MILANO. E’ davvero da non perdere, al Mudec di Milano, la mostra evento dedicata a Rodin e alla danza, visitabile fino al 10 marzo. L’artista è stato, infatti, particolarmente attratto da questo soggetto che ha interpretato in maniera davvero magistrale.
La mostra è articolata in tre principali sezioni composte rispettivamente da :terre cotte dell’artista note come ”movimenti di danza “ messi a confronto con disegni e proiezioni provenienti dalla medesima collezione. Del museo Rodin di Parigi . Molto interessanti sono anche le esperienze che Rodin raccolse su danze e coreografie cambogiane ( allora la Cambogia era uno stato indipendente ) che ci aiutano ad inquadrare il materiale esposto . Come completamento vanno aggiunti anche diversi filmati di coreografie nate in quel periodo sull’onda della spinta di queste nuove conoscenze acquisite vedere
Rodin era infatti , se non in contatto diretto a conoscenza delle ultime evoluzioni che al suo tempo si stavano manifestando proprio nel campo della danza e della coreografia .
Rodin Auguste fu un artista francese. Nacque a Parigi nel 1840 e morì a Meudon ( Parigi ) nel 1917 . Pittore e scultore . Frequentò dei corsi di disegno tra il 1854 e il 1857 e poi dopo un lungo periodo di studi si dedicò anche alla scultura .“ l’uomo con il naso rotto” del 1864 fu una delle sue prime sculture opere .
Nel 1875 -1876 fece un viaggio in Italia per studiare l’arte italiana con un ‘ attenzione particolare attenzione a quella rinascimentale
Nel 1877 fece la statua chiamata l’età del in bronzo . Nel 1879 un S.Giovanni Battista
Nel 1888 iniziò la monumentale ”Porta dell’inferno , rifacendosi a soggetti danteschi , insieme composto da diverse soggetti che poi l’artista provvederà anche ad elaborare singolarmente . Come base di ispirazione parte dalla porta del Paradiso di Ghiberti di impostazione michelangiolesca e vibranti di intenso realismo . ( il bacio , Adamo , “le tre ombre , Eva , Il dolore , il Pensatore , L’addio , il sogno ,Paolo e Francesca ma anche i fiori del male di Baudelaire ) Durante la sua attività esegui anche i busti di Honoré de Balzac , Benedetto XV , Victor Hugo . Tra le opere a tutto tondo vanno ricordati “ i borghesi di Calais ” gruppo scultoreo che illustra l’un episodio della guerra dei Cento anni nel quale alcuni cittadini della città si consegnarono agli inglesi come ostaggi .
Autore di gusto materialista diventa poi sempre più sintetico . Nel proseguire della sua attività artistica si acuì il suo desiderio a condensare sempre di più le forme delle sue sculture portandolo ad avvicinarsi maggiormente ad autori come Medardo Rosso che già fa intuire la sintesi che sarà poi anche dei futuristi . In pittura troviamo anche in Boldini questo espediente di illustrare i suoi soggetti definendone maggiormente solo alcuni dettagli e lasciandone altri solo accennati giusto per non appesantire eccessivamente l’intera composizione. Parallelamente segue anche gli studi fotografici Eadweaed Muyibridge che vengono fatti sul movimento dei corpi siano essi umani che animali poi illustrati nella serie di studi in creta esposti .
Tra i suoi interessi va anche annoverato uno studio delle danze etniche che si ritrova nelle immagini che raccoglie sulle danze tailandesi . Sempre seguendo la passione per le danze e le coreografie più moderne ebbe dei contatti con Isadora Duncan famosa per la sue idee innovatrici a proposito di danze e coreografie d’avanguardia .
Come leggiamo nel comunicato stampa, “La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Rodin di Parigi da cui provengono 53 opere; racconta attraverso un progetto espositivo inedito e originale il fascino e il fortissimo imprinting creativo che la danza ebbe sul genio artistico di Auguste Rodin. Un circolo virtuoso in cui, da un lato la danza fu musa ispiratrice per l’artista nei primi del Novecento, dall’altro la danza contemporanea trova ancora oggi ispirazione dall’artista attraverso le sue opere ‘danzanti’, uniche e così attuali.
