Durante il lockdown e successivamente diverse mostre online, credendo fermamente nel valore dell’arte. A moltissimi l’iniziativa, denominata “VirArt – Virus vs Arte”, è risultata e risulta particolarmente gradita. Ne sono prova le centinaia di visualizzazioni di queste rassegne sul Blog Art is Life, sul mio canale YouTube e Facebook, senza contare i messaggi di incoraggiamento che ricevo ogni giorno. Uno alle 2.35 di notte, forse l’ora meno opportuna, ma va bene lo stesso.
Comunque, a qualcuno queste mostre non piacciono. Ecco quindi alcune risposte a domande che mi sono state poste frequentemente sull’argomento.
Le mostre virtuali sono meglio delle mostre “dal vivo”?
Assolutamente no. Nessuna riproduzione di un’opera d’arte, fatta con qualsiasi mezzo, dai cosiddetti “falsi d’autore” o “copie d’autore” che dir si voglia, a libri, cataloghi, riviste e video, possono sostituire la visione “dal vivo” di un manufatto creativo, pur con quale rara eccezione, ovvero per quelle opere digitali pensate solo per il Web, non per essere “fisicamente” presenti in uno spazio.
Perché fare mostre virtuali?
Sostanzialmente per due ragioni principali: durante la quarantena, l’arte virtuale ha contribuito, in tutte le sue forme, a dare sollievo a chi ha dovuto necessariamente restare in casa o lontano dai propri affetti.
Infine non si può stabilire se, quando e come si potrà riprendere l’attività espositiva in gallerie, associazioni e altri spazi. Per i musei probabilmente sarà relativamente più semplice, dato che dispongono di spazi più ampi, anche se non sarà semplice contingentare e regolare gli ingressi.
Ci sono opere significative che rappresentano il Covid-19?
Ce ne sono davvero tantissime. E non mi riferisco solo a quelle che sono direttamente correlate al virus, ma anche di quelle che cercano di regalare bellezza. Le persone da sempre hanno bisogno di bellezza, e gli artisti ne sono dispensatori.
AUTORE: SIMONE FAPPANNI © RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA