DA MILANO A PARIGI… E RITORNO: UN RICORDO DI SATURNINO

Saturnino, Autoritratto con bretelle rosse

MILANO. Carlo Franzini, in arte Saturnino, è una personalità eclettica e rilevante del secondo Novecento, tanto da meritare persino una mostra a Palazzo Reale. Lo ricordiamo oggi con alcune opere e un testo biografico che ci ha gentilmente inviato il figlio, Roberto Lupi Franzini, che ringraziamo.

1923: il 21 aprile, Carlo Franzini nasce a Milano in via Bramante, 13.

1948: terminati gli studi all’Accademia di Brera (fu allievo di Aldo Carpi), anche per evitare un futuro da impiegato di banca che in famiglia avevano già pianificato per lui, fugge a Parigi.

Vi rimarrà ininterrottamente per tre anni, dormendo nei primi mesi anche sotto i ponti della Senna. Visto che con la pittura ancora non può farlo, per mantenersi, avendo ereditato dal nonno materno una bellissima voce, canta le canzoni napoletane nei bistrot di Montmartre.

Nella vivacissima atmosfera della Parigi dell’immediato dopoguerra, avrà modo di entrare in contatto con diversi personaggi della cultura e dell’arte, primo fra tutti col “vecchio” Matisse.

1951: rientra in Italia per partecipare al concorso nazionale per nuove voci e lo vince, debuttando così al Teatro Nuovo di Milano nelle “Preziose ridicole” di Felice Lattuada. La carriera di tenore lirico lo porterà a calcare i più importanti palcoscenici del mondo e marcerà sempre parallela a quella di pittore.

1966: prescelto personalmente da Stravinski, partecipa all’incisione del balletto “Pulcinella” (disco Decca) con l’Orchestra della Suisse Romande diretta da E. Ansermet; registrazione a cui verrà assegnato il Gran Premio Internazionale del disco come migliore incisione dell’anno.

1975: mostra antologica nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano.

1978: chiude la sua carriera di tenore, cantando alla Scala di Milano ne “La favola di Orfeo”, di Alfredo Casella. 1986: muore la madre a cui era legatissimo.

Cade in un profondo stato di depressione dal quale, alla fine, lo salverà proprio la pittura: dipinge nell’arco di un quadriennio (86/90) le sue tele più belle e più intense, a tutt’oggi ancora mai esposte al pubblico.

2003: il 27 gennaio, colpito da un infarto, muore all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo. Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio terreno, un piccolo capannello di sedici persone.

Saturnino, Quasi quasi mollo tutto…

Così il figlio ricorda il padre:

“Mio padre era un artista orgoglioso e un po’ solitario e mi mancherà sempre. E’ morto nel 2003, ma si può dire che fin dalla prestigiosa sua antologica al Palazzo Reale di Milano del 1975 sia stato progressivamente dimenticato dagli uomini e dal mondo. Il sistema dell’arte contemporanea è purtroppo la più colossale buffonata che l’uomo sia mai stato in grado di escogitare e forse sono proprio gli artisti isolati e trascurati, le pecore nere, quelli che meriterebbero un po’ più di attenzione da parte di tutti.

Abbiamo perso la capacità di riconoscere la bellezza. Di coltivarla e di difenderla. L’abbiamo colpevolmente concessa in appalto al primo “professore” che ha aperto la bocca o sguainato la penna. Cammino per strada e continuamente m’imbatto in gallerie e spazi artistici completamente bianchi, asettici, vuoti. Così come sono pallidi e nulli i dipinti che vi si trovano esposti. Ricordano, in qualche modo, il megaufficio del megadirettore galattico dei film di Fantozzi. E non è certo la provinciale dicitura “fine art” apposta alla propria ragione sociale che può  trasformare l’acqua in vino. Così ritorno a casa, ritrovo l’energia vitale dei colori di Saturnino e mi consolo, una volta di più, di essere in qualche modo fortunato”.

Sito ufficiale: http://www.ilsaturnino.com/ ;

Pagina web: https://www.facebook.com/saturnino.carlo.franzini

NOTA. Si ringrazia Roberto Lupi Franzini per testo e immagini.