Avvalendosi della preziosa collaborazione del Museo Rodin, esponiamo in serie per la prima volta in Italia quindici statuine di danzatrici dedicate dall’artista francese a “Movimenti di danza”. Quattordici provengono infatti dal museo parigino, e a questo nucleo, in occasione della mostra, verrà affiancata una quindicesima statuetta, conservata presso la GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Dalle note stampe possiamo desumiamo il contenuto delle diverse sezioni della mostra:
“PRIMA SEZIONE. “Mouvements de danse”. Rodin e la danza del suo tempo.
Negli ultimi anni dell’Ottocento l’arte della danza si va trasformando profondamente attraverso nuove esperienze che rivoluzionano quella che fino allora era stata una forma di intrattenimento urbana e ben codificata; diviene a tutti gli effetti una forma artistica, e Parigi il cuore di questa nuova arte.
Parigi ospita infatti nel 1900 all’interno dell’Esposizione Universale l’invenzione del cinematografo ad opera dei Fratelli Lumiére, che offre un’enorme opportunità per l’arte della danza di affermarsi e farsi conoscere finalmente a un vasto pubblico. Partecipano a questa affermazione alcune personalità eccezionali, tra cui le ballerine e artiste Loïe Fuller, Isadora Duncan e Vaslav Nijinski, Carmen Damedoz, Adorée Villany, che portano nel mondo del movimento corporeo una vera e propria rivoluzione. Con il cinema e con queste ballerine-attrici nasce una nuova idea di danza, basata sugli effetti combinati del movimento del corpo con stoffe e luci colorate.
Il mondo delle danzatrici permette a Rodin di rappresentare al meglio la possibilità di movimento che il corpo umano rivela attraverso la danza, soddisfacendo così il suo desiderio di leggere e tradurre in forma estetica la vita dei corpi, il loro movimento, la loro energia ed espressione.
Rodin, al sommo della sua carriera artistica, dedica a questa arte una serie di opere di sperimentazione, di ricerca, che mirano a “liberare il movimento”, un concetto su cui ruota un intero ripensamento della visione plastica del corpo umano nell’artista. Nel passaggio tra Ottocento e Novecento, tra Romanticismo e Avanguardie, Rodin elabora dunque la serie delle piccole e rarissime quanto fragili terrecotte Mouvements de danse, esposte eccezionalmente al Mudec.
Al Mudec vengono presentate quindici piccole statuette in terracotta, peraltro mai esposte durante la vita dello scultore. Ognuna di esse raffigura un passo, una ‘figura’ di danza in cui molti ballerini potrebbero ritrovare ancora oggi una posizione fondamentale, congelata nell’attimo della scultura. Ogni figurina è stata però modellata anche per essere vista da più angolazioni, come se la posizione fosse in realtà il frame di un unico movimento fluido fatto di ‘figure’ di danza infinite; il senso di non-finito è dato anche dalla tecnica dell’assemblaggio utilizzata dallo scultore per la creazione delle danzatrici. Uno studio sperimentale del movimento fatto attraverso il materiale modellabile per eccellenza, la terracotta, che in alcuni punti ancora lascia intravvedere le impronte digitali del suo artista.
Il cuore della mostra si apre dunque al visitatore ambientando questa preziosa collezione all’interno di una scenografia unica, creata appositamente per restituire al pubblico il senso del movimento per cui queste statuette erano state create. Attraverso un morphing di immagini le quindici statuine in terracotta prendono vita e diventano vera e propria danza, e insieme a un soundscape emozionale portano il visitatore in una dimensione avvolgente, in una tensione continua tra l’evanescenza della danza e la concretezza del gesto scultoreo.
La libertà e la radicale sperimentazione formale di queste terrecotte sconcertano l’approccio culturale e artistico del tempo. Questi disegni, queste piccole statuette esploravano per la prima volta le nuove, infinite possibilità di movimento del corpo umano in un atto così armonioso come quello di un passo di danza, eppure contemporaneamente anche così disarticolato, nella scelta dell’istante del movimento rappresentato.
Non siamo troppo lontani temporalmente dalle ballerine di danza classica rese immortali dai dipinti di pittori più o meno coevi a Rodin; eppure l’influsso destrutturante delle avanguardie di inizi Novecento si fa sentire anche nel mondo della danza.
