SIMONE FAPPANNI, L’ARTE AL TEMPO DI GIUSEPPE VERDI, Edizioni fantigrafica, pagine 84, Euro 10 (+ Euro 5 spedizione), completamente a colori. Prefazione: Anna Maramotti.
possibile parlare di Giuseppe Verdi, il grande compositore bussetano autore di immortali capolavori musicali come Aida, Rigoletto, Nabucco, I Lombardi alla prima crociata, Macbeth, e tantissimi altri ormai diventati parte integrante della musica internazionale di tutti i tempi, provando a perseguire un angolo d’analisi particolare, insolito o inedito?
Sembra proprio di sì, scorrendo le pagine del libro L’arte al tempo di Giuseppe Verdi di Simone Fappanni, pubblicato in una rinnovata veste editoriale.Fappanni prende in considerazione la cultura artistica che si è sviluppata lungo il periodo, peraltro non breve, in cui il famoso “Cigno di Busseto” ha vissuto, soffermandosi con estrema perizia e competenza su quei momenti artistici che hanno dato lustro e rilievo alla cultura artistica dell’epoca e messo le basi per quella successiva.
Romanticismo, Impressionismo, Post-impressionisti, ma anche macchiaioli e divisionisti, sono citati con precisione dal critico per configurare un “ambiente” – si passi il termine non propriamente accademico – ove l’artisticità di questo vero e proprio genio della Musica si è potuto esprimere al meglio.
Anzi, la sua vicinanza a temi e motivi risorgimentali è persino oggetto di studio e di riflessione in autorevoli studi e simposi. Tutto questo e tanto altro ancora è al centro del contributo di Simone Fappanni, riccamente illustrato da tavole a colori che riproducono fedelmente quadri di maestri del calibro di Fattori, Zandomeneghi, Francesco Carnovali detto il Piccio, De Nittis, Signorini, Boldini, e molti altri. Davvero interessante, in questo volume, è anche il capitolo Verdi e l’arte contemporanea, in cui Fappanni presenta i risultati condotti su un significativo campione di pittori e scultori contemporanei.
Il risultato complessivo che ne è scaturito consente di affermare con certezza che i capolavori del Cigno di Busseto sono fonte d’ispirazione per numerosi artisti, tanto che alcuni di essi ne hanno fatto una cospicua parte del loro iter compositivo, pervenendo a considerevoli risultati.In appendice va segnalato, senza dubbio, il testo di Marcello Tosi, sulla “presenza” della figura del Maestro nell’arte ottocentesca e, in apertura, la brillante Introduzione della professoressa Anna Lucia Maramotti Politi, docente all’Accademia di Belle Arti “Cignaroli” di Verona.
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