “Quayola utilizza gli algoritmi che regolano il mondo digitale non soltanto o non semplicemente per creare delle opere d’arte, ma piuttosto per scandagliare, con le infinite opportunità che la tecnologia gli offre, il processo di ricerca che è alla base dell’opera d’arte stessa, per esplorare la moltitudine di possibilità di concretizzazione dell’idea creativa. Egli scompone e frammenta, per riorganizzare e costruire nuovi canoni estetici del tutto inediti. In questo percorso così innovativo e originale, è significativo che per Quayola sia fondamentale il dialogo costante
con i grandi maestri dell’arte classica, quali Raffaello, Botticelli, Rubens, Bernini, di cui predilige i bozzetti e i disegni preparatori, perché ciò che è incompiuto gli consente – come egli stesso ammette – di allontanarsi dall’idea di rappresentazione per concentrarsi sul processo. Il linguaggio contemporaneo di Quayola dà quindi vita ad una mostra che io spero possa avvicinare i puristi della tradizione ai nuovi codici espressivi derivanti dalle tecnologie più attuali, le quali, lungi dall’essere asettiche e “disumanizzate”, si mettono al
servizio dell’atto creativo in tutte le sue forme, offrendo all’artista ed ai suoi fruitori nuovi
strumenti per esplorare l’ineffabile mistero del fare arte.” Nonostante il cambio di medium espressivo, lungo il percorso espositivo emerge il carattere comune della ricerca artistica che ha caratterizzato il passato e che continua nel presente: una reinterpretazione del “classico” messo a confronto con le grandi opere dei Maestri riprodotte su “cartelli pedagogici” non solo per facilitare la visita degli spettatori,
ma allo stesso tempo per fare da guida nell’esplorazione e nella comprensione del “codice
Quayola”.
Parte integrante della mostra e massima espressione della capacità innovativa e
tecnologica di Quayola è la presentazione delle sue sculture robotiche: in questo caso, il
dialogo con i grandi artisti del passato e soprattutto con Bernini è alla base dello sviluppo
di un corpo scultoreo mai visto, realizzato con il supporto di un sistema robotico AI.
Un mondo computazionale visto di sovente agli antipodi del regno naturale, ma che
Quayola reinterpreta mostrando come l’arte generativa sia forse il mezzo ideale per
esplorare la natura. Le sue serie botaniche come Jardins d’été mettono in luce
l’affascinante, anche se paradossale, somiglianza tra il mondo naturale e quello digitale.
Esiste, infatti, un processo “organico” parallelo sia nella vita naturale che in quella
algoritmica: nei due regni, della natura e del digitale, si può osservare un processo
generativo, che segue una logica di sé. Con una natura artificiale così vicina nella sua
verità al mondo naturale, Quayola inventa una nuova forma di Impressionismo.
Nella nostra era digitale, l’arte di Quayola ci aiuta a pensare e comprendere il mondo in cui
viviamo. Sviluppando opere che assumono sia una forma immateriale (come i video) che
materiale (come le stampe o le sculture), l’artista ci illumina sul paradosso di
un’immaterialità che è di fatto una nuova forma di materialità. Il giusto linguaggio per
esprimere una visione del mondo del XXI secolo.
La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal
Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto
organizzativo di Comediarting e Arthemisia ed è curata da Jérôme Neutres e Valentino
Catricalà. Essa si inserisce perfettamente nel solco dell’ormai più che ventennale
programmazione dello spazio espositivo di Palazzo Cipolla, che la Fondazione – sotto la
sapiente guida del suo Presidente – con spiccata sensibilità e lungimiranza ha fin dal
principio rivolto ad indagare le tendenze e le manifestazioni più significative dell’arte in
tutte le sue forme, partendo dal doveroso approfondimento delle epoche che hanno
plasmato l’identità italiana (il Quattrocento, il Barocco) e dalla ricerca sulle culture dei
mondi lontani (la Cina imperiale, il Giappone, l’India, la Russia sovietica, gli Stati Uniti), per
approdare alle testimonianze più importanti e attuali dell’arte contemporanea nazionale ed
internazionale, intercettandone i protagonisti indiscussi e le istanze più innovative e
prospettiche (ad esempio, Rockwell, Hopper, Banksy).

L’ARTISTA
Nonostante la sua giovane età, Quayola vanta un curriculum internazionale con mostre in
importanti musei, fra i quali il V&A Museum, Londra, Park Avenue Armory, New York, il
Bozar, Bruxelles, il Centro Nazionale d’Arte, Tokyo, l’UCCA, Pechino, l’HOW Art Museum,
Shanghai, e il Palais de Tokyo, Parigi. Ha partecipato a importanti Biennali, quali quella di
San Paolo, e festival quali il Sónar di Barcellona e il Sundance Film Festival di Park City.
Ha vinto premi prestigiosi come il Golden Nica dell’Ars Electronica Festival.

Quayola ha inoltre lavorato a progetti sperimentali con compositori, orchestre e musicisti
tra cui London Contemporary Orchestra, Orchestre National Bordeaux Aquitaine,
Ensemble Intercontemporain, Vanessa Wagner, Jamie XX, Mira Calix, Plaid e Tale Of Us.

FONTE. Testo e foto, inseriti al solo scopo di presentare l’evento: press kit Ufficio stampa Arthemisia