Nasce la danza moderna e contemporanea, in cui il movimento del corpo si scioglie in una nuova libertà ritmica senza precedenti, una disarticolazione di forme lontanissima dai canoni del balletto classico eppure così attraente. Un’armonia tutta nuova e sconosciuta che era, di fatto, figlia di un’apertura e di una contaminazione culturale legata ad altri modelli di danza provenienti da culture altre, extraeuropee ed extra-occidentali.
Siamo nell’epoca della prima vera globalizzazione culturale, grazie anche soprattutto alle prime grandi Esposizioni internazionali.
Auguste Rodin vive pienamente questa liberazione del movimento del corpo tra il XIX e il XX secolo, in un contesto generale culturale di rinnovamento del rapporto con il corpo, chiarito in Germania dalla Körperkultur, che svolse un ruolo determinante per gli espressionisti tedeschi. Era inevitabile che la danza emergesse come un tema centrale: l’anatomia e l’attenzione al corpo e al benessere anche fisico riprendono un ruolo di primaria importanza. Nella moda ci si sbarazza dei corsetti, nella cultura delle costrizioni e delle regole; si recupera una nuova e fresca fisicità, un contatto più diretto e naturale con la realtà nel suo dinamismo vorticoso, una vicinanza più sentita verso la natura, verso la sensualità.
Per comprendere al meglio questo passaggio concettuale epocale vengono esposte in mostra fotografie d’epoca delle danzatrici Loïe Fuller, Isadora Duncan, in dialogo con le versioni scolpite dei movimenti di danza di Rodin. Inoltre, una selezione di disegni di ballerini di Rodin estende su carta il lavoro sperimentale fatto attraverso le statuette. Infine, alcune sculture in marmo presenti in questa sezione di mostra – Obsession, Danseuse debout, Le pied dans la main, Les Bénédictions – mostrano come l’interesse di Rodin per la danza non sia stato solo un hobby ma una vera e propria ispirazione pervasiva.
SECONDA SEZIONE. Influenze dall’Estremo Oriente.
Cambogia, Giappone e altri orizzonti.
A questo approccio totalmente ‘destrutturato’ rispetto ai canoni classici fino a quel momento conosciuti, la danza ‘occidentale’ ci arriva attraverso la contaminazione con altri tipi di danze.
Su questo concetto si innesta lo studio che Rodin dedicò ai danzatori e alle danzatrici, sia occidentali sia orientali.
Con l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 arrivano delegazioni da ogni parte del mondo con le loro pratiche performative ammirate, studiate e poi ritratte dai più famosi artisti del tempo: dalle danze popolari regionali agli spettacoli di cabaret o a singoli ballerini e acrobati eccezionalmente preparati e innovativi.
In particolare, le danzatrici cambogiane investono la ricerca di Rodin di una rinnovata sensibilità formale.
L’incontro folgorante con il nuovo concetto di movimento importato dalla cultura del sud-est asiatico e dalla Cambogia nello specifico, così profondamente diverso rispetto alle forme più tradizionali della danza a cui lo spettatore occidentale era abituato, cambierà per sempre il canone classico di bellezza plastica. Il concetto di espressività corporea ne uscirà infatti completamente stravolto e rinnovato, così come questo enorme cambio di passo – agevolato dall’incontro con culture ‘altre’ – rinnoverà profondamente anche il mondo vero e proprio della danza, traghettando quest’espressione artistica dalla danza classica verso la danza moderna e poi contemporanea.
L’importanza della danza nella cultura cambogiana e la sua influenza sulla creazione di Rodin vengono esplorate in questa sezione della mostra attraverso una selezione di cinque disegni originali di Rodin di danzatrici cambogiane, insieme a una selezione di altri venti disegni, visualizzati su uno schermo interattivo. Accanto ai pregevoli disegni di Rodin sono esposti alcuni oggetti di provenienza cambogiana o di zone limitrofe conservati nei musei italiani, che hanno uno stretto legame con l’arte della coreografia o che rimandano alla cultura khmer, come per esempio alcune stampe di fine Ottocento dal Museo d’Arte Orientale di Venezia raffiguranti danzatori cambogiani e il re Norodom I (il predecessore del re Sisowath, al cui seguito le danzatrici che Rodin aveva incontrato a Parigi e Marsiglia erano giunti in Francia); o come per esempio dal Museo delle Civiltà di Roma gli oggetti del periodo khmer, tra cui un busto di divinità maschile (metà XI secolo) e uno specchio e ornamenti in bronzo per orecchie e acconciatura (XI-XIII secolo). Dallo stesso museo provengono anche piccole statue lignee birmane policrome raffiguranti personaggi del Ramayana, il poema epico rappresentato attraverso la danza in molte composizioni cambogiane nella sua forma locale (Reamker), e un copricapo da danza di origine thailandese.
