VINCENT VAN GOGH VS PABLO PICASSO: DIFFERENZE E ANALOGIE

Vincent Van Gogh e Pablo Picasso, fonte immagini: Wikipedia

MILANO. Credo che Vincent Van Gogh (1853/1890) e Pablo Picasso (1881/1973), oltre ad essere i due artisti “moderni” più conosciuti dal grande pubblico, abbiano solo una cosa in comune: quella di essere stati due grandissimi artisti che hanno rivoluzionato, in modo diverso, la pittura. Le differenze, invece, sono molte. Intanto l’inizio dell’attività artistica, tardiva per Van Gogh, intorno ai 27 anni, precocissima per Picasso, da bambino, maturo disegnatore già a 14 anni.

Anche la durata di tale attività, diversissima: breve per l’artista olandese, un decennio, visto che morirà suicida a 37 anni, lunghissima per l’artista spagnolo che morirà a quasi 92 anni. Di conseguenza anche la quantità di opere prodotte risulta notevolmente diversa: Van Gogh produrrà circa 900 dipinti e un migliaio di disegni, Picasso, che è stato l’artista più prolifico di sempre, ha lasciato qualcosa come circa 60.000 opere! Attivo in tutti i linguaggi artistici si è espresso attraverso disegni, dipinti, sculture, incisioni, ceramiche, scenografie, ecc…

Differente anche la qualità della vita tra i due: tormentata, sofferta, piena di fallimenti, povera, quella di Vincent (il fratello Theo, mercante d’arte, riuscirà a vendere un solo quadro di Van Gogh), bella, goduta, ricca di riconoscimenti e di vendite, quella di Pablo, genio compreso.

Che dire, poi, del rapporto con le donne. Van Gogh, dopo alcuni fallimenti sentimentali giovanili, troverà un fugace e breve conforto nelle braccia delle prostitute, a una di queste porterà in omaggio il suo orecchio sinistro che si era tagliato, per autopunirsi, dopo una furiosa lite con il pittore Gauguin, mentre Picasso, oltre ad aver avuto due mogli e quattro figli da tre donne diverse, avrà tante donne, tutte puntualmente tradite e annientate dalla sua straripante personalità che tendeva ad annullarle e a renderle succubi, quasi schiave.

Diversa, anche, la loro ricerca artistica: Van Gogh, il “Colore”, Picasso, la “Forma”. Il primo usa la pittura come una sorta di sedativo: la sua complessa, e tormentata interiorità, si schianta sulla tela attraverso un acceso cromatismo fatto di gialli esplosivi, rossi infuocati, verdi brillanti, blu profondi, ecc… La pennellata è irruenta, nervosa, il colore, nella pastosità materica è, praticamente, inciso, scavato e segue andamenti diversi con il pennello che va a segnare, scrivere e completare volti, paesaggi, fiori. Picasso, invece, dopo aver distrutto la forma, la ricostruisce attraverso vari punti di vista, simultanei, e crea un nuovo modo di vedere ma, anche, di pensare.

Qui si parla, ovviamente, della sua invenzione, il “Cubismo”, uno dei movimenti artistici più importanti e rivoluzionari di tutta la storia dell’arte! Poi, Picasso, attraverso il suo essere onnivoro, in senso artistico, attraverserà varie fasi nella sua, come già detto, lunghissima carriera e sarà anche: realista, espressionista, surrealista, classico, citazionista con le rivisitazioni di alcuni famosi quadri del passato fatti da artisti come, Velazquez, Manet, Courbet, ecc…

Possiamo dire, per concludere questo confronto tra Vincent Van Gogh e Pablo Picasso, e notare ancora la grande diversità tra i due, che l’umanità di Vincent, che avrebbe voluto fare il predicatore, il “pastore”, che voleva portare parole di conforto ai poveri, ai minatori, agli umili, si scontra con l’egocentrismo di Pablo che tutto fagocita, distrugge, annienta. Del resto, anche in queste frasi, si evince la sostanziale diversità tra i due artisti: “Nella vita di un pittore la morte non è, forse, quello che c’è di più difficile” (Van Gogh); “Io non mi evolvo, io sono” (Pablo Picasso).

Da una parte la fragilità, la precarietà, il senso umano di Vincent, dall’altra l’estrema sicurezza, la spavalderia, l’arroganza di Pablo. Ma questa è l’arte, dove non c’è un unico punto di vista, non ci sono risposte, certezze o regole da seguire, piuttosto questa si presenta a noi come un grande mosaico labirintico dove ognuno può trovare la tessera giusta per continuare la costruzione del mosaico stesso, in continua espansione, illimitata, sfuggente, imprendibile perché questa è l’ARTE: UNA, NESSUNA E CENTOMILA.

ALFONSO TALOTTA.