Dal Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo provengono numerose ombre cambogiane raffiguranti danzatrici. Dal Mudec proviene una fidula, strumento musicale cambogiano, e dal Museo dei Popoli e delle Culture di Milano un’apsara cambogiana in bronzo (danzatrice celeste) del XX secolo.
Questi oggetti in mostra sono affiancati da immagini, cartoline, fotografie lasciate dalla danza cambogiana nella cultura italiana, come quella del museo MART di Rovereto, in cui si scorge Giannina Censi, la “danzatrice futurista” per eccellenza, che negli anni ’30 mise in scena Danze cambogiane, poi riprese negli anni Ottanta da Stefania Este.
Nel 1906 fu organizzata la mostra coloniale di Marsiglia dove furono invitati a esibirsi sia i ballerini reali cambogiani che la giovane attrice giapponese Hanako. Un’ultima sottosezione della mostra racconta l’interesse di Rodin per l’arte drammatica giapponese attraverso la sua ammirazione per la danzatrice giapponese Hanako, che egli disegnò e scolpì.
TERZA SEZIONE. Rodin e la danza del nostro tempo.
Suggestioni scultoree nelle creazioni della coreografia contemporanea.
Rodin passò tutta la vita ad analizzare i corpi delle danzatrici in movimento, studiandone i movimenti più significativi e rendendoli immortali nelle sue opere; fu il primo – e ancora oggi unico – artista a cogliere la vera essenza della danza. Nelle sue opere i danzatori si ritrovano e traggono ancora oggi ispirazione continua per il loro lavoro.
La ricerca di Rodin accompagna, o addirittura anticipa, la questione del ritmo e della danza, di estremo interesse sia per i giovani scultori della sua epoca, sia in futuro per i coreografi che anche ai giorni nostri attraverso le loro coreografie continuano a mantenere viva l’ispirazione alla visione artistica e alle rappresentazioni dei movimenti del corpo umano nelle opere di Rodin. Sono coreografi e ballerini del calibro di Elizabeth Schwartz, Boris Eifman, Anna Halprin, Julien Lester, Anne Teresa De Keersmaeker, Alessandra Cristiani.
In continuità e a conclusione delle prime due sezioni, questa terza e ultima sezione esplora attraverso un confronto visivo i legami formali e artistici che intercorrono tra sette capolavori di Rodin – Il pensatore, L’Età del Bronzo, Donna accovacciata, Idolo eterno, Jean de Fiennes, L’uomo che cammina, Il risveglio – e sei coreografie concepite tra il 1990 e il 2021: Jaillissements. Isadora Duncan et Auguste Rodin, coreografia di Elizabeth Schwartz (1990); Rodin, Her Eternal Idol, coreografia di Boris Eifman (2011); Viaggio nella sensualità. Anna Halprin incontra Rodin, coreografia di Anna Halprin (2014); Rodin, coreografia di Julien Lestel (2021); Dark Red – Beyeler, coreografia di Anne Teresa De Keersmaeker (2021); Naturans – su Auguste Rodin, coreografia di Alessandra Cristiani (2022).
La sorprendente libertà di sperimentazione espressa nel Mouvements de danse dimostra come Rodin occupi ancora oggi un posto di rilievo non solo come figura cardine tra l’Ottocento e il Novecento, ma anche tra la fine di una tradizione e l’inizio di una nuova visione. Allo stesso modo, la lezione di Rodin oggi costruisce un ponte spazio-temporale imprescindibile tra l’Europa e le culture extraeuropee, tra l’Ottocento e il nuovo millennio, all’interno di quella contaminazione caratteristica della più recente sperimentazione artistica.” Il catalogo che accompagna l’esposizione è edito da Skira.
STEFANO COZZAGLIO
Sede Milano via Tortona 56 museo MUDEC
25.10.2023 – 10.03.2024
Orari di visita
Lunedì 14,30 – 19.30
Martedì , mercoledì, venerdì , domenica 9,30 – 18.00
Giovedì , sabato 9,30 – 22,30
Biglietti Euro16,00 – 